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Leccemania: il Var utilizzato come moviola in campo, Rocchi difende un sistema ancora ambiguo
In questa stagione il Lecce è stato protagonista di decisioni arrivate dalla sala Var di Lissone di discutibile applicazione in primis per la (sfortunata?) recidiva sino all'apice di sabato. Già per il rigore con l’Udinese e per il fallo di mano di Baschirotto con la Roma è apparso evidente come la tecnologia, in quei casi, sia stata utilizzata come moviola in campo, andando a cercare il fallo o il contatto con la lente di ingrandimento senza considerare quanto sia impattante con l’azione. Effettivamente, ciò che accomuna queste scelte, sino a quella di Piccoli-Thiaw, dimostra come vi sia una ricerca scrupolosa di frame dove ovviamente per il solo contatto tra giocatori sia rilevabile il fallo che invece andrebbe valutato per la dinamica dell’azione e per l’intensità dei contatti che, occorre ricordare, caratterizzano il gioco del calcio. A questo punto, la ricerca cavillosa di possibili falli dovrebbe avvenire in modo uniforme tale che, provocatoriamente persino la caduta in area di Banda contro la Roma sarebbe potuta essere rilevata come fallo da rigore essendoci un minimo contatto. Dov’è la differenza? Evidentemente l’arbitro, come giustamente dovrebbe fare sempre, ha valutato dal vivo l’intensità e l’impatto del contrasto.
A questo punto bisognerebbe chiedere al signor Rocchi, quando fa i discorsi “filosofici” a difesa della decisione dell’arbitro, come mai l’utilizzo del Var è ancora ambiguo e discrezionale per episodi simili, dato che è appare tuttora di difficile comprensione quando e come l’arbitro debba intervenire in determinate circostanze: se un attaccante prende posizione su un difensore è sempre fallo al minimo contatto? In base a quali parametri se con un fermo immagine ogni contatto è interpretabile come un fallo poiché non permette di valutarne l’intensità?
Quello che doveva essere uno strumento poco impattante sul gioco è diventato uno strumento volto alla ricerca microscopica di presunti “errori” (appare difficile definirli tali quando si tratta di deviazioni con i polpastrelli o per prendere posizione su un avversario) piuttosto che di situazioni macroscopiche ed oggettive. In conclusione, nessuno potrà restituire al Lecce i tre punti, ma sicuramente un sistema più equo ed uniforme sarebbe il momento di darlo.