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Attacco a secco, poco pressing, stanchezza: cosa c'è dietro alla crisi del Liverpool. E Klopp finisce sotto accusa
INFORTUNI - Klopp, da buon capitano della nave, si è preso tutte le colpe, ma non può essere l'unico responsabile della stagione no dei campioni in carica. Ci ha messo del suo, ha anche avuto poco margine di scelta. Per colpa di un mercato con il contagocce, complice la crisi pandemica, e gli infortuni, che hanno trasformato il nuovo centro sportivo di Kirby in un'infermeria. In questa stagione ha dovuto rinunciare per infortunio o Covid a big come Alisson, Gomez, Matip, Thiago Alcantara, Salah e Mané, ai quali bisogna aggiungere van Dijk, out da metà ottobre per l'infortunio ai legamenti del ginocchio, risultato di un'entrata killer di Pickford nel derby con l'Everton. Di fatto non ha quasi mai potuto schierare la formazione tipo, affidandosi ai giovani, Williams e Philips su tutti, o alle seconde scelte, come Shaqiri e Minamino.
RIPARTIRE - A tutto questo bisogno aggiungere il sostegno che manca, dei tifosi, con la Kop vero dodicesimo uomo in campo, e dell'attacco. Il trio delle meraviglie Salah-Mané-Firmino ha portato, insieme, solo 31 reti, se non ci fosse stato l'arrivo estivo Diogo Jota (9 gol in tutte le competizioni) le cose sarebbero andate peggio. Dal mercato non dovrebbero arrivare buone notizie: non sono previsti nuovi innesti e soprattutto non rinnoverà Wijnaldum, in scadenza a giugno. Klopp insomma deve ritrovare rapidamente l'alchimia giusta, trovare la linfa necessaria per risvegliare una squadra ancora in corsa in Champions League, in Premier League ed FA Cup. Domenica è in programma la sfida con il Manchester United, l'occasione giusta per ripartire.