Milan, Luiz Adriano: 'Io con Bacca e Balotelli, che tridente!'
"E' grazie allo Shakhtar se adesso sono al Milan", racconta il 28enne attaccante rossonero. Ne parla con fierezza e tiene molto a far capire che la lunga avventura ucraina l’ha fatto diventare calciatore vero. D’altra parte, se la sua fosse una semplice vocazione esotica, avrebbe detto sì all’Al-Ahli. A fine giugno lo Shakhtar l’aveva già impacchettato con destinazione Dubai. Quando questo ragazzo ricoperto di tatuaggi e con i capelli a cespuglio se ne rese conto, si mise di traverso. È poi finita bene per tutti: lo Shakhtar è comunque riuscito a ricavarne 8 milioni nonostante il contratto in (imminente) scadenza; lui è finito in un "club che ha fatto la storia del calcio".
Luiz, tutto sommato l’impatto col calcio italiano non è stato così complicato.
«Mi ha colpito molto la dinamica delle vostre partite. Fino ad ora ero sempre stato abituato ad attaccare, senza pensare ad altro. Qui invece è tutto molto organizzato, in qualsiasi reparto. Anche le squadre più piccole sono molto organizzate, e giocano come le grandi. La parte tattica è un argomento fondamentale in tutti gli allenamenti, a questi livelli non mi era mai successo».
Be’, diciamo che se fosse finito negli Emirati Arabi, il livello sarebbe stato un tantino più basso. Però avrebbe guadagnato di più. «So di aver fatto bene a venire al Milan. Ho scelto in base alla storia di questo club e del campionato italiano. Ho capito che in questo momento per me era la scelta migliore, e me l’hanno confermato sia il mio amico Pato, sia Lucescu».
Lucescu, che è stato il suo tecnico allo Shakhtar, conosce bene il nostro campionato. Che consigli le ha dato?
«Mi ha detto di continuare a lavorare come facevo con lui. Mi ha anche detto che si aspettava un buon inizio da me, perché sa come mi alleno e la serietà che ci metto».
Basterà per riconquistare la nazionale? «Le scelte dell’allenatore sono molto chiare: nelle ultime convocazioni, infatti, sono stati chiamati solo centrocampisti e nessun attaccante d’area. Lavorando come sto facendo ora, mi posso mettere in mostra».
Intanto, parrebbe proprio che la maledizione della maglia numero 9 con lei sia finita.
«Non sono superstizioso. Io voglio solo fare il mio lavoro e stare bene».
Immaginiamo saprà che al Milan c’è una forte tradizione brasiliana. Più preoccupato o più stimolato?
«Il mio obiettivo è essere importante e scrivere la storia di questo club come ho fatto a Donetsk. I brasiliani che mi hanno preceduto sono un grande stimolo. I miei modelli sono Cafu, Ronaldo e Emerson».
Giocare in Italia ha chiaramente un senso: ma perché un brasiliano di 20 anni dovrebbe emigrare in Ucraina?
«Lo Shakhtar è stato il primo club straniero a interessarsi a me, mi dicevano tutti che non era una cosa adatta, ma è stata un’opportunità di vita. Là ho vinto molto, abbiamo conquistato il Paese».
La domanda è tanto banale quanto doverosa: come la metteva col freddo?
«Be’... nel tempo libero stavo spessissimo a casa (ride, ndr ). E in allenamento usavo due pantaloni, due magliette e due giacche».
Possiamo dire che lei è un brasiliano atipico?
«E perché mai? E’ vero, sono un tipo tranquillo, ma anche molto allegro».
L’arrivo di Balotelli le ha messo allegria?
«Per noi è molto importante, Mario è un grande giocatore venuto a darci una mano importante. La squadra ha bisogno di tutti e lui ci aiuterà molto».
Okay, ma andiamo un attimo oltre le frasi formali. Ad esempio, come lo vede un tridente composto da lei, Mario e Bacca?
«Sarebbe un ottimo tridente, perché Balotelli ha qualità che ci possono servire tantissimo. Non ci sarebbe alcun problema a giocare tutti e tre insieme».
E’ vero che a Mantova è stato Mario a lasciarle il rigore? Tra l’altro vi siete trovati molto.
«Merito degli allenamenti. Abbiamo provato alcune situazioni che poi sono state messe in pratica. Anche sui rigori. E così lui me l’ha lasciato».
Sull’accoppiata Bacca-Luiz Adriano si sono spesi fiumi di parole: come la vede il diretto interessato?
«Con Carlos mi trovo bene. Ogni allenamento che passa l’intesa migliora, e poi parliamo molto. Parliamo davvero tanto e questo giova all’intesa. Col passare del tempo miglioreremo ancora».
In prospettiva potreste essere la coppia più forte del campionato?
«Ci sono molte altre coppie davvero forti, ma una cosa è certa: ce la metteremo tutta per diventare i migliori del torneo».
Lei sembrava entusiasta per il possibile arrivo di Ibrahimovic. Deluso che non sia successo?
«E’ un grande giocatore che ha fatto la storia del calcio. Sarebbe stato un grande piacere giocarci insieme».
Come sta vivendo il clima pre-derby? Per lei non è una cosa nuova.
«Sono molto curioso ed emozionato per domenica. San Siro sarà uno spettacolo. Io arrivo da derby in cui si fermava un Paese intero, come in occasione delle sfide con la Dinamo Kiev (città diverse, ma in Ucraina il vero derby è quello, ndr ). E a Porto Alegre noi dell’Internacional ce la vedevamo col Gremio: anche lì, tutti si fermavano ed esisteva solo la partita».
Immaginiamo che anche Mihajlovic, visti i trascorsi nerazzurri, sia abbastanza teso. Lei come lo vede?
«Non noto cambiamenti, nemmeno in termini generali. Studiamo molto gli avversari, lui è molto attento sia in campo, sia alla lavagna. Ed è molto severo».
L’allenatore apprezzerà senz’altro il suo modo di giocare, dal momento che si sacrifica molto. Sembra qualcosa che le viene molto naturale.
«E’ vero, qui al Milan parto qualche metro indietro rispetto alle mie abitudini. Semplicemente, si tratta di situazioni che proviamo in allenamento. Prima interpretavo il ruolo in modo molto diverso, ma adesso è così e mi devo adattare».
La Seleçao ce l’ha già detta. Quali sono gli altri obiettivi personali?
«A livello privato riavere accanto a me mia moglie Camilla e mia figlia Alicia, che ha due anni e mezzo. In termini calcistici fare più gol possibile, aiutare il Milan a tornare in Champions League e arrivare primo in campionato».
Tutto molto chiaro e molto ambizioso, «ma non chiedetemi pronostici sul derby. Non me la sento...». Luiz sorride divertito. Mica vuole passare per un brasiliano atipico.