Leao: "Al Milan a lungo. Conceiçao ci ha cambiato. Tre panchine con Fonseca? Una spiegazione poteva darmela..."
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DUE LEAO - "I miei gemellini. Sono diversissimi tra loro, si vede già dai primi mesi: Thiago è più agitato, Leonardo è come me, dorme tanto, è calmo e tranquillo, gli piace osservare. Sarà un ragazzino bravo a stare al suo posto. I miei figli sono la mia forza, la cosa più bella del mondo. Volevo essere padre prima dei 25 anni e loro sono arrivati al momento giusto. È un’esperienza incredibile ma anche difficile perché non riesco a vederli ogni giorno. Ho l’esempio del mio papà che mi è sempre stato vicino. Speriamo che almeno uno dei due diventi un calciatore...".
LA SUPERCOPPA - "Non penso a me. L’immagine più forte che mi porterò dentro da Riad è quella di tutto il gruppo che festeggia il gol di Abraham. Un momento di gioia condiviso. Un ricordo che mi resterà per sempre e che certo racconterò ai miei bambini".
CONCEICAO - "Ha portato energia e una nuova mentalità. Così siamo arrivati a vincere la Supercoppa e farlo è stato importante per tutti. Per noi che siamo qui da tanto tempo e per i nuovi, che così hanno capito cosa significhi alzare un trofeo con il Milan. Io qui ho già conquistato uno scudetto, che è la cosa più grande da vincere dopo la Champions, ma con le parole non sono mai riuscito a descrivere cosa avevo provato. Adesso certe sensazioni le hanno provate tutti e dobbiamo andare avanti su questa strada. Vincere un derby in quel modo è stato stupendo: ci ha ricordato che siamo sulla strada giusta per mettere in bacheca altri titoli importanti".
DUE ANNI SENZA TROFEI - "È stata dura, ma a volte il calcio è così. Con questa nuova direzione (intende dopo il cambio di proprietà, ndr) l’ambizione è sempre stata quella di vincere, ma certi processi hanno bisogno di tempo. Finalmente abbiamo conquistato un trofeo importante come la Supercoppa e ora bisogna continuare a fare le cose nel modo giusto. Indossare questa maglia ogni partita è una responsabilità e un onore. Tutti stanno facendo un grande lavoro".
QUALCOSA È CAMBIATO - "Qualcosa in noi è cambiato. Cosa? L’energia e mentalità di cui parlavo prima si sono viste contro la Juve e contro l’Inter. Chi era fuori per infortunio ha scelto di essere “dentro” la squadra, di dare il suo contributo dalla tribuna: è stato uno step in più. Un messaggio per noi e per gli altri. E infatti sento che ora, prima di entrare in campo, anche gli avversari ci percepiscono in maniera diversa. Le due rimonte vittoriose lo confermano".
TIFO MILAN - "Quando sono arrivato qua già tifavo un po’ per il Milan, la squadra dove sono passati tanti giocatori importanti che ammiravo da bambino. Ho subito capito la passione dei tifosi e cosa voleva dire portare questa maglia, che ha un peso speciale. Ho pensato che volevo star qui per anni e vincere trofei. Adesso devo solo ringraziare chi mi ha portato al Milan, chi tutti i giorni mi ha aiutato a migliorare e a crescere come giocatore e come persona".
FUTURO AL MILAN - "Se sto bene al Milan, per il presente e futuro? Sì, speriamo".
IBRA - "Zlatan è una persona troppo importante, mi mette in testa che devo alzare il livello in ogni occasione per cercare di vincere sempre. Lui ha una carriera ricca di successi e non posso paragonarmi a lui: è un esempio. Per me e per gli altri. Sa cosa serve per vincere e cerca di trasmetterlo a ognuno di noi".
AL TOP - "Il mio obiettivo è essere al top e avvicinarmi ai più forti. Se l’allenatore è bravo può aiutarmi, il resto dipende da me. Io cerco di mettere le mie caratteristiche al servizio della squadra. Conceiçao non ama sempre scherzare, ma sa come spingermi e mi aiuterà ad arrivare a un livello più alto. Puntiamo forte su di lui. Sono pronto per ascoltare e seguire le sue idee che sono buone, visto che è arrivato e dopo pochi giorni abbiamo vinto un trofeo. Adesso dobbiamo pensare partita dopo partita e conservare le energie positive provate in Arabia. Bisogna continuare così".
