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    Livorno, l'ex Protti: 'Che ricordo quella tripletta al Napoli'

    Livorno, l'ex Protti: 'Che ricordo quella tripletta al Napoli'

    • L.C.
    Basta scrivere nome e cognome del Signore delle Reti per aprire un archivio di ricordi indelebili. Immagini ancora nitide, di tante domeniche felici con i tifosi del Livorno in festa e gli altri a rosicare. Igor Protti e le istantanee sono migliaia. Dal primo gol con la nosta maglia (3 novembre 1985 contro il Sorrento) all'ultimo (22 maggio 2005 contro la Juventus): vent'anni tra i più romanzeschi della nostra vita che ci hanno visto passare dalla Serie C alla A con lui, Igor, come punto di riferimento anche quando vestiva altre maglie. Già perché in cuor nostro sapevamo che avrebbe mantenuto quella sua promessa di riportare il Livorno in B perché Lui, quando parla non lo fai mai per dare aria alla bocca. Le sue sono parole scolpite nella roccia. Dieci anni fa (il 7 marzo 2004), ricorda oggi il quotidiano Il Tirreno, una tripletta di Protti mandò a tappeto il Napoli. Un'impresa che lui celebra ancora oggi con piacere. Igor, quella fu una giornata memorabile. Tutto funzionò alla perfezione, ricordi? «Certo. Impossibile dimenticare. Noi stavamo spiccando il volo verso la serie A. Eravamo in condizioni strepitose.Vincemmo 3-0, ma avremmo potuto segnare altri gol. Nel secondo tempo Cristiano fallì pure un rigore». Di fronte c'era un Napoli in difficoltà... «È vero. Non riuscì ad essere protagonista in serie B. Però ripensandoci oggi: noi vincemmo quel campionato che era pieno zeppo di squadre fortissime. I nomi? Il Napoli, appunto, ma pure Fiorentina, Torino, Genoa, Palermo. E non dimenticherei neanche Bari, Messina e Catania che negli anni successivi hanno raggiunto la massima serie». Quel giorno hai segnato la tua ultima tripletta. «Sì. Provenivo da una serie di errori dal dischetto. Mi sentivo sotto pressione, ma reagii bene. Mi è capitato spesso di segnare tre gol in un colpo solo contro le mie ex squadre. E' accaduto quel 7 marzo, ma anche contro il Messina e la Reggiana, sempre a Livorno. Fare tre gol è il massmo per un attaccante. Eppure in quelle circostanze non ho mai esultato. E non per ipocrisia. Sai. Pensavo alla mia gente che era felice, ma anche a quei tifosi che in passato mi avevano sostenuto e che a causa dei miei gol in quel momento stavano soffrendo». In dieci anni sono cambiate molte cose, ma il Livorno è ancora lì dove lo hai portato insieme ai tuoi compagni nel 2004. «Sì. Ed è una bella sensazione. Noi stiamo facendo il nostro campionato. Siamo una piccola ed è normale che lottiamo per la salvezza. E sono felice anche per il Napoli che si è ripreso il suo ruolo di big della serie A". Eppure la squadra di Benitez ha dimostrato di soffrire le avversarie di seconda e terza fascia. Sei d'accordo? «Sì. Ha perso male a Bergamo e ha pure pareggiato in casa con il Chievo. Insomma, se ragioniamo con un pizzico di ottimismo possiamo giocarcela». Ci racconti la “tua” Napoli? «È un città meravigliosa. Che mi è rimasta dentro. I tifosi sono legatissimi alla squadra. Mi sarebbe piaciuto rimanere più a lungo e invece sono rimasto un solo anno. Tra l'altro fu una stagione senza gioia (1997/98, retrocessione in B ndr) e questo mi fece soffrire molto. Da allora sono passati tanti anni e pure ci sono tanti giornalisti napoletani che ancora oggi mi chiamano. Significa che qualcosa di buono ho fatto anche là». Torniamo all'attualità. Il Livorno come deve giocarsela? «Con la forza dei nervi distesi. I punti in palio sono importanti, ma i ragazzi devono scendere in campo con la testa libera perché quella è una partita emozionante. Se la vinci fai l'impresa. Altrimenti non succede nulla». Infine che effetto ti fa vedere Mimmo Di Carlo in panchina? «Ne sono felice. Ha contribuito a creare il gruppo storico, quello di Jaconi. Mimmo è rimasto con noi un solo anno, ma la sua presenza fu fondamentale. Spero che possa fare bene come nella sua avventura da calciatore. E perché no, anche meglio».

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