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    L'ex falconiere della Lazio si barrica a Formello, Lotito irremovibile: "Chiedo scusa al presidente, non alla persona"

    L'ex falconiere della Lazio si barrica a Formello, Lotito irremovibile: "Chiedo scusa al presidente, non alla persona"

    • Federico Targetti
    Juan Bernabè, storico falconiere della Lazio, è stato sollevato dall'incarico dal presidente Claudio Lotito per aver pubblicato foto intime dopo un intervento per l’impianto di una protesi peniena. Ma non ha ancora lasciato la foresteria di Formello, dove vive da 15 anni, cioè da quando ha cominciato a lavorare per il club biancoceleste. 

    Chi è stato oggi al centro sportivo biancoceleste, riporta il Corriere della Sera, si è detto preoccupato per la sua incolumità: il falconiere si è barricato nella sua stanza dove sta completando il decorso post-operatorio e urla disperatamente per chiedere al presidente qualche ripensamento sulla sua decisione. Ripensamento che però, allo stato attuale delle cose, non sembra all'orizzonte. 

    LE PAROLE DI LOTITO - "Non guardo in faccia a nessuno. Lavorava con noi da 15 anni ma ho preso la decisione nel giro di un'ora. Perché? Io predico i valori, io mando l'aquila per creare entusiasmo e passione nei bambini e poi la persona che la governa ha quel comportamento di scadimento morale. Io mi batto affinché lo sport conservi determinati valori, vado tutte le domeniche a messa e ho una linea di condotta irreprensibile da senatore, io faccio battaglie di moralizzazione e lui si comporta in quel modo. No, a casa mia non ci puoi né ci devi stare. Ha avuto una condotta contraria ai nostri vincoli etici per farsi pubblicità. Non solo l'ho licenziato ma gli è stato anche revocato il tesseramento". 

    IL VIDEO DI SCUSE - Bernabè ha pubblicato un video per manifestare il suo pentimento: "Volevo comunicare che quelle cose che stanno dicendo di me non hanno senso. Devo chiedere scusa per ciò che è successo, sono pentito, addolorato e provo vergogna nei confronti del popolo italiano e, soprattutto, dei genitori di bambini minorenni. Chiedo scusa anche alla tifoseria della Lazio che ha sofferto anche tanto per colpa mia. Chiedo scusa al presidente della Lazio e alla dottoressa Mezzaroma, al presidente perché rappresenta la Lazio, ma non alla sua persona. Spero che un domani, quando parlerà con me, abbia un po' di considerazione nei confronti dei bambini, che amano Olympia perché Olympia è il simbolo della Lazio. Ho fatto quello che potevo fare in 15 anni di Lazio, mi assumo la responsabilità delle conseguenze perché sono un uomo, sono qui per pagare. Parlando con qualche amico mi sono venute le lacrime agli occhi, e credo che questo sia normale. È un momento duro, però il falconiere della Lazio, Juan Bernabè, non è una persona di merda. E non capisco perché tante persone che mi insultano non capiscono che nella vita si può sbagliare. Per favore, perdonatemi. Vi chiedo perdono. Il perdono non è niente di brutto, perché anche Gesù Cristo ha perdonato e il perdono ogni volta è il dono più bello che può ricevere una persona. Mi è stato detto che quando mi metto in mutande è una cosa strana: andavo in mutande perché un minuto prima avevo donato il mio completo, pagato con i miei soldi, a tutte le partite. Li ho regalati ai bambini: c’è chi mi chiede la maglietta, chi i pantaloncini o i calzini, quindi sono andato in mutande una volta, ma solo per accontentare la tifoseria della Lazio. Non potete immaginare le persone quando hanno visto Olympia: ho visto un ragazzo con leucemia che ha tentato di saltare per accarezzarla, persone e bambini che piangevano e sentito talmente tante belle parole che era impossibile trattenere le lacrime. Girano tante mie foto mentre sto piangendo, spesso mi copro con gli occhiali. Così mi sento anche più tranquillo e non si nota dove guardo. Volevo solo dire queste parole. Chiedo scusa, anzi no, di più. Un abbraccio a tutta la società. La tolleranza è tutto ciò che di bello possiamo avere nella vita. Un abbraccio forte a tutti e forza Lazio".
     

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