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Lippi: 'Ronaldo alla Juve? E' più semplice di quello che si pensi...'
Che cosa succede nel calcio di oggi?
«Due cose. Intanto, quando ti chiedi come faccia una squadra piccola ad arrivare così lontano, dimentichi che quindici-sedici dei suoi giocatori sono in Inghilterra, in Spagna, in Italia: quindi imparano stili avanzati e hanno livelli di gioco europei. Poi ho visto tensione e preoccupazione negli occhi dei big e delle grandi, paura di non rispettare le aspettative. Ecco perché la nazionali storiche soffrono e non ci sono più le squadre su cui si passeggia».
Il che aumenta i rimpianti per l’Italia...
«Purtroppo sì, avrebbe fatto bene, perché comunque ha qualità. Sull’eliminazione con la Svezia si possono fare mille riflessioni: in quasi 90 anni abbiamo fallito la qualificazione due volte, ma abbiamo pur sempre vinto quattro Mondiali, perdendone uno ai rigori. E per il futuro ci sono giovani validi e un tecnico come Mancini che può fare cose importanti. Certo, ora rosichiamo. Come la Germania. Ho scoperto che dal 2006 le campioni, anche noi purtroppo, escono al primo turno. Nel nome dell’equilibrio. Ma su una cosa non sono d’accordo...».
Quale?
«La caduta degli dei. Ronaldo e Messi non sono dei caduti, sono i migliori da dieci anni e saranno ancora al top. Semmai stanno nascendo altri dei. Come Mbappé».
Non sembra il nuovo Ronaldo il fenomeno?
«Sì, sembra proprio lui, corre a quella velocità fuori dal comune, palla al piede. Ha qualità incredibili e, non dimentichiamo, una squadra forte attorno, da Griezmann allo stesso Pogba che fa cose un po’ diverse dai tempi della Juve ma è stimato dal gruppo. Quello che Messi non ha avuto. Non è caduto lui, è l’Argentina che non è più una grande squadra».
E quindi Francia-Argentina?
«Equilibrio, due squadre con qualità e mezzi in ogni settore».
Tabarez in panchina è ormai un simbolo del Mondiale.
«L’ho incontrato un paio di mesi fa per un torneo, s’è avvicinato a me con le stampelle, abbiamo parlato. Una figura bellissima che ha accettato la sua situazione: altri si sarebbero emarginati, avrebbero cercato di nascondersi. Trasmette questa carica ai suoi, per i quali è davvero il maestro. Certo, senza Cavani non è la stessa cosa».
L’altra sfida è Brasile-Belgio: risultato deciso?
«No, però inutile negare che una favorita nel torneo ci sia. La squadra più completa, che ha giocatori di valore altissimo: la difesa con Thiago Silva, Miranda e Alisson, poi Marcelo che torna, se perde Casemiro ha Fernandinho. E Willian stratosferico con il Messico. E Neymar. Peccato che...».
...che si comporti così?
«Che stia macchiando il suo grande Mondiale con atteggiamenti su cui dovrebbe meditare. Sceneggiate che non sono da grande. Ricordo quando Zidane si sfogò lamentandosi che gli avversari lo colpivano duro. Gli risposi: “Lo fanno solo perché sei il più forte”. Ecco, se capisci questo, diventi ancora più forte e non soffri più le botte. Tutti ammiriamo Neymar, non è ancora Ronaldo o Messi, ma lo può diventare. Però deve cambiare».
Tite sta facendo un gran lavoro?
«Mi pare di sì, da quando è c.t. il Brasile non perde un colpo e il gruppo è compatto come mai, lo vedi dagli abbracci dopo il gol. Sta cercando di europeizzare il gioco, come succede da venti anni: alla qualità dei sudamericani serve la concretezza europea. E viceversa».
Il Belgio non ha chance?
«La partita più strana e assurda è stata proprio Belgio-Giappone. Nessuno avrebbe immaginato il 2-0 e poi il ribaltone nel recupero. Il Belgio è sfavorito ma per i giocatori che ha – cominciando da Hazard che ha poco da invidiare ai fenomeni, De Bruyne, Lukaku, lo stesso Mertens che ancora non ha fatto quello che sa – può giocarsela alla pari».
Il quarto più inatteso è Svezia-Inghilterra.
«Avevano criticato gli inglesi per la sconfitta con il Belgio, ma così possono anche sognare la finale. Però la Svezia ha motivazioni uniche, grandissime, che derivano anche dalla guerra psicologica con Ibrahimovic. Lui dice di essere il più forte, ma loro da due anni fanno benissimo e sono ai quarti senza di lui. Questa squadra è il simbolo del calcio nel quale non è il grande calciatore che decide, bensì il gruppo».
Croazia-Russia un mese fa non avrebbe avuto storia...
«Discorsi che non si possono fare più. Dopo quattro partite le squadre sono cambiate, cresciute. Come negare alla Russia di poter sognare dopo quello che ha fatto?».
La Croazia tende a perdersi un po’ nei tornei lunghi.
«Non pensava di soffrire e aspettare i rigori con la Danimarca. A volte non è solo questione tecnica, ma anche psicologica. Alcuni giocatori non reggono forse certe tensioni».
Modric però è un grandissimo: il nuovo Pirlo?
«Un grandissimo, sì. Ma non è Pirlo. L’importanza di uno come Pirlo in mezzo al campo non è quantificabile e uno così oggi non c’è. Iniesta gioca più avanti, in mezzo Andrea era unico».
Spagna: la fine di un’era?
«No, una cosa più semplice. Una volta la Spagna teneva palla finché uno si infilava in dribbling. Ora non ha più giocatori così e il possesso orizzontale aiuta soltanto le difesa a posizionarsi».
Ronaldo potrebbe lasciare la Spagna. Si parla di Juve. Sogni, con certe cifre folli?
«Le cifre sono folli, ma fino a un certo punto. Ci sono giocatori valutati di più negli ultimi tempi. Astronomico forse è l’ingaggio, ma si sa che non paga tutto il club: ci sono sponsor, investimenti, merchandising. Credo che l’aspetto economico sia più semplice di quello che si pensi. Poi c’è quello tecnico e, credo, la voglia di vincere la Champions con un giocatore straordinario che segna più gol di quante partite giochi. Segno di testa, in rovesciata, di tacco. Ripeto: se la voglia di Champions fosse così forte...».
In Italia intanto il Napoli ha preso Ancelotti.
«Cioè il miglior allenatore del mondo da dieci anni. Una grande sfida. Ma prima di qualunque giudizio lasciatemi aspettare la fine del mercato: vediamo che giocatori avrà».
L’Inter sembra più forte.
«Sì, una campagna acquisti fantastica in ogni settore, la possibilità di giocare con più sistemi, una rosa completa. Sarà molto più competitiva».
Per chiudere: le sue semifinali?
«Francia-Brasile e Croazia-Inghilterra. E poi vediamo».