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    L'Olanda e il problema hooligans: 'Nuova leva di violenti, la soluzione è il Modello Thatcher'

    L'Olanda e il problema hooligans: 'Nuova leva di violenti, la soluzione è il Modello Thatcher'

    • Pippo Russo
    C'è un'unica soluzione per risolvere il problema dell'hooliganismo nel calcio olandese: adottare il Modello Thatcher e dare una svolta in senso “legge e ordine”. È questo il senso di un rapporto di ricerca commissionato dalla polizia olandese a Bureau Beke. Ne è scaturito un documento di 77 pagine dal titolo “Van Voetbalrellen Leren” (“Lezioni dai disordini nel calcio” QUI) che ha provato a spiegare il risorgere di un'emergenza che in Olanda avevano pensato di essersi messi alle spalle. E che invece è tornata d'attualità in modo imponente e preoccupante. Con un punto di svolta che è stato identificato proprio grazie alle statistiche sugli incidenti: l'anno 2021, quello della riapertura definitiva degli stadi dopo la parentesi della pandemia.

    Quali siano le cause profonde che fanno coincidere la riapertura degli stadi col ritorno dell'hooliganismo è cosa che andrebbe indagata in modo approfondito. Va notato che un meccanismo del genere si è innescato anche nel caso francese, come sottolineato da noi di Calciomercato.com (QUI IL NOSTRO APPROFONDIMENTO).

    Rimane la coincidenza che fa da premessa al lavoro che il gruppo di ricerca di Bureaa Beke ha condotto: a partire dalla stagione 2014-15 e fino alla stagione 2018-19 (l'ultima condotta per intero a termine prima che arrivasse lo shock del Covid-19) gli incidenti da hooliganismo erano andati in costante diminuzione. Invece dalla stagione 2021-22, la prima intera dopo il ritorno alla piena capienza degli stadi, il numero di incidenti è tornato ad alzarsi.

    La lista è lunga e a formarla sono episodi anche molto diversi. Si va dall'accendino lanciato dalle tribune che nello scorso mese di aprile ha colpito al capo Davi Klaassen dell'Ajax durante la semifinale di Coppa d'Olanda sul campo del Feyenoord, ai fumogeni lanciati in campo dai tifosi del Groningen (uno dei quali ha anche invaso il campo) durante la gara contro l'Ajax, dall'aggressione ai danni dei tifosi inglesi durante la gara di Conference League fra Az Alkmaar e West Ham agli scontri dello scorso settembre dopo un'altra gara fra Ajax e Feyenoord.

    Da questa escalation è arrivata l'esigenza di capire cosa stia succedendo nel mondo del tifo olandese. E in questo senso sono emerse delle indicazioni interessanti dal rapporto di ricerca. Risulta infatti che nei gruppi del tifo radicale è intervenuto un profondo mutamento generazionale, con l'ascesa di una leva di giovanissimi di età a cavallo fra poco meno di 18 anni e poco più di 20. Si tratta di giovani di estrazione urbana, in massima parte occupati e ancora alloggiati presso i genitori. La gran parte dei fermati non ha precedenti penali. Sono gruppi incontrollabili dalle vecchie generazioni del tifo ultras olandese, con le quali non vi è il minimo accenno di dialogo. E sono riconoscibili per i vistosi tatuaggi e per la prevalenza del colore nero nell'abbigliamento.

    Ciò che se ne ricava è un passaggio generazionale in cui la curva e le gerarchie anagrafiche hanno smesso di essere un fattore di controllo. Si apre dunque la strada per una violenza brada da parte di una nuova leva di violenti da stadio che non riconosce codici né gerarchie, e che anzi fa proprio della cultura dello scontro una leva per entrare nel mondo degli adulti.

    Un'ultima annotazione, fra quelle che meritano di essere ricavate dal rapporto di Bureau Beke: l'accusa ai club. Che secondo gli estensori del documento non starebbero facendo la loro parte per contribuire ad arginare il fenomeno.

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