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Lecce, Sticchi Damiani: 'C'è chi non ha fondi ed elude il sistema, non dovrebbe essere iscritto al campionato'
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“Qualche contatto, qualche incontro in video con realtà oltreoceano con possibili nuovi soci c’è stato. Il modella genera interesse, assolutamente. Chi viene da fuori viene per fare investimenti. Ho avuto tre chiacchierate e tutti mi hanno manifestato lo stesso interesse, ovvero quello di venire ad investire sullo stadio perché magari hanno delle possibilità correlate”.
COMPETITIVITA' - “Se salgono Parma e Como, società ricche, il torneo si fa sempre più proibitivo. Senza dimenticare che c’è chi sta cercando di portarlo a 18 squadre. Alla luce di ciò tutti gli scenari sono possibili, quelli belli e quelli meno belli. Noi ci batteremo sempre per raggiungere quelli belli”.
L'ATTACCO - “Ci sono proprietà importanti in questa Serie A, con tanti fondi protagonisti. Questi fondi devono sempre vendere per generare utile, così anche le più grandi passano da un fondo all’altro. Poi ci sono proprietà con dietro potenze industriali nazionali. Poi c’è chi non ha grandi risorse ma fa all-in, spendendo quello che non ha e alterando la concorrenza sportiva per magari dare una fregatura a chi rispetta le regole. Purtroppo il sistema consente anche questo, perché c’è chi aggira l’ostacolo e non dovrebbe essere iscritto al campionato“.
IL MODELLO LECCE - “Corvino e Trinchera sono dei professionisti straordinari, i migliori sul territorio nazionale in questi compiti. L’Empoli per mantenere l’equilibrio ha dovuto fare cessioni per 60 milioni, il Sassuolo nonostante la Mapei per 100 milioni, l’Udinese altrettanto e per non parlare del Verona ma anche il Genoa. Questo per dire che chi non ha uno sceicco deve fare così. Bisogna guardare anche altrove, se non si va oltre Surbo non si capisce la dinamica di tutto questo. Questa è la realtà. Noi quest’anno con una sola operazione, ossia Hjulmand, siamo riusciti a determinare questo equilibrio perché stiamo facendo un lavoro che non ha precedenti su una parte in cui in Italia vengono destinate il 70% delle risorse, ossia gli stipendi. Noi siamo gli unici a viaggiare su percentuali molto minori, con percentuali che andrebbero studiate a Cambridge. Comprare gente anche a zero ma dando uno o due milioni a testa il club si appesantisce di stipendi che non danno prospettive. Il nome dà gioia ai tifosi, ma non giova al club”.
SOGNO - “Il mio sogno è che ci possa consolidare in Serie A per molti anni, per fare investimenti sulle strutture migliorando il livello sotto tutti i punti di vista. Ho scoperto che tra due partite faccio 100 presenze in Serie A da presidente, il terzo dopo Iurlano e Moroni. Questo per dire che voglio sognare, sì, ma facendolo con elementi concreti. Vedo il progetto ma bisogna anche esistere lo scenario peggiore. Ma in un progetto sano anche lo scenario peggiore passa da situazione di vita o morte a incidente di percorso. Non voglio più vivere un anno come quello dell’ultima retrocessione, con gente con ingaggi alti che nemmeno voleva stare a Lecce. Se non avessi chiamato Corvino lo scenario più probabile sarebbe stata la retrocessione in Serie C. Cosa peraltro successa ogni anno a qualcuno. Pensare a questo mi porta ad essere più lucido oggi”.