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L'orgoglio basco non è solo Athletic: i segreti della Real Sociedad, agli ottavi con mezza squadra dal vivaio
SAPORE DI RIVINCITA - L'Euskal Herrìa, ovvero il "paese della gente che parla la lingua basca" ha sempre avuto un'identità fortissima: ha la propria Nazionale, ovviamente non riconosciuta dalla FIFA, la propria lingua, l'euskara, la propria bandiera, l'ikurrina, con croci bianca e verde su sfondo rosso. La Real Sociedad non è certo il più radicale dei club della regione settentrionale della Spagna (oltre all'Athletic ci sono anche l'Osasuna, di Pamplona, e il Deportivo Alavès di Vitoria-Gasteiz), e quel "Real" tradisce origini nobili, volute dal re Alfonso XIII all'inizio del secolo scorso, ma la storia del club è intrisa di senso di appartenenza e identità regionale. Lo dimostra l'atto ribelle del 1976, quando l'Euskal Derbia con l'Athletic venne aperto dai due capitani che tenevano l'ikurrina in barba alla repressione che continuava anche dopo la morte di Francisco Franco. Anche oggi, con al timone il baschissimo Alguacil, in carica dal 2018 e alla Real Sociedad sia da giocatore sia (esclusivamente) da allenatore, dalle giovanili alla prima squadra, l'imprinting è fortissimo. E in campo la rivincita sulla sfortiuna se la prendono Mikel Oyarzabal e Ander Barrenetxea, frenati in passato da infortuni gravissimi e a segno ieri nell'esaltante successo contro il Benfica.
STANDING OVATION - Dite la verità: quante volte vi è capitato di vedere una standing ovation alla fine del primo tempo? La prestazione degli txuri-urdin (bianco-azzurri) all'Anoeta è stata da togliere il fiato: tre reti segnate, due annullate, un rigore sbagliato, ritmi infernali e Benfica annichilito. Stiamo parlando di una squadra che in campionato fa quasi punteggio pieno (8-1-1) e che l'anno scorso è arrivata ai quarti di Champions. Invece, la Real Sociedad, partendo in quarta fascia, è agli ottavi con due giornate d'anticipo e verrà a San Siro a giocarsi il primo posto. Con che spirito? Lo spiega Mikel Merino, l'altro marcatore della serata trionfale di ieri, basco ma cresciuto nell'Osasuna: "La nostra è una squadra che vuole vincere ogni singola partita, ogni singola palla, ogni singolo duello". Una nota stonata? Se proprio vogliamo, il rigore sbagliato da Brais Mendez, galiziano di scuola Celta Vigo, che ha mancato così la possibilità di diventare il primo spagnolo in assoluto a segnare in quattro gare di Champions League consecutive. Le sue prime quattro...
GLI "STRANIERI" - Ma saremmo ciechi se omettessimo due cose: la prima, un percorso in campionato che evidentemente risente delle fatiche europee (settima, 5 vittorie, 4 pareggi e 3 sconfitte), non disastroso ma neanche esaltante come il ruolino di marcia nelle notti internazionali; la seconda, il grande apporto che viene dagli stranieri, quello che manca ai cugini dell'Athletic: su tutti il giapponese Takefusa Kubo, passato dal Real Madrid, fulcro di gran parte delle azioni pericolose della sua squadra. Ma anche i britannici Ali-Cho e Tierney, il maliano Traoré, il russo di origini armene Zacharyan, cercato dalla Lazio in estate, l'ispano-francese Le Normand accostato varie volte ai club italiani negli anni. E a proposito di vecchie conoscenze italiane: il portoghese ex cosa formale del Milan André Silva e il nigeriano ex Roma Umar Sadiq fanno entrambi parte della rosa. Ma con questo Oyarzabal, otto gol nelle ultime 10 partite, lo spazio è veramente poco...The Real Sociedad players left the pitch at halftime to standing ovations from the home crowd. Goosebumps is all I can say! pic.twitter.com/6RxamHCDvM
— Alexandra Jonson (@AlexandraJonson) November 8, 2023