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Lentini: 'Io, il Cristiano Ronaldo della mia epoca. Toro nel cuore, non volevo andare al Milan: quei 4 no a Berlusconi...'
TORINO DA EUROPA - Lentini si concentra sulle ambizioni europee dei granata: "La squadra è forte, aiutata da un campionato che non corre: non è un obiettivo proibitivo".
DUELLI - Due duelli in vista, Mazzarri-Gattuso e Suso-Iago Falque: "Mazzarri ha sempre centrato gli obiettivi, per Gattuso è il primo vero anno, vediamo cosa riuscirà a fare. Caratterialmente un po’ si somigliano, due belli grintosi. Suso e Iago? Entrambi mi piacciono tantissimo: incisivi, fantasiosi, uno spettacolo vederli giocare. Saranno loro a deciderla".
BELOTTI - C'è il mercato e quel no di Cairo al Milan per Belotti: "Ha fatto bene? Cairo fece una scelta per il popolo, rifiutando tanti soldi, e fece bene. Poi Belotti si è infortunato e mi dà l’impressione di non essersi ripreso del tutto, ma in lui credo ancora".
'PIU' DI CR7' - Inevitabilmente si torna a parlare di passato, del periodo tra fine anni ottanta e primi anni novanta, dell'avvento di Silvio Berlusconi e del suo trasferimento record proprio dal Torino al Milan: "Io il Cristiano Ronaldo della mia epoca? Non voglio esagerare ma, con le dovute proporzioni, io sono stato di più perché in quegli anni era impensabile l’acquisto di un calciatore a quelle cifre: oggi è normale spendere 70, 80, 100 milioni per un giocatore, quasi più nessuno ci fa caso. Invece quando io andai via da Torino scoppiò un pandemonio, mamma mia che ricordi. Cosa combinai io? Cosa combinarono loro, i dirigenti del Torino: io al Milan non volevo proprio andarci. Giuro. Ultimo giorno di calciomercato, mancavano poche ore alla chiusura, in sede al Milan ci aspettavano Berlusconi e Galliani per le firme. Partimmo da Torino in auto io e i miei procuratori Pasqualin e D’Amico. Superato il casello di Milano feci fermare la macchina. E dissi ai miei procuratori: “Al Milan non vado più, torniamo indietro”. Momenti di panico, i procuratori chiamarono papà: “Gigi è impazzito”, avevano le mani nei capelli. Il tempo stava scadendo... Infine mi convinsero e oggi non mi pento: ci sono offerte che non si possono rifiutare. Se avessi seguito il cuore, sarei rimasto al Toro. Berlusconi? Dopo che chiuse l’accordo con Borsano, con me è impazzito: gli ho detto di no almeno quattro volte prima di accettare il Milan. Lui non comprendeva il mio rifiuto. Al Milan ho scoperto un Berlusconi attentissimo, premuroso, faceva tutto in funzione della vittoria. E più si vinceva più lui voleva vincere".
FUTURO - Il Torino nel futuro, perché nel cuore quello è stato come: "Una mamma. Mi ha reso un giocatore di alto livello. Sarò sempre grato al Toro. Se mi piacerebbe tornare? Sì. Anzi mando un messaggio al presidente Cairo: mi sento pronto per fare qualcosa nel Toro, in società. Forse lui non vede bene il rientro delle bandiere ma proviamo a incontrarci, può nascere qualcosa di buono".