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Lecce: salvezza in anticipo costruita con scelte oculate e difficili, senza che sia mancata la compattezza
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La salvezza del Lecce parte dal lontano, dopo quel rigore di Colombo a Monza, che aveva sancito la permanenza in Serie A con Baroni, il quale ha poi lasciato i giallorossi per ripartire da una nuova guida tecnica e una rosa che ha visto, tra i più importanti, gli addii di capitan Hjulmand e di Umtiti. Con questi avvicendamenti, sono diventati diversi gli interrogativi sulla squadra costruita per ottenere la salvezza anche all’ultimo secondo dell’ultima giornata del campionato di Serie A.
La guida tecnica passa nelle mani di Roberto D’Aversa, ricordato nel bene per la stagione a Parma, ma reduce dagli esoneri sia con i gialloblu che successivamente con la Sampdoria che hanno oscurato quanto di buono fatto e rischiando di attribuirgli un’etichetta negativa. Il neotecnico si ritrova una squadra costruita da Pantaleo Corvino per giocare con il 4-3-3 che ha utilizzato nelle precedenti esperienze, con Ramadani in mezzo al campo cui è attribuito il difficile compito di sostituire Hjulmand.
L’inizio del campionato è una sorpresa per i giallorossi che macinano punti da mettere in cascina e prendendosi lo scettro di squadra rivelazione, anche per il modo di giocare propositivo e con personalità. Sulle ali dell’entusiasmo e con la zona rossa ben distante tutto sembra facile e bello, così come poter sognare, ma poi bisogna fare i conti con i periodi bui dove si vede effettivamente la forza e la compattezza di una società. Gli scarsi risultati sembrano legittimati dalle avversarie affrontate, con nel mezzo un mercato di gennaio che ha conosciuto il difficile addio di Strefezza sostituito dall’incognita Pierotti, ritenuto non pronto né efficace nell’immediato a risolvere almeno parte dei problemi giallorossi.
La luce in fondo al tunnel potrebbe vedersi proprio al Via del Mare, sempre alleato dei suoi beniamini, ma la sfida con il Verona fa da spartiacque tra chi non vedeva via d’uscita e chi fosse fiducioso: era il momento di intervenire. Infatti, la società cambia guida tecnica affidandosi a Luca Gotti, anche lui reduce da due esoneri ma il cui equilibrio e l'umiltà avrebbero permesso al Lecce di risollevarsi, soprattutto mentalmente. Il diverso approccio del nuovo allenatore si denota già a partire dalla prima conferenza stampa, dove non annuncia proclami e filosofie distanti dalla realtà, quanto invece di ripartire dalle cose semplici e ritrovare l’autostima che era andata persa. Il tecnico ci mette del suo non solo dal punto di vista psicologico ma anche tattico, superando i dualismi Krstovic - Piccoli e Gallo - Dorgu, esaltando i punti di forza della squadra. Il Lecce mostra le unghie negli ultimi e decisivi scontri diretti, mostrando soprattutto personalità e maturità che sorprendono rispetto all’età media più bassa della Serie A.
La ricostruzione della stagione evidenzia come ogni scelta, che sia societaria sia tecnica, ha portato al raggiungimento degli obiettivi: merito, come ha evidenziato Gotti in conferenza stampa, ai 25 punti di D’Aversa che hanno permesso di non affondare nella zona retrocessione e al nuovo allenatore per aver ripreso in mano la squadra e condotta al raggiungimento dell’obiettivo. Da sfondo a tutto ciò, la società guidata da Sticchi Damiani sempre presente che è intervenuta nel modo giusto e al momento giusto per conservare l’obiettivo più importante e restare tra le 20 forze della Serie A 2024-2025.