FONSECA - "Sulla nostra relazione allenatore-giocatore non ho nulla da dire, anche se all’inizio un paio di situazioni – e non dico problemi, ma situazioni – abbiamo dovuto risolverle. Ha cercato di fare il suo lavoro, di applicare le sue idee e io credo che ci sia sempre da imparare. Ma non ha funzionato e se doveva rimanere o meno, non lo decido certo io. Posso però dire che tutti hanno provato a dare il massimo e che a Fonseca auguro il meglio".
LE PANCHINE - "Se mi hanno caricato o fatto arrabbiare? Un po’ e un po’. Credo che una spiegazione per tre panchine di fila si possa dare, però a volte gli allenatori fanno così... Era la prima volta che mi succedeva al Milan e ho anche imparato. Se mi ricapiterà, e spero di no perché voglio stare sempre in campo, sarò più consapevole di cosa devo fare ovvero rimanere concentrato, non buttarmi giù o perdere la fiducia in me stesso, che è la cosa più importante per rendere al meglio nel nostro lavoro. In ogni caso il passato è passato e io guardo con fiducia al futuro".
PALLONE D'ORO E CHAMPIONS - "Non sempre puoi giocare al massimo: ci sono anche partite “normali” o in cui riesci a fare poco. Negli ultimi anni ho capito che il calcio è cambiato: contano tanto le statistiche e si guarda ai numeri di gol e assist, più che le prestazioni. Io sto cercando di diventare più cattivo davanti alla porta per aggiungere una qualità in più ed essere al livello dei top. Ovvio il Pallone d'Oro è un sogno, ma per me la cosa più importante è vincere un grande trofeo con la squadra. Il Pallone d’oro è una conseguenza dei risultati con il tuo club. Per questo la mia prima ambizione è conquistare la Champions. E per riuscirci so di dover fare la differenza in ogni incontro, di dover essere importante per il Milan".
CORSA CHAMPIONS - "Quando siamo tornati il mister ci ha parlato e ci ha detto di tenere i piedi per terra. Pensiamo partita dopo partita, ma io personalmente ho sentito una scossa nuova. Conceiçao ha già dimostrato di saper fare grandi cose: in carriera ha conquistato tanti trofei e lo ha già fatto anche con noi. Ha portato la sua esperienza e ora vogliamo continuare a vincere come si deve fare qui al Milan. Ci siamo rimessi a lavorare a testa bassa perché c’è da lottare per arrivare tra le prime quattro".
SAN SIRO - "Ogni volta che entro a San Siro con questa maglia è una gioia e penso solo a vincere qualcosa di grande, a spingere la squadra e a vivere altri momenti da ricordare. Quando ci riesci... ti sale la voglia di rivincere ancora tutti insieme e il prima possibile".
OBIETTIVI EUROPEI - "In Europa abbiamo l’ambizione di andare il più avanti possibile, ma servirà sempre il vero Milan. La Champions è la coppa più bella che c’è nel calcio e per noi da ora in poi saranno tutte finali. Sì, possiamo sognare di vincere anche qualcosa di importante. Niente è impossibile".
L'INFORTUNIO PRE-SUPERCOPPA - "Sinceramente pensavo di poter giocare la finale, mentre sapevo che scendere in campo contro la Juve sarebbe stato un bel rischio. Mentalmente lo staff medico, il mister e i suoi collaboratori mi hanno messo nelle condizioni ideali per svolgere un bel lavoro. Mi hanno trasmesso energia e la mentalità giusta dicendomi che non saremmo tornati prima di lunedì (giorno della finale, ndr). Sono stati bravi e ringrazio i dottori e i fisioterapisti per quello che hanno fatto. Anche per questo dico che è stata una vittoria di tutti".
CRITICHE E COMPLIMENTI - "Noi giovani calciatori cerchiamo di non ascoltare le critiche, ma a volte ti arrivano lo stesso. Io non voglio mai farmi condizionare. I complimenti più belli invece sono quelli della squadra, del mister, dei dirigenti dei Milan e della mia famiglia".
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