Il futuro appeso a un filo. E' quello del Lecce, che a stretto giro di posta conoscerà il verdetto del campo - 11 per cento di possibilità di salvezza - e qualche settimana più tardi quel che sarà del club e della squadra. Probabilmente dovranno essere rifondati entrambi. Con relativa mortificazione dei tifosi, che in occasione dell'ultima gara casalinga della stagione hanno dimostrato quanto forte e sentito sia il legame con la maglia a strisce.

La squadra rischia la serie B, la società di essere rinviata a giudizio per responsabilità diretta nella presunta combine di Bari-Lecce della passata stagione e, nel caso venisse accertato tutto questo, non è escluso che si spalanchino anche le porte della Lega Pro. Un terremoto di magnitudo 9 della scala Richter (quella che esprime l'energia del sisma), un tracollo in tutti i sensi, generato da un parallelo esempio di pessima gestione autodistruttiva che si protrae indisturbata da qualche anno a questa parte.

Uomini sbagliati al posto sbagliato, programmi inesistenti, promesse e relativi dietrofront, allenatori presi in giro, investimenti zero, una politica di austerità che farebbe impallidire Monti, vendita della società mal programmata e mal gestita tanto per restare in argomento e, dulcis in fundo, i risultati sul campo figli legittimi di quanto sopra.

I primi deferimenti della procura di Cremona sono passati senza lasciare traccia, ma è stato appena servito l'aperitivo; ci saranno appendici bis e ter, nelle quali il Lecce sembrerebbe avere serie possibilità di essere coinvolto e pagare dazio, come mai era accaduto nella sua più che ottantennale storia.

Retrocessione per responsabilità oggettiva e illecito sportivo, e maglia infangata per sempre anche col semplice sospetto. Certe testate giornalistiche, una in particolare, pagherebbero per vedere ufficializzate sentenze pubblicate da tempo sulle loro colonne. Magra consolazione il riscontro che da queste forche caudine c'è passata pure la Juventus, che oggi ha cucito lo scudetto sulla sua maglia.