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Lucescu: 'Gattuso super con Calhanoglu, ecco chi può essere il nuovo Under. Roma da scudetto se...'
ROMA - "Se mi piace? Certo, gioca bene e i momenti delicati se li è messi alle spalle. Ha uomini di livello altissimo, in Italia forse solo Juve e Napoli hanno qualcosa in più, ma dopo di loro c’è la Roma, senza dubbio. Anzi, senza quella flessione oggi forse parleremmo di una squadra da scudetto…".
UNDER - "Sorpreso? No, sono sempre stato convinto di lui. Da tempo mi sento con Di Francesco, mi ha sempre detto che ci conta molto, ora e per il futuro. Pensate a quanto può essere stato difficile per lui: arrivi a 20 anni dalla Turchia e davanti hai il problema della lingua, un rapporto da creare coi compagni e il paragone con Salah che di fatto è arrivato a sostituire. Per emergere ha superato una pressione incredibile".
DOVE SI DECIDE LA PARTITA - "A centrocampo. Lo Shakhtar è rapido, superiore nel controllo degli spazi e nel possesso palla, la Roma dalla sua ha esperienza e una forza fisica nettamente superiore. Tecnica brasiliana o muscoli romani? Lì si decide".
PROBLEMI EXTRACAMPO ROMA - "Come si gestiscono i giocatori difficili? Con un ragazzo è semplice. Coi big l’unica via è il dialogo: far capire loro quanto l’esempio che danno è importante. E sono problemi anche della società: perché alla Juve o in altri club certe cose non succedono? Le responsabilità di comportamento sono importanti come quelle in campo, se vengono meno anche i risultati sono intermittenti. Ma nel gestire la vicenda Nainggolan Di Francesco ha fatto bene: ha rischiato un risultato, ma ha dato un esempio".
FRED - "Lo presi dall’Internacional di Dunga e lì giocava alla Willian, esterno d’attacco. Io però lo vedevo ogni giorno: aggressivo, intelligente, intenso, gran corsa, ottimo passatore. E, partito Fernandinho, a poco a poco l’ho impostato in quella posizione. All’inizio faceva errori incredibili, aveva la mentalità della punta, pensava solo alla palla. Poi si è applicato ed è diventato il loro elemento migliore. È già pronto per il City…. Non il primo svezzato da me e comprato da Guardiola? Con lui mi confronto spesso, sa come ho lavorato a Donetsk: a parte il talento, ho imposto l’educazione, tattica e comportamentale. Non per niente dicevano che ero un dittatore (ride, ndr). Ora però lo Shakhtar deve fare lo stesso tipo di lavoro: dietro a quelli che giocano devono crescere altri pronti a prenderne il posto. Io e il presidente Ahmetov avevamo sposato questo sistema, formare i giovani per averne sempre di nuovi".
PAUSA INVERNALE - "Io mi inventavo delle coppe, per dare le motivazioni a giocatori che altrimenti rischiavano di perdere. Le ho contate: 275 amichevoli in 12 anni. Servivano a prepararci e lanciare i ragazzi, una specie di campionato solo per loro: non potevo aspettare che crescessero, dovevo accelerare io la maturazione".
NOSTALGIA - "Se vorrei essere ancora allo Shakhtar? Mi sento ancora legatissimo a quei ragazzi, li ho trattati come figli. Tiferò per loro. Non me ne vogliano Di Francesco e Ünder, ma il cuore è lì".
CALHANOGLU - "Se mi piace come Gattuso l'ha rilanciato al Milan? Molto. Aveva bisogno di qualcuno che gli spiegasse, magari a muso duro, com’è il calcio italiano. Lo vedo più aggressivo, determinante, presente negli ultimi metri".
CONSIGLI PER IL PROSSIMO UNDER - "Caglar, centrale del Friburgo, bravissimo. Poi Yusuf e Okay, trequartista e mediano del Trabzonspor, e Kahveci, centrocampista del Basaksehir. Ragazzi di avvenire sicuro, hanno solo bisogno di continuità".