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    Lucio alla Roma, Sensi, Moggi e la telefonata maledetta

    Lucio alla Roma, Sensi, Moggi e la telefonata maledetta

    • Bernardo Brovarone
    Ero innamorato calcisticamente di lui, mi faceva impazzire la sua forza, la sua classe, il suo essere guerriero silenzioso, la sua straordinaria, forse pure eccessiva, cura dei dettagli, della disciplina, dell’aspetto professionale, i suoi valori umani legati alla famiglia, all’amicizia, il suo legame cosi’ profondo con la religione cristiana, faceva pure parte del gruppo degli Atleti di Cristo, insomma è sempre stata una figura affascinante, accattivante, mi trasmetteva una sicurezza e una libidine calcistica fuori dal comune. Ma non avevo mai avuto a che fare con lui, neanche indirettamente, mai incontrato sulla mia strada. In quel periodo avevo un rapporto molto stretto di collaborazione con un signore friulano trasferito in Germania da anni, un agente FIFA molto in gamba e particolarmente conosciuto, tale Celeste Rusin. Eravamo diventati come padre e figlio praticamente, lui molto più avanzato di me come età, con esperienze alle spalle importanti, persona giudiziosa competente equilibrata ma pure aggressiva tenace cazzuta quando si trattava di spingere sull’acceleratore. Mi ha insegnato tanto anche il buon Celeste, e gli sarò grato in eterno per la sua pazienza, la sua disponibilità, anche la sua stima che apprezzavo molto. Lui da buon friulano aveva un buonissimo rapporto con Fabio Capello, in quel periodo allenatore della Roma, io con la società giallorossa avevo una corsia preferenziale attraverso il rapporto che mi legava a Franco Baldini, la mia guida storica dentro questo folle mondo.

    La Roma cercava un difensore centrale, un destro naturale, che potesse giocare in coppia con Walter Samuel. Celeste aveva un legame molto forte con il Bayer Leverkusen, e mi fece il nome di un giocatore brasiliano che giocava da loro. Sobbalzai dalla sedia, avevo fatto il giro del mondo a cercare una soluzione e mai avevo pensato a lui, si proprio lui, il ragazzo di cui parlavo sopra, Lucimar Ferreira da Silva, in arte Lucio. Parlammo con il club tedesco e con il suo agente, tale Sandro Becker, un giro di ricognizione, un sondaggio nudo e crudo, nulla più. Ma ci fu apertura sia di qua che di là, e sinceramente per me fu una sorpresa, non me lo sarei aspettato. Parliamoci chiaro, le cifre erano chiaramente importanti, ma c’era il margine per poter intavolare una trattativa, la Roma aveva una priorità assoluta riguardo al difensore centrale, era una situazione che mi piaceva, e decisi di portarla avanti. Ci fu una disponibilità immediata da parte della Roma, il giocatore piaceva all’allenatore e al direttore, decidemmo di fissare un incontro con il Bayer. Fu a Düsseldorf, io restai in Italia quel giorno, Celeste e Franco si riunirono con il direttore del Leverkusen Hoeness e raggiunsero l’accordo in breve, in un pomeriggio, la cifra era alta, ma alla Roma non restavano tante alternative e soprattutto erano davvero convinti di prendere il giocatore perfetto per le loro necessità.
    Con Becker fu raggiunto un accordo verbale di massima che sarebbe stato poi ratificato la mattina dopo a casa del Presidente Sensi. Parlai con Franco e con Celeste, c’era soddisfazione e naturalmente la giusta prudenza, mancava la firma del giocatore, ma l’ok del ragazzo era già arrivato e dunque eravamo tutti molto tranquilli. Franco rientra in Italia e l’appuntamento con Becker era a Villa Pacelli dal presidente Sensi la mattina del giorno dopo alle 11. In tarda serata, girando sul televideo Rai pagina 201, leggo una dichiarazione del presidente della Roma: “Ho preso Panucci, Mancini e Lucio”. Eccoci, mi dico dentro di me, siamo rovinati. In quel periodo c’era tremendo attrito fra la Roma e la Juventus, ma soprattutto fra i due dirigenti Moggi e Baldini. Franco così pignolo, riservato, sempre di bassissimo profilo, una tomba, cercava sempre di frenare l’entusiasmo, l’amore, l’esuberanza del presidente, che avrebbe potuto scoprire le carte e mettere a rischio il suo lavoro, contro l’interesse di tutti, Roma in primis. Sta di fatto che in nottata chiamo Franco e lo avviso del virgolettato del presidente, non sto neanche a raccontare la reazione, me la terrò in eterno dentro di me. Ma dico soltanto che non chiusi occhio per tutta la notte, ero nervosissimo e molto preoccupato, oltre che veramente incazzato.

    La mattina seguente, l’agente del giocatore arriva all’appuntamento puntuale e fresco come una rosa. Si siede davanti al presidente, bello sorridente e divertito, e ci chiede esattamente il doppio della cifra pattuita il giorno precedente, facendo pure presente che a breve sarebbe dovuto tornare a Fiumicino per un volo direzione Germania. Gelo totale, ma soprattutto l’immediata consapevolezza che la frittata era stata fatta. Neanche il tempo e la voglia di provare a recuperare una situazione evidentemente precipitata, soltanto io ancora così acerbo, pure ignorante, e altrettanto alterato, speravo in una soluzione diversa che potesse restituire a tutti noi la speranza di chiudere questa operazione. Becker se ne andò dalla residenza della famiglia Sensi, raggiunse Fiumicino e rientrò nella sua Germania, io chiamai Celeste e lo informai dell’accaduto e la Roma andò a cercarsi un nuovo centrale. Si narra di una telefonata notturna di un dirigente molto importante della Juventus all’agente del giocatore con promessa di portarlo a giugno in bianconero, rifiutando naturalmente la proposta in essere della Roma. L’errore naturalmente fu dichiarare di aver acquistato un calciatore prima ancora di averlo ratificato, ma nella vita non si finisce mai di imparare, e toccò superare pure questa. Ero una iena i giorni seguenti, non mi si teneva, volevo vendicarmi, mi sentivo proprio male, ma poi come sempre accade tutto scema e finisce lì e resta soltanto un piccolo insignificante frammento di storia, di storie di mercato compiute o incompiute, percorsi di vita professionale, lezioni utili ma dolorose, una pancia che brucia e una testa che scoppia, ma questa è la strada, che piaccia o no, ce la siamo scelta, ognuno di noi….esiste pure il tempo delle rivincite, dei grandi riscatti, delle opportunità nate dal nulla, insperate, e pure capitalizzate, ma certi momenti per un giovane acerbo e pure ingenuo operatore di mercato rappresentano il sogno e la follia di tagliare quel traguardo, di gridare al mondo intero che ce l’hai fatta, a tutti quelli che ti guardavano scettici e “divertiti”, a tutti quelli che ti consigliavano di non calarti in quella realtà impossibile,a tutti quelli che ti dicevano di fare altro perché non ci sarebbe stato spazio per te, a tutti quelli che godevano dei tuoi insuccessi, così scontati, ma pure così preziosi, mi viene da dire oggi. Viva il coraggio e l’incoscienza, viva il cuore che scoppia di passione, viva le lotte pulite e eticamente corrette, viva le persone che si buttano che soffrono che amano e che vincono, ascoltate sempre e soltanto voi!

    www.bernardobrovarone.it

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