Lettera al mister:| Che succede Montella?
Ecco, ci risiamo. Altro match in casa, altra sconfitta per il Catania di Vincenzo Montella. Come se non fossero bastate le due sconfitte contro Chievo (campionato) e Novara (Coppa Italia), anche il Cagliari di Davide Ballardini espugna il “Massimino” per 1-0 grazie al goal di Ibarbo. Che succede agli uomini di Montella? Come spiegare un’altra sconfitta interna? Facile rispondere riprendendo le parole del tecnico etneo di un mese addietro, quando disse che il Catania, per caratteristiche, fosse una compagine che avrebbe trovato molta più facilità nel mandare in porto le partite in trasferta piuttosto che quelle dentro casa.
Ai più, questa breve spiegazione potrebbe apparire fin troppo semplicistica per spiegare una situazione che raramente era capitata in queste annate di Serie A. Impossibile, fino a poco tempo fa, immaginare un Catania vittorioso e pimpante in trasferta, viceversa sconfitto e inconcludente in casa. Troppo presto, in fondo, per dire se quel ranocchio così timido e impacciato, che puntualmente si presentava tale su tutti i campi sparsi in giro per l’Italia si sia, finalmente, trasformato in un principe azzurro così bello e solare mentre, capovolgendo la situazione, lo sia diventato, un ranocchio, in casa propria.
Montella, che succede? E’ proprio il caso di dirlo: inspiegabile, tutto ciò. In un ambiente tanto difficile quanto spesso incoerente come Catania, è fin troppo facile costruire con tanta facilità castelli di sabbia, quanto altrettanto facile demolirli in una frazione di secondo. Eppure, qui non si vuole fare nessuna polemica, si vorrebbe solamente capire il perché di questo andamento così inusuale quanto altalenante al “Massimino”. Che la sua squadra, caro mister, sembri essersi sbloccata fuori dal proprio recinto, può rappresentare solo un bene per tutto l’ambiente che, quest’anno più che mai, ha una voglia matta di crescere insieme al suo club. Se, però, ciò deve avvenire a discapito di un rendimento interno da sempre punto di forza e fautore dei più grandi successi sportivi di questa squadra, beh, questo non va bene e non sta bene all’intera piazza catanese, che fino ad ora l’ha osannata e sostenuta a prescindere.
Allora, Montella, che succede? Forse i troppi complimenti le hanno fatto montare la testa? Francamente, non lo crediamo, ne lo vogliamo credere. E allora? Dicevamo che lei, Mister, era un “predestinato” (e lo pensiamo ancora), che fosse camaleontico nell’impostazione del modulo tattico e che pertanto non si fossilizzasse in un solo sistema di gioco. Non vogliamo, però, che ci faccia rimangiare tutto il bene che di lei si è detto. Perché, allora, incaponirsi sempre e solo in questo 3-5-2, collaudato quanto vuoi, però troppo spesso inadatto, in particolare per le partite interne contro avversari che si chiudono letteralmente a riccio?
Non era difficile intuire, sulla scia delle sfide affrontate contro tutte le pari grado che sono venute qui a farci visita, che anche il Cagliari non sarebbe stato “da meno” e avesse fatto barricate ad oltranza. Pertanto, senza presunzione e con tutto il rispetto nei confronti del suo mestiere (che comunque sta svolgendo più che bene), perché non mutare questo sistema di gioco, passando al 4-3-3 di partenza? Il 3-5-2, lo ricordiamo, era stato cucito su misura per Nicola Legrottaglie che, date le sue condizioni fisiche ancora precarie di inizio stagione e nell’emergenza dell’intero reparto arretrato, per il bene dell’intera squadra, si era deciso di optare per questo modulo affinché l’esperto difensore ex Nazionale potesse controllare più agevolmente l’intero pacchetto difensivo e svolgere il proprio compito nella miglior maniera possibile. Adesso, crediamo che il nostro difensore si sia completamente ristabilito dai suoi malanni fisici. No? Va bene, mettiamola così: posto che il 3-5-2 possa funzionare fuori casa, quando il suo Catania, mister, va ad incontrare avversarie che, per necessità, sono costrette ad aprirsi e lasciarti inevitabilmente spazi puoi, col suddetto 3-5-2, andare a fare male a patto, ovviamente, che i tuoi uomini siano in giornata.
Ma quando gioca in casa sua, nel caro vecchio “Cibali”, deve sapere che le pari grado verranno inevitabilmente a chiudersi e a giocare un’intera partita serrate nella propria metà campo pur di ottenere un misero punticino (e al diavolo se non si giochi al calcio, chi se ne frega, tanto sono i punti quelli che contano, non le chiacchiere, che in questi casi stanno a zero). E allora, perché non provare ad allargare le loro difese, magari sfruttando le tre punte? La prova si è avuta proprio contro i sardi: nessuna verticalizzazione riuscita, porzione centrale del campo intasata, (pochi) cross in direzione di nessuno (e di sovente errati) il che, tradotto in parole semplici, niente goal e sconfitta meritata.
Ah ecco, un’altra cosa, mister Montella. Lei deve sapere che le partite, quando non vengono “giocate”, possono finire in pareggio o, addirittura, 0-0. Possono, appunto, non è necessario che finiscano per forza in quel modo. Perché? Glielo spiego subito. Le squadre avversarie che arrivano a Catania, consce del fatto di dover tornarsene a casa propria con almeno un punto, mostrano un livello di concentrazione massimale per tutto l’arco dei 90’. Tu, Catania, che sei costretto a fare la partita, è più che comprensibile che ti debba aprire e concedere qualcosina. Poi, aggiungici che il tuo livello di concentrazione non possiede un autonomia di 90’ come gli altri, e la frittata è fatta.
Mister, che fare allora? La risposta tocca solamente a lei. Non creda, comunque, che la piazza di Catania possa essere sempre accondiscendente nelle sue scelte, cioè dire che, insomma, le possa avallare tutte quante incondizionatamente. La fiducia non è un bene che si acquisisce come un qualcosa di “dovuto” o piovuto dal cielo per grazia divina, bensì con i risultati, prima di tutto, e poi con il gioco e con la buona gestione dello spogliatoio.
Una lancia, però, la voglio spezzare a suo favore, mister: la sua squadra, che d’altronde è anche la nostra, è perfettamente in linea con i programmi di inizio stagione. Forse, è vero, ci eravamo abituati troppo bene a guardare gli altri dall’altro verso il basso, da un’altra prospettiva, perdendo forse di vista il nostro reale obiettivo. A lei, mister, chiediamo però che questa effimera illusione di fare un campionato diverso dai recenti, un campionato fatto di divertimento, di bel gioco e di posizione di classifica leggermente superiore, non sia poi davvero così effimera.
Mister, tramuti lei quest’illusione in una bellissima realtà, per lei e per tutto il popolo rossazzurro che fin qui lei ha stupito e che, ancora una volta, sarà al fianco suo e della sua squadra