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Leccemania: piano societario e sportivo, ecco come puntare a diventare grandi
SVOLTA SOCIETARIA – La più importante base solida da portare nel massimo campionato è rappresentata dalla compagine societaria, che aveva e ha bisogno delle caratteristiche che ha nominato il presidente Sticchi Damiani durante la conferenza stampa: l’amore per il territorio e la qualità unita alla solidità dei soci. La prima figura che merita attenzione, che mancava nell’asset societario, è quella dell’Amministratore Delegato che è Sandro Mencucci, un manager che nel calcio vanta 17 anni alla Fiorentina, e che porta con sé conoscenza e carisma. Insieme a lui, entrano nuovi tre soci di spessore sia finanziario che di immagine come il banchiere Boris Collardi, il colosso indonesiano Alvin Sariaatmadja e l’imprenditore Pascal Picci. Una svolta societaria con cui inizia un percorso per dare equilibrio e solidità economica che spesso è stato un ostacolo, riversandosi poi sul piano sportivo come accaduto l’ultimo anno in Serie A ma a cui questa volta già “dall’alto” non vogliono e non devono più farsi trovare impreparati. Se accanto alla portata economica, il requisito considerato per l’ingresso dei soci è il legame con il territorio, dunque la disponibilità e l’impegno per questi colori sarà più certo, diversamente dai cattivi esempi di gestione, che purtroppo nel calcio sono ormai frequenti, con società abbandonate al loro destino e l’ingresso in Serie A questa volta potrà essere sicuramente più “rumoroso” e promettente.
IL PIANO SPORTIVO - Parallelamente a quanto avvenuto a livello societario, anche le pedine sul piano sportivo sono state mosse sin da subito con i rinnovi del direttore generale dell’area tecnica Pantaleo Corvino e il direttore sportivo Stefano Trinchera, nonché della conferma di mister Baroni. Per quanto riguarda la rosa è fondamentale presentarsi in Serie A con la colonna portante della squadra senza imbottirla di prestiti (d’altronde è ciò cui punta la società) in modo da patrimonializzare i propri giocatori e soprattutto i giovani “indovinati” dalla dirigenza. Si pensi all’attacco che ha dominato il campionato cadetto guidato da Coda con Strefezza e Di Mariano che sono di proprietà e sicuramente verranno confermati (al netto di proposte irrinunciabili), così come Hjulmand che è spesso accostato a squadre che giocano stabilmente nel massimo campionato. Diventerebbe poco lungimirante e allo stesso tempo costoso acquistare in prestito nomi, seppur altisonanti, ma con ingaggi elevati che, in caso di mancata salvezza lascerebbero solo danni per il bilancio rispetto ad acquisti oculati, che diventano patrimonio della società per permettere un progetto duraturo, lungimirante e sano.