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    Lega Serie A: sponsor contro la legge!

    Lega Serie A: sponsor contro la legge!

    Calcio e azzardo. Siamo al bis. Dopo la sponsorizzazione della Nazionale da parte di Intralot, arriva anche quella della Lega calcio di Serie A. Ma, come si legge sulla prima pagina del quotidiano Avvenire in edicola oggi, con un'aggravante. Perché il partner scelto, la 1XBet, grossa società russa di scommesse, opera in Italia senza licenza, 'contra legem', come ci spiegano all'Agenzia delle dogane e dei monopoli (Aams). È la conferma di una notizia comparsa su Agimeg, sito specializzato del mondo dell'azzardo. Un sito sicuramente a favore dell'azzardo. Eppure il titolo è 'Scommesse, autogol della Lega di Serie A: siglata partnership con operatore di Curacao senza licenza Aams'. È vero? Andiamo sul sito della società e troviamo, sulla home page, il simbolo della Lega di Serie A e la scritta 'Sponsor ufficiale della Serie A, Europa-Africa-Medio Oriente-America'. 

    Dunque è vero. La sponsorizzazione c'è. E siamo a due. Nell'ottobre 2016 la Federcalcio, guidata dal presidente Carlo Tavecchio, firmò un accordo di sponsorizzazione con la società Intralot, uno dei concessionari dell'azzardo in Italia. Ora scopriamo che sempre Tavecchio, nella veste di commissario della Lega (le società di Serie A non riescono da aprile a trovare un accordo per un nuovo presidente dopo le dimissioni di Maurizio Beretta) ha firmato la sponsorizzazione con 1XBet. Un'ulteriore conferma ci viene dai Monopoli. 

    "1XBet non ha concessione, è contra legem - spiegano -. In Italia si può fare raccolta di gioco solo con una concessione, è una certezza. Come il fatto che dopo un giorno ne viene un altro". E va contro la legge anche la Lega. Infatti, aggiungono all'Aams, "la legge 401 del 1989, all'articolo 4, fa espresso divieto di assumere la qualifica di sponsor a soggetti che non hanno autorizzazione alla raccolta di gioco e c'è anche una sanzione". Una norma che punisce anche chi accetta questa sponsorizzazione o pubblicità. E secondo la legge, insistono ai Monopoli, "è concorrenza sleale nei confronti di chi paga le tasse e ha una concessione. Per noi sono un nemico né più e né meno che gli evasori". Parole pesanti, ma, insistono "non sono indiscrezioni, è alla luce del sole". I siti di scommesse on line dovrebbero avere indirizzo che termina con '.it' e invece 1XBet ha '.com'. C'è solo un sito in italiano, ma non è autorizzato. 

    "Aggirano divieti e oscuramenti, sono stati già segnalati. Ma è una continua rincorsa", ammettono ai Monopoli. Tutte cose che sono state segnalate alla Lega calcio di Serie A con una nota di quindici giorni fa, ricordando i divieti previsti dalla legge 401 e in quali reati si incorre in caso di violazione. "Lo abbiamo fatto per la tutela del mercato e anche per un rapporto tra istituzioni che si devono coordinare. Se c'è una legge va rispettata. Nulla giustifica. Il messaggio è fuorviante. Questa società viola la legge". Oltretutto il settore delle scommesse è quello sta crescendo di più nel mondo dell'azzardo, che attira più italiani a spendere. E questo, spiegano ai Monopoli, "proprio perché chi non è costretto dalle regole del mercato e quindi anche da quelle finanziarie e di tassazione, offre il prodotto a più basso costo e quindi la gente si sposta su loro, purtroppo, magari anche perché promettono grandi vincite". 

    Ma le mantengono? Nella notizia pubblicata sul sito Agimeg c'è un'accusa molto pesante nei confronti di 1XBet. Si legge, infatti, che "l'aspetto più inquietante di tutta la vicenda, oltre all'assenza di licenza per poter operare sul mercato italiano, riguarda quella che sembra essere la poca trasparenza di questo boomaker, soprattutto nel pagamento delle vincite". E si riportano le testimonianze di persone che "avendo vinto somme importanti, si ritrovano nell'impossibilità di poterle ritirare". Sospetti gravi. Un motivo in più per considerare inopportuna questa sponsorizzazione. 

    Con lo slogan 'Azzurro vergogna', era stato lo stesso quotidiano Avvenire tra i primi a segnalare, a partire dall'ottobre del 2016, l’inopportunità della sponsorizzazione delle squadre nazionali di calcio da parte di una società che opera nel settore delle scommesse. Il contratto, valido fino alla fine dei Mondiali del 2018, è stato siglato un anno fa. Le diverse interrogazioni e interpellanze depositate in Parlamento dalle forze politiche e l'indignazione sollevata dalla vicenda non avevano lasciato indifferente il governo. E lo stesso presidente della Federazione calcistica, Carlo Tavecchio, dopo avere difeso con ogni mezzo la scelta della Figc, è poi tornato sui suoi passi. "La sponsorizzazione con Intralot? Nella vita si può anche sbagliare. L'importante è saperlo riconoscere", spiegò il numero uno di Federcalcio. "È un contratto che ho deciso di non rinnovare e ci tengo a specificare che questi 1,5 milioni di euro di sponsorizzazione li devolveremo in beneficenza", aveva poi annunciato Tavecchio durante un'audizione alla Commissione Antimafia. In un editoriale del direttore Marco Tarquinio, veniva invocato "un arbitro politico che si dimostri in grado di impedire che i padroni di un 'gioco che gioco non è' e che perciò, almeno sulla carta, è rigorosamente 'vietato ai minori' mettano definitivamente e solennemente le mani sul calcio azzurro, la quintessenza dello sport più amato dagli italiani che è, ovviamente, seguito da tutti, grandi e piccini. Non ci si può proprio rassegnare a questo azzurro vergogna". 
     

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