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    Le scommesse ai tempi del coronavirus: si è fermato tutto, non ci resta che il... burraco

    Le scommesse ai tempi del coronavirus: si è fermato tutto, non ci resta che il... burraco

    • Stefano Palmieri
    Abbiamo vissuto qualcosa che in questi giorni mi torna alla mente. Avvertivano che nel palazzo dove tutti i giornalisti stavano lavorando presto sarebbe esploso un ordigno. Via nell'isola verde a centro piazza in attesa che l'effetto-bomba finisse e si potesse tornare al nostro quotidiano.

    Me lo riporta alla mente moltiplicato "enne" volte. Qui non ti liberano ma ti rinchiudono, qui non è una sbrasonata di qualcuno che chiamava a gettone ma è la realtà che ci è saltata addosso da un momento all'altro.

    Le Scommesse ai tempi del Coronavirus. Non sarà mai l'Amore ai tempi del Colera, anche perchè si arriva trentacinque anni dopo. Le non-scommesse. Sono caduti i veli e tu hai sbattuto gli occhiali contro il tadzebao che intimava "chiusura delle sale scommesse fino ad aprile per evitare gli assembramenti". Le non-scommesse a metà, prima si sono fermate le nostre, poi le altre, poi di nuovo le nostre in Europa. Tutti in barca, altro che tre uomini. E campionati dilatati procrastinati rinviati al giorno che.. Con una spinta in pieno petto all'Europeo Itinerante, che più Itinerante di così non avrebbe potuto reinventarsi, fino a slittare al 2021 (neanche fosse stato curling).

    E quindi che ti resta da studiare? Sane invenzioni per scoprire la fascia forte dello Zenit, come rende la seconda palla del Sivasspor e soprattutto i calci da fermo del Rizespor.

    Ne è passato di tempo (1992) con la Danimarca richiamata sul bagnasciuga a gran voce perchè si era aperto il buco della Jugoslavia tra le finaliste degli Europei. E chi vinse quella manifestazione, scivolando dalle pagine di un libro di fate e fiabe? Proprio loro. Ovviamente a quote di affezione, nessuna fiducia a chi fino a pochi giorni prima era in spiaggia a dire: "...offriamo noi il prossimo giro!".

    Ne è passato di tempo dal botto più grosso del calcio, da Cimabue alla rete del computer. Leicester salvo all'ultima uscita della Premier League e titolato l'anno dopo (2016), una quota vincente che ha toccato il 1500 contro 1! Il Sor (che poi sarebbe diventato Sir) Claudio Ranieri, busto di bronzo oro e platino in qualunque piazzola di sosta della città (70 chilometri da Birmingham, l'aeroporto più vicino) che l'ha consegnato a una leggenda inscalfibile. Nemmeno da quell'elicottero del suo patron che venne giù, lasciando un gran rumore e un gran dolore.

    Ne è passato (meno) di tempo dal Barcellona sceso in campo (2018) con le infradito e il cuscino dietro le spalle perchè il 4-1 scritto al Camp Nou era pagina sacra. E invece EDF sposta la formazione, la mette a tre dietro e regala a Dzeko la compagnia di uno Schick mai fiorito in giallorosso. "Come facemmo a perdere 3-0 con quella Roma?", fa ancora male la testa di Messi, Suarez e Busquets.

    Per non tralasciare il tripletòn di CR7 (2019) che impiccava Simeone senior alle sue responsabilità, due a niente per loro al Wanda Metropolitano di Madrid e niente a tre per la Juve nella roccaforte di Torino.

    Adesso al massimo si può organizzare un burraco all'anziana, uno scopone se il nonno salta la pennica. Fino a spingersi ad urlare scopa come se i nostri avessero fatto come Dybala quando è ispirato.

    Mi battono sulla spalla. "Guarda che ci sono le scommesse via web, su Internet". Dove ti sembra di vincere sempre, perchè la "fresca" non esce mai dalle tasche. Lì niente assembramenti ma anche molta meno poesia. 

    Vuoi mettere quando entravi in sala scommesse e scorgevi sullo sfondo quel pennellone del Watusso, due metri di sapere calcistico, quote che uscivano dai pantaloni a pinocchietto color cane che fugge. "A Watu', come lo vedi Torino-Sassuolo oggi?". Altra robbbbbbba, con la b martellata, che schiocca e rimbalza. Fino a fare rumore, come Diodato a Sanremo. Che ha schiantato tutti. Chiudendo da favorito.

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