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    Lega Serie A, cosa c'è dietro le dimissioni di Dal Pino: ora Lotito ha la maggioranza. Ma è battaglia con la Figc

    Lega Serie A, cosa c'è dietro le dimissioni di Dal Pino: ora Lotito ha la maggioranza. Ma è battaglia con la Figc

    Un terremoto, neanche troppo inatteso. Paolo Dal Pino non è più il presidente della Lega Serie A, una scelta maturata nelle scorse settimane, diventata ufficiale oggi. Dietro alle dimissioni, ufficialmente, ci sono ragioni familiari, con il dirigente lombardo che ha spostato la sua famiglia a Los Angeles, dove è Ceo della società Telit, ma è innegabile che sulla decisione abbia pesato il clima di sfiducia nei suoi confronti da parte della maggioranza dei presidenti dei club. Veleni e spaccature, confermate tra le righe della nota d'addio: "Ho provato a proporre idee e innovazione in un contesto resistente al cambiamento. Sono orgoglioso di aver lavorato con una strettissima unità di intenti con la FIGC e ringrazio il Presidente Federale Gabriele Gravina, gentiluomo, amante di questo sport e guida ispirata del calcio italiano e dei principi di correttezza e lealtà sportiva con cui ho condiviso due anni di battaglie fianco a fianco per sopravvivere alla pandemia e per cercare di rilanciare il calcio italiano in mezzo ad infinite difficoltà esterne ed interne".

    La goccia che ha fatto traboccare il vaso è il voto segreto da parte dei presidenti dei club di A, che hanno promosso come consigliere indipendente Gaetano Blandini, candidato di Lotito e non Ezio Simonelli, il nome da lui portato in assemblea, e soprattutto l'attrito dei club ad uniformare lo statuto ai principi informatori del Coni (che prevedono tra l'altro la maggioranza semplice, e non qualificata, per le delibere), con tanto di approccio bellicoso nei confronti della Figc, che in tutta risposta ha dato tempo fino al 15 febbraio per adeguarsi, minacciando il commissariamento. Il passaggio dalla maggioranza qualificata a quella semplice non è solo un aspetto burocratico. Come scrive Repubblica oggi ad esempio servono 14 voti su 20 per modificare la gestione dei diritti televisivi d’archivio e la gestione della produzione video delle partite. Il risultato è che le big (Inter, Milan, Juve e Napoli su tutte) grazie ad alleanze con altri club sono finora sempre riuscite a gestirli in proprio, opponendosi all’ipotesi di una gestione collettiva, caldeggiata dai piccoli club.

    Dal Pino lascia il calcio italiano in un momento incerto, estremamente delicato. Per la trattativa con il Governo, tra affluenza negli stadi e i ristori, e per le crescenti tensioni con la Figc del quale, secondo i suoi nemici, era diventato un alleato. Dal Pino voleva riforme in un mondo vecchio, non trovando il sostegno che cercava. A partire dall'ingresso dei Fondi, inizialmente approvati e poi respinti da Inter e Juve, ingolositi dalla Superlega. Ora, non essendoci un vicepresidente, verranno indette elezioni il più presto possibile (per lunedì 7 febbraio è stata convocata un'Assemblea straordinaria), come indicato da Gravina. Lotito cercherà di imporre un uomo suo, ma servono 14 preferenze e al momento nessuno le ha. Con Lotito, oltre la Lazio, ci sono Udinese, Inter, Fiorentina, Samp, Verona, eccetera. Milan, Roma, Torino e altre sono contro. La Juve al momento non ha preso una posizione. La battaglia è appena iniziata. 

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