Leonardo, meglio libero che servo: così ha già vinto il derby
Leonardo ha già vinto il derby. Comunque vada a finire a San Siro, l'ex milanista diventato allenatore dell'Inter oggi ha dato una lezione di civiltà e di stile a chi pensa che il calcio sia una guerra tribale (come se non ne avessimo già abbastanza di guerre, a cominciare dalle missioni umanitarie).
Vale la pena rileggere le frasi salienti del brasiliano: "'E' un derby straordinario ma non decisivo per la classifica, sono felice di vivere questa bellissima situazione. Ma non sara' la mia partita, non devo prendermi nessuna rivincita. Una partita del genere e' dei giocatori. Quando ho lasciato il Milan, non sapevo che cosa potesse succedere. Non scrivo mai il copione della mia vita. Se dovessi tornare indietro, rifarei tutto. Ho fatto una scelta basata solo sulle mie sensazioni. Porto con me tante emozioni, per una serie di motivi. Ma non sono la cosa piu' importante in questo derby. Tengo a quello che ho vissuto, ci tengo tantissimo. Non dimentico nemmeno un secondo di quello che ho vissuto, tengo tutto per me.
Rispetto il giudizio e il coinvolgimento emotivo di tutti. Attorno ai 30 anni, ho avuto un momento di introspezione nella mia vita e ho deciso di vivere il calcio in maniera positiva. Ho le mie certezze e i miei valori, questo mi da' molta tranquillita'. Nessuno mi ha fatto favori, non ho fatto compromessi: ho scelto in maniera chiara davanti a tutti e ne sono fiero. Ho la mia linea e non la lascio: nemmeno in questo derby. Io mi lego alle persone e sono gia' legatissimo alle persone dell'Inter'. Se dovesse arrivare una vittoria, reagirò in maniera naturale. Se sentiro' di gioire, lo faro'. Lavoro per arrivare al gol e alla vittoria: non ho nessun blocco''.
E ancora: "Le persone devono essere libere anche di mandarmi a quel paese. L'ho fatto pure io, non siamo in un convento, questo e' il calcio, e' una passione e per questo si tratta di qualcosa di irrazionale. Io non ho questi problemi. Non sono prevenuto in niente di quello che puo' succedere, ci sono tanti momenti in cui qualcuno puo' mandarti a quel paese, non e' che deve farlo proprio in quelle tre ore. Ho sempre cercato di essere libero nella mia vita, non mi sono mai offerto a una squadra né come giocatore né come allenatore, non sono mai andato a una festa dei tifosi, mai chiesto di scrivere bene di me e quindi mi sento tranquillo. Non ho compromessi, nessuno mi ha fatto favori e non ho fatto favori a nessuno. Sono tranquillo e la mia scelta è stata chiara e libera e sono fiero di averla fatta".
Dicono che Leonardo a San Siro sarà coperto di fischi e di insulti dagli ex tifosi rossoneri che lo considerano un traditore e non gli perdonano né di essere passato all'Inter. Nè, soprattutto, di avere già vinto così tanto alla guida dei nerazzurri, capaci di rimontare alla capolista 11 punti in meno di tre mesi, di entrare nei quarti di Champions League e in semifinale di Coppa Italia. Ma, evidentemente, c'è chi dimentica che se Leonardo avesse voluto, sarebbe potuto rimanere per un'altra stagione al Milan, avendo un contratto in scadenza il 30 giugno 2012. Ma il brasiliano non andava più d'accordo con Berlusconi e ha preferito andarsene, rinunciando anche ad un pacco di milioni di euro. Questo accadeva in giugo. Sei mesi più tardi, l'allenatore ha ricevuto l'offerta di Moratti e l'ha accettata.
Leonardo è un antidoto prezioso per l'avvelenato calcio italiano che ha molto bisogno di uomini di sport come lui e come Prandelli, neovincitore del Premio Bearzot, tanto per restare in tema. Leonardo non ha mai usato un'espressione che non fosse di gratitudine verso il Milan e, sempre, ha dimostrato rispetto e fair play nei confronti di ogni avversario, piccolo o grande che fosse. Forse quattro parole possono bastare per riassumere una filosofia di vita: meglio liberi che servi. Siamo perfettamente d'accordo.