Le storie maledette di Remo Gandolfi, da calciomercato.com alla libreria: la recensione di un testo da non perdere
Come si legge sulla quarta di copertina, questo libro parla di CALCIATORI, ma racconta la storia di UOMINI. Osservare la vita degli Altri, narrare la vita degli Altri, non può mai essere oggettivo. Un testimone, un narratore, sceglie sempre un punto di vista da cui raccontare una storia.
Remo Gandolfi lo sa bene, e decide di parlarci nella maniera più coraggiosa e coinvolgente: l’epica dell’ascesa e della caduta raccontate in prima persona, con l’eroica naturalezza e la sorprendente efficacia di uno sguardo affettuoso e competente, che padroneggia la materia esistenziale non meno di quella calcistica.
Una appassionante e commovente Spoon River dello sport più bello del mondo.
LA RECENSIONE DI PAOLO GROSSI
Conosco Remo da quando eravamo ragazzini alle scuole medie, e purtroppo per noi è passato un bel po' di tempo. Già allora lo pervadeva questa fantastica passione per il calcio. Ogni volta che c'era da correre dietro a una palla lui era lì e gli amici lo chiamavano volentieri a giocare perché era bravo. Centimetri e visione di gioco andarono presto di pari passo. Ma non c'era solo il prato. Calcio voleva dire anche Subbuteo, o videocassette importate dall'Inghilterra per seguire le gare del Leeds...
Quando hai una passione del genere, autentica e generosa, diventi anche contagioso. Negli anni quanti amici ha ai segreti del calcio inglese prima e di quello argentino poi. Ha allenato, e quando il lavoro, inesorabile, l'ha allontanato dai campi, internet è diventato il terreno di una nuova sfaccettatura del suo amore per il pallone. A cinquant'anni s'è scoperto narratore, il suo blog è diventato un nucleo di appassionanti storie che ora trovate in queste pagine, com'è giusto che fosse, perché chi comincia a imbiancare ama ancora la carta.
A Remo mi accomuna una serie di cose. L'amore per il pallone, certo, ma anche le origini nevianesi. E soprattutto una certa visione del mondo, di come dovrebbe essere, e una gerarchia precisa delle cose che rendono unica la vita. Tra queste ci sono le belle storie, come quelle raccolte qui. Remo ha cominciato a scrivere tardi (purtroppo, converrete anche voi dopo aver letto il libro) ma ha bruciato le tappe. Ecco allora che queste storie maledette hanno un ritmo incalzante e un'anima profonda. Remo parte calandosi nello sfortunato protagonista, portando in superficie sogni, ambizioni, dolori, per poi staccare, cambiare il punto di vista e proporre la cronaca secca, ma mai fredda, delle precipitose cadute.
Tra i nomi dei protagonisti alcuni suoneranno familiari ai non più giovani, da Tarantini a Luque a Francisco Marinho, per citarne alcuni. Altri risuoneranno come un'eco lontana, ma il racconto delle loro vicissitudini li riporterà in primo piano. Alcol, droga, infortuni, amori disgraziati, incontri sbagliati, politica, donne, tragici incidenti e il tintinnar delle manette. C'è un po' di tutto in queste storie ma il bello è che alla fine amerete questi personaggi veri e coverete lo stesso sogno impossibile che probabilmente ha animato Remo quando si è messo a raccogliere e scrivere queste storie: che potessero avere un finale diverso. Lo avrebbero meritato, Iacovone, Fashanu e tutti gli altri, ma non può più succedere. Intanto però questo bel libro rende loro, se non giustizia, tutto l'amore e il rispetto che potevano guadagnarsi.
Paolo Grossi (Giornalista di Stadio e Gazzetta di Parma)