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    Lo show di Mourinho, determinante e unico: la Roma lo rimpiangerà

    Lo show di Mourinho, determinante e unico: la Roma lo rimpiangerà

    • Furio Zara
      Furio Zara
    Il gesto di questo week end in realtà è più di uno, sono tanti e tutti fanno parte del repertorio di quello spettacolare mattatore che è José Mourinho. Quando il nostro si siede (anzi no, sta quasi sempre in piedi) in panchina, va in onda il classico Stand up Comedy, uno spettacolo a uso e consumo degli spettatori, i fedeli alla religione di Mou - nello specifico i tifosi giallorossi, ma non solo: il portoghese riscuote consensi unanimi anche altrove - o anche più semplicemente agnostici. La conferma di quanto il “Fattore Mourinho” sia determinante ci arriva dal posticipo di ieri sera, Roma-Lecce.

    Facciamoci questa domanda: con un altro allenatore la Roma avrebbe vinto? La risposta è duplice: A) Sì, l’avrebbe vinta prima, giocando in modo diverso ma anche B) No, nessuno sarebbe riuscito a portare la propria squadra oltre le colonne d’Ercole della logica. E allora: Mourinho ieri sera ha dato il meglio di sé, tanto che viene da pensare che la partita l’abbia vinta lui. Non è un sospetto, è qualcosa che somiglia a una convinzione. Partite come quella dell’Olimpico, ribaltate in quel modo, arraffate in quel modo, vinte in quel modo; a guardarle con attenzione si scopre la firma in calce. Ed è quella di José Mourinho. Ha protestato platealmente (Mou protesta sempre platealmente) quando il rigore era ancora dubbio e l’arbitro lo stava valutando al Var, ha accompagnato la squadra in ogni azione - stai, vai, resta, scatta, copri - ed è stato l’unico a pensare che non fosse finita, anche se in realtà finita (per tutti gli altri) lo era davvero. Il Mourinho che alla fine abbraccia Lukaku e lo bacia sulla nuca prima di mandarlo a raccogliere i meritati applausi sotto la Curva Sud, è quanto di più cinematografico ci abbia regalato questo week end di calcio.

    Noi la pensiamo così: esistono allenatori migliori, che hanno saputo calibrare la propria idea di calcio cavalcando l’evoluzione del calcio stesso; ma il fattore Mourinho oggi va misurato sulla potenza della comunicazione e sull’epica che riesce a mettere in circolo. Cioè: in mancanza di idee di calcio - difesa a oltranza, palla a Lukaku e ci pensi lui - Mourinho ha capito che in questo calcio così mediocre basta una scintilla per accendere un fuoco, basta evocare un orizzonte per dare l’illusione di poterlo raggiungere. La Roma quest’anno non vincerà lo scudetto, proverà a fare più strada possibile in Europa ma magari - è la nostra sensazione - concentrerà tutti gli sforzi sulla Coppa Italia. Poi Mourinho se ne andrà, questo ormai è quasi una certezza. Sottolineerà la vittoria in Conference League e il trofeo in bacheca a Trigoria, ricorderà la finale persa di Europa League e la celebrerà come una vittoria e infine riuscirà nell’ennesimo miracolo, perché quando Mourinho se ne va da qualche posto nessuno come lui riesce a lasciarsi dietro una scia di rimpianto. E la Roma giallorossa lo rimpiangerà, questo è certo.

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