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    Luiso a CM: 'Il Milan mi voleva, ma non ero fatto per la panchina. Coppa delle Coppe e Vicenza, scritta la storia. L'affetto della gente la mia vittoria'

    Luiso a CM: 'Il Milan mi voleva, ma non ero fatto per la panchina. Coppa delle Coppe e Vicenza, scritta la storia. L'affetto della gente la mia vittoria'

    • Angelo Taglieri
    La Serie A degli anni '90 era terra di grandi difensori e poderosi bomber, creature mitologiche, metà animali metà umani. C'era il Cobra, Sandro Tovalieri; c'era il Falco, Lulù Oliveira; c'era il Re Leone, Gabriel Omar Batistuta; c'era il Condor, Massimo Agostini. E tra questi, uno dei soprannome più belli di sempre: il Toro di Sora, Pasquale Luiso. Eccezionale a Piacenza nel 1996 con 16 gol, compresa una splendida rovesciatevi al Milan che sancì la fine dell'era Tabarez riaprendo le porte a Sacchi, superbo a Vicenza nel '97, con tanto di semifinale di Coppa delle Coppe raggiunta e classifica cannonieri vinta, con 8 gol. Di questo, e di tanto altro, oggi, Pasquale Luiso ha deciso di parlarne con Calciomercato.com. Un Toro in gabbia, o meglio in quarantena: "Sono appena tornato dal fare la spesa. Ho cercato di tenermi aggiornato per il mio lavoro, guardando partite, studiando giocatori. Poi film, serie tv, tempo coi figli, quello che fanno tutti per far passare questo periodo. Speriamo finisca il più in fretta possibile". 

    Lei è stato il simbolo dell'attaccante di provincia della Serie A degli anni '90. Piacenza, Vicenza... E con un soprannome bellissimo. Come è nato?
    "Partiamo dal passato. E il fatto di fare dirette su Instagram, interviste, per me è molto molto carino: così stiamo ricordando momenti di 15-20 anni fa, e stanno arrivando tanti attestati di stima. E' bello ricordare quello che hai fatto, specialmente per i ragazzi di 20 anni che non lo sanno e vanno vedere i gol su YouTube. Questo fa piacere. Diciamo che con questa tecnologia i gol non muoiono mai. Senza eravamo già morti e sepolti, calcisticamente parlando. Invece tutto questo ti tiene vivo. Quel soprannome... quel soprannome nasce quando vado al Torino, arrivavo da Sora, e quindi mi hanno battezzato Toro di Sora, hanno  combinato le due cose". 

    Il suo gol simbolo è stato quello al Milan, col Piacenza. Una rovesciata splendida...
    "E' stato un gesto istintivo, ce l'ho sempre avuto nel mio bagaglio tecnico. L'acrobazia era il mio forte, sono riuscito a fare un gol incredibile, che se ne parla ancora. Poi con difensori  di quello spessore, la goduria era ancora più grande". 



    Ecco, 14 gol in quella Serie A, quanto peserebbero adesso?
    "Più due allo spareggio, pesantissimi, contro il Cagliari. L'altro giorno ne parlavo con dei miei amici, 16 gol a quei tempi equivalgono a 25 gol in questa Serie A, senza allargarmi troppo".

    Dopo quel gol e quella stagione, tante voci di mercato. Ma è vero che il Milan, con Galliani e Berlusconi si interessò a lei?
    "Sono state prese informazioni, però non se ne fece nulla perché si parlava di Luiso che era un ribelle, che la panchina non è che l'accettasse volentieri e quindi non se n'è fatto nulla. Ma sono sempre stato accostato a diverse squadre, come la Lazio, la Roma, il Napoli, però avevo un difetto: volevo sempre giocare. E in quelle realtà devi arrivare ad accettare anche la panchina. Sai una cosa, però? Che se io avessi accettato di andare a fare panchina alla Juve o al Milan magari non avrei tutta questa popolarità, non avrei giocato, non avrei segnato, avrei fatto la comparsa come hanno fatto tanti, come Pippo Maniero che al Milan ha lasciato il tempo che ha trovato. Non ho rimpianti, dovevo fare questa carriera qua. Giocare in una provinciale e fare quello che ho fatto". 

    E ha fatto tanti gol. E non possiamo non parlare di quel Vicenza, semifinalista di Coppa delle Coppe, dove perde con il Chelsea di Vialli e Zola. Era un bel mix di esperti e giovani.
    "Avevamo tanti giovani interessanti: Baronio, Coco, Firmani, Ambrosini, Iannuzzi. Però Ambro è l'unico che è riuscito a trovare spazio, era già un veterano a 20 anni. E' stata una cavalcata incredibile per arrivare a quella sfida col Chelsea, ancora oggi la si ricorda, ci si sente, se ne parla, è bello, perché abbiamo fatto qualcosa di storico. Peccato per quella semifinale persa. Dopo aver vinto in casa, passammo in vantaggio anche a Londra..."

    Con gol annullato sull1-1. A lei. Che aveva già realizzato il gol del momentaneo 1-0.
    "Gol regolare, c'è ancora rammarico. Col Var saremmo arrivati in finale con lo Stoccarda e chissà cosa sarebbe successo contro lo Stoccarda..."

    Una curiosità: com'è nata quell'esultanza a zittire Stamford Bridge contro il Chelsea? Istinto o ragionata?
    "Pensata, pensata. Avevo visto Batistuta farlo al Camp Nou contro il Barcellona, ma solo dopo mi sono ricordato che la Fiorentina era stata eliminata. Sfigato proprio..."



    Un'ultima domanda. C'è un nuovo Luiso in Serie A? 
    "A me piacciono Immobile e Belotti, a livello di corsa che non si ferma mai il primo, forse fisicamente mi rivedo nel secondo. A me i centravanti che corrono e non mollano mai mi piacciono. Io ero uno così". 

    C'è una generazione intera che si ricorda di lei, anche chi era bambino in quegli anni. 
    "Ed è bello che dopo vent'anni ci si ritrovi a parlare di Luiso, che di anni ne ha 50. Queste sono soddisfazioni. Per questo, ti ripeto, che non rimpiango di non essere andato in una big. E' andata bene così".

    @AngeTaglieri88
     

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