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Longo e il 19esimo club in carriera: "Al Milan facevamo rifinitura in 7, troppo via vai. Predestinato all'Inter? Zero continuità"
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AL MILAN FUTURO – "È sotto gli occhi di tutti come le cose non siano andate come speravo in rossonero. Si era creata una situazione in cui mi avevano fatto capire, anche per la questione dei fuoriquota, che qualora avessi trovato qualcos’altro sarebbe stato meglio. Così quando si è palesata la possibilità di tornare in Spagna ho accettato con entusiasmo. È stata anche una scelta di vita, qui con la mia famiglia ci troviamo meglio. E sul piano sportivo sono passato dal provare a mantenere la categoria, al lottare per la promozione in B. Al Milan le cose non sono state fatte al meglio. Ci sono ragazzi promettenti, di grosse capacità. Ma era difficile avere una continuità di lavoro, tanti scendevano con la Primavera, altri andavano con la prima squadra. A volte ci siamo trovati a fare la rifinitura in 7. Diciamo che in settimana il gruppo di lavoro non era ben chiaro. C’era troppo via vai, era difficile creare un gruppo, conoscersi bene. Tutto questo è inevitabile poi si rifletta sul campo".
RITORNO IN SPAGNA – "Ci siamo adattati subito. Ho la fortuna di avere una moglie e una figlia che mi seguono ovunque, che non hanno mai avuto grosse problematiche a inserirsi in nuovi contesti. A fine maggio poi nascerà la nostra seconda bimba, siamo molto felici e ci troviamo bene. Sono arrivato all’Antequera con la squadra prima in classifica, adesso siamo a meno tre dal primo posto. Il desiderio più grande è conquistare la promozione, direttamente o attraverso i playoff. A livello personale sta andando bene, in quello collettivo dobbiamo migliorare visto che nelle ultime partite non abbiamo ottenuto buoni risultati. Ma in Spagna per un attaccante c’è più divertimento. Le squadre sono più propense ad attaccare, gli allenamenti stessi te li godi di più. Tutto poi inizia più tardi, c’è la sensazione che sia meno stressante. Qui non si sono mai fatti problemi a dare spazio ai giovani. Ora credo che anche in Italia si punti di più sui ragazzi, prima non era così".
MOMENTO MIGLIORE – "Le esperienze che porto più nel cuore sono al Girona, per la promozione della squadra e per essere stato capocannoniere, ma anche quella all’Espanyol, che rappresenta un ricordo speciale perché di fatto era stata la mia prima vera stagione come professionista. Allora mi sembrava davvero tutto bellissimo. E ancora oggi ho la sensazione che i tifosi mi vogliano bene. La peggiore esperienza? Direi al Vicenza. Avevamo aspettative diverse, non credo ci sia stata una gestione fatta bene, quando una cosa inizia male non si aggiusta".
RIMPIANTI DI CARRIERA – "Se sono dove sono è perché ho avuto quello che ho meritavo. Magari non sarò stato abbastanza bravo a sfruttare alcune occasioni, inizialmente non ero pronto mentalmente, forse non ho nemmeno mai avuto abbastanza fortuna. Se mi chiede se sono soddisfatto, le rispondo sinceramente con un no, visto che i miei ex compagni dell’Under 21, vedi Immobile, Destro, Gabbiadini, Belotti, Berardi e Bernardeschi, sono arrivati in Nazionale e hanno avuto carriere di livello in Serie A. Poi va bene lo stesso, però sicuramente non sono soddisfatto al 100% di quello che ho fatto".
PREDESTINATO ALL’INTER – "Non sono mai riuscito ad avere continuità. Non mi ha aiutato nemmeno ogni anno essere spostato quando non avrei voluto. Io la vedo così, se sei il fenomeno di turno e stai facendo un’annata straordinaria cambia poco essere in prestito o meno. Senza polemica e in generale, a parità di tutto, io società cerco giustamente di dare più spazio ai miei. All’Inter era bellissimo allenarsi con grandissimi campioni, ma il valore giusto di questa bellissima esperienza lo attribuisci più tardi, quando non sei più lì. Io ero un ragazzo della Primavera, quindi per me era la normalità vederli ogni giorno. Col tempo ti rendi conto che non è così".
I MIGLIORI – "Non posso dire di averci giocato perché mi ci allenavo e basta, ma Eto'o marcava la differenza. Quindi Luca Toni, ai tempi del Verona. In Spagna ho affrontato tutti i mostri sacri, Ronaldo, Messi, Neymar, ma quello che mi ha colpito di più è stato Iniesta".
IN OLANDA – "Mi sono divertito parecchio, mai corso e lavorato così tanto come al Dordrecht. C’era un calcio ultra offensivo, con tanti giovani, bello e divertente. A livello di vita extracalcistica però non ci siamo trovati bene, è stata una sofferenza. Sono chiusi, rigidi, non abbiamo creato nessun gruppo o amicizia fuori dal campo, per mia moglie non è stato semplice".
IN GRECIA – "Quella è stata una bella esperienza, anche se mi aspettavo di più in generale, perché era la Serie A. A livello di stadi e strutture, togliendo le top, tutto è lasciato un po’ andare, anche l’organizzazione non era il massimo. Se ti adatti in Grecia, fai la bella vita. Le persone si godono la compagnia e i momenti del giorno, in più è una nazione molto economica. Con 15 euro, ricordo perfettamente, cenava tutta la famiglia".
FUTURO – "Si vedrà. Da contratto sarò qui in caso di promozione, altrimenti vedremo. La mia idea è quella di restare a vivere e a giocare in Spagna".
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