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  • Trap, Lippi e ora Allegri: Juve, che passione per i cavalli di ritorno! Ma non sempre funzionano...

    Trap, Lippi e ora Allegri: Juve, che passione per i cavalli di ritorno! Ma non sempre funzionano...

    • Furio Zara
      Furio Zara

    Avanti col bis. Il ritorno a casa Juve è un classico già sperimentato - prima di Allegri - da altri grandi allenatori di marca bianconera. Che vinsero, videro, salutarono la compagnia e se ne andarono, il più delle volte carichi di gloria e di trofei. Salvo poi - dopo qualche anno speso altrove - girare i tacchi e riprendere la strada del ritorno. In gioco c'è il sentimento, la speranza, il futuro che si rifugia nel passato. Come cantava il poeta: si parte per vedersi ritornare. Si pensa sempre di replicare i successi e va detto che - in prospettiva Juve - il ritorno ha funzionato molto bene con Lippi e Parola, si è rivelato interlocutorio e al di sotto delle aspettative col Trap ed è stato impalpabile per Rosetta. Vediamo se - considerata la sua passione per l'ippica - il Cavallo di Ritorno Allegri saprà ripetere il favoloso ciclo dei cinque scudetti in cinque anni.

    Il primo Marcello Lippi alla Juventus è datato 1994-1999. L'allenatore viareggino tira giù sol sipario sul quinquennio con le dimissioni più o meno forzate dopo un 2-4 in casa col Parma nel febbraio del ’99. Lippi I alla Juve vinse tre scudetti, più l'Intercontinentale e la Champions League, l'ultima in bacheca, quella del 1996 all'Olimpico, contro l’Ajax. Andò all'Inter, fallì miseramente, 4° posto il primo anno ed esonero dopo la famosa sconfitta a Reggio Calabria con il celebre «Se io fossi Moratti a questi calciatori darei un calcio nel sedere». Non disse sedere, ma ci siamo capiti. Il calcio comunque se lo beccò lui, che però fu accolto a braccia aperte da una Juventus che era arrivata due volte seconda con Ancelotti e bramava di tornare a vincere. Scudetto al primo anno, replica al secondo anno, 3° posto per chiudere un triennio d’altissimo livello. Era la Juve di Del Piero e Trezeguet, tutto funzionava a meraviglia. Poi la Patria chiamò e Lippi andò ad allenare la Nazionale. La vittoria del Mondiale a Berlino nel 2006 fu il punto esclamativo di 12 anni - cominciati appunto nel 1994 - in cui Lippi fu il protagonista assoluto, il Re delle panchine in Italia e nel mondo.

    Stesso percorso - Torino (Juventus)-Milano (Inter) - anche per Giovanni Trapattoni, che nel decennio 1976-1986 sulla panchina juventina aveva vinto la bellezza di sei scudetti. Si tolse la soddisfazione di regalare il titolo anche a Milano, il grande Trap. Quando tornò a casa Juve era ancora giovane (52 anni), però, il magic-touch non c'era più, o forse più semplicemente - e realisticamente - la squadra si era indebolita. Non c'era più Cabrini, ma De Agostini; non c'era più Platini, ma Galia, non c'era più Paolino Rossi, ma uno Schillaci che ormai aveva già sparato tutte le sue cartucce. Nei tre anni che andarono dal 1991 al 1994 in campionato la Juve si inchinò alla dittatura del Milan di Capello. Meglio andò in Europa, con la vittoria della Coppa Uefa 1992-93: era la Juve di Baggio e Julio Cesat, Vialli e Torricelli, Moeller e Conte. Il 3-1 e il 3-0 nella doppia finale contro il Borussia Dortmund regalò al Trap l'ultimo successo con squadre italiane.

    E’ il 1959 quando il giovane Carletto Parola (38 anni) - da calciatore bandiera della Juventus per quindici anni - riceve una telefonata da Umberto Agnelli. Piuttosto inaspettatamente la panchina della Juve tocca a lui. Nei primi due anni Parola vince due scudetti e una Coppa Italia. Poi rompe con la società, se ne va, viene richiamato dopo pochi mesi ma chiude il triennio con un pessimo campionato e con il 12° posto finale. Parola - che era arrivato alla Juve dalla Serie C dove aveva guidato l’Anconitana - torna in C per guidare il Prato. Il ritorno a Torino si concretizza nel 1974. A volerlo di nuovo sulla panchina bianconera è l'ex compagno di squadra Giampiero Boniperti, che nel frattempo è diventato presidente del club. Anche stavolta vince lo scudetto al primo colpo, ma l’anno dopo non si ripeterà. Strana carriera la sua: molti anni nelle serie minori, quattro anni dall'inizio alla fine sulla panchina della Juve e tre scudetti in bacheca.

    Ultimo capitolo dedicato a un'altra bandiera juventina: Virginio Rosetta. Che allena per la prima volta la Juve dal 1935 al 1939, conquistando una Coppa Italia (1937-38) e tornando in sella - dopo stagioni passate altrove - nel 1942-43, quando affianca Borel II nella seconda parte del campionato che si chiude con un 3° posto.  

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