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Luis Alberto-Lazio, tutti i capricci della lunga saga: tra ritardi, aerei, ferie e musi lunghi in panchina
DALL’ADDIO AL CALCIO AI RIMPROVERI NELLO SPOGLIATOIO – Arrivato a Roma nell’estate del 2016, già il primo anno di Luis Alberto non fu sereno. In teoria doveva essere l’erede di Candreva, ma le caratteristiche tecniche dicevano altro. Un pesce fuor d’acqua nella prima Lazio di Inzaghi con tante panchine, musi lunghi e addirittura la tentazione di smettere col calcio a fine stagione. Poi lo stesso tecnico piacentino riuscì a faro esprimere al meglio da seconda punta prima e da mezzala poi, perdonando al contempo più di qualche passaggio a vuoto, costato caro alla squadra. Eclatante fu il caso del derby di fine settembre 2018, perso dai biancocelesti 3-1 e con mezzo spogliatoio a rivoltarsi contro Luis per un atteggiamento in campo e fuori a dir poco irritante.
PANCHINE, AEREI E FERIE E NON GODUTE – Le bizze negli anni però non si sono limitate al campo. Anzi, almeno quelle Sarri è riuscito a limitarle negli ultimi mesi. Anche perché dopo due anni di alti e bassi, tra scarsa applicazione in allenamento e sostituzioni non gradite, le alternative per Luis Alberto erano due: trascorrere gli ultimi due anni di contratto con la Lazio tra panchina e tribuna o adeguarsi alle richieste del tecnico toscano. Per il bene della squadra e la felicità dei tifosi, lo spagnolo ha scelto saggiamente. È su tutto il resto che invece si continuano a creare problemi. L’ultimo anno con Inzaghi fu la questione dell’aereo ufficiale del club a far storcere il naso al talento andaluso. Anche in quell’occasione con una storia su Instagram uscì fuori lo scontento del giocatore per dei pagamenti non ancora saldati dal parte della società, che però nel frattempo spendeva soldi in operazioni di marketing. Poi l’estate dell’arrivo di Sarri in panchina sbucarono fuori delle ferie arretrate di cui usufruire - guarda caso proprio mentre si rincorrevano voci di mercato che volevano un suo ritorno nell’amata Siviglia – e quindi slittò di circa 10 giorni il suo arrivo in ritiro ad Auronzo. Certosine opere di mediazione ogni volta hanno consentito di ricucire strappi che, in qualunque altra situazione, avrebbero portato ad epiloghi a colpi di carte bollate in tribunale. Non con Luis Alberto, che non sarebbe lui se non avesse ciclicamente questi colpi di testa. Ora non resta che scoprire se anche questa volta si troverà il modo di eclissare questa vicenda.