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  • Romamania: le romane lassù, ora è derby! Batistuta, Totti e lo scudetto scucito alla Lazio

    Romamania: le romane lassù, ora è derby! Batistuta, Totti e lo scudetto scucito alla Lazio

    • Paolo Franci
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    In queste ore, tutto è risucchiato e assorbito dallo piscodramma della Nazionale. Giusto, logico e normale. Uno psicodramma che, se non congelato, ha momentaneamente anestetizzato il clima da derby. Sì, il derby che sta arrivando e che si giocherà tra una settimana appena. Un derby come non se ne vedono dalla fine degli anni '90 e i primi del nuovo millennio, quando la Lazio cragnottiana dominava la scena e la Roma di Franco Sensi decise di scalare la montagna, fino a scucire lo scudetto dalle maglie bianconcelesti lo scudetto. La Lazio vince il titolo, la Roma trionfa l'anno dopo. Irripetibile. Era la Roma di Franco Sensi e dei grandi campioni. Cafu, Candela, Samuel, Totti, Delvecchio, Montella, Batistuta e via via tutti gli altri. Era la Roma di Fabio Capello che rispondeva alla Lazio di Sven Goran Eriksson. Una Lazio che contava su investimenti da capogiro e acquisti stellari: Salas, Veron, Vieri, Mancini, Simeone, giusto per citare qualche nome tra i tanti. Bei tempi quelli eh?

    Oltre tre lustri dopo, Roma e Lazio si ritrovano lassù. E' cambiato il mondo. E' cambiato il calcio. Oggi i presidenti danarosi e pronti a tutto pur di vincere non ci sono più. Nel calcio, ora, se devi comprare un evidenziatore per l'amministrazione, devi prima vendere due matite usate. A maggior ragione a Roma, dove la parola d'ordine, ferrea, è autofinanziamento. “O tempora o mores”, che tempi, che costumi: era il pensiero di Cicerone rispetto a una Roma che cambiava, in peggio, molto peggio, travolta da corruzione e perfidia, definizione via via utilizzata per segnare il cambiamento degli usi e dei costumi. Ora ci sono Lotito e Pallotta, piaccia o no a una sponda e l'altra del Tevere. In panchina non due mostri sacri come Eriksson e Capello, ma due attor giovani che puntano decisi all'oscar. I grandi campioni? Beh, l'ultimo di quell'epopea ha smesso lo scorso anno: Totti. Gli altri protagonisti sono allenatori top (Mancini, Simeone), allenatori (Montella) o semplicemente se la godono (Vieri). Le differenze tra quegli eroi delle due sponde e gli attuali protagonisti sono enormi, chiaro, così come enorme è la differenza (economica) tra quel calcio e questo qui. Però, alla faccia di chi non ci credeva da una parte o dall'altra, questo è un derby scudetto. Un derby come non se ne vedono da una vita per importanza e peso in classifica. E la vigilia è vissuta con l'ansia Nainggolan e il suo muscolo traditore, l'angoscia di un Ciro Immobile calato all'improvviso di rendimento con Ventura e assillato per giorni da un malanno muscolare. Ansia da derby, la chiamano, che sembra evaporata dietro allo psicodramma azzurro. Ma non fatevi ingannare, perchè il derby sta arrivando e la brace cova sotto la cenere. Perchè non c'è partita più bella, sentita, amata, odiata e vissuta di questa qui.

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