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Lotito e lo spalmadebiti che ha fatto arrabbiare Giorgia Meloni. Il patron della Lazio: 'Ho le spalle larghe"
Il provvedimento di cui Lotito è l'ispiratore - "ma non figuro come firmatario", fa notare furbescamente - definito anche come "lodo Lotito" o "l'aiutino", è stato seppellito da una valanga di critiche. Giorgia Meloni, mercoledì durante la riunione di maggioranza a palazzo Chigi, ha detto ai suoi di non votarlo. Hanno ritirato il loro appoggio i ministri dell'Economia Giancarlo Giorgetti e dello Sport Andrea Abodi. Consentiva alle società di calcio di serie A e B di rateizzare gli obblighi col fisco, tra 500 e 600 milioni di euro di Irpef, Iva e Inps, in cinque anni: sessanta rate, con le prime tre da versare entro il 22 dicembre, quando i pagamenti avrebbero dovuto essere effettuati in un'unica rata entro il 16 dicembre. Una rateizzazione senza sanzioni, che per i comuni mortali ammontano al dieci per cento, né interessi. Un condono e un conflitto d'interessi. Anche perché Lotito in questa partita vi figura nella doppia veste di proponente e di beneficiario, visto che è il patron della Lazio. Quaranta milioni sarebbero i debiti della sua società.
Il primo firmatario dell'emendamento al decreto Aiuti quater è un compagno di partito di Lotito, Dario Damiani, pugliese di Barletta, capogruppo di Forza Italia in Commissione Bilancio. Anche Damiani è in imbarazzo, ma non si sottrae al confronto. Dice che l'emendamento l'hanno firmato tutti, destra e sinistra, salvo Italia viva. E aggiunge: "E comunque l'emendamento non sarà ritirato, lunedì andrà in Commissione, e lunedì 19 in aula. Come lo vedremo. Ma è un fatto che tutti i partiti avevano condiviso il sostegno, e quindi ragioneremo su come migliorarlo".
Ma perché non l'ha firmato personalmente Lotito, visto che ne è l'ispiratore? "Perché io sono il capogruppo, non c'è alcun mistero" giura Damiani. L'emendamento Damiani che tutti chiamano Lotito.