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    Le 'rivoluzioni Mondiali' e la sfida ad Agnelli: Infantino accresce il suo potere

    Le 'rivoluzioni Mondiali' e la sfida ad Agnelli: Infantino accresce il suo potere

    • Pippo Russo
      Pippo Russo
    Succederà un 48. Il Fifa Council riunito ieri a Miami ha approvato il ridisegno delle competizioni mondiali per rappresentative nazionali e per club, voluto dal presidente Gianni Infantino. Ossia, l'estensione a 48 squadre della fase finale dei mondiali, da adottarsi già a partire dalla prossima edizione in Qatar del 2022, e l'organizzazione del primo Mondiale per Club a 24 squadre, da disputarsi a giugno-luglio del 2021. Toccherà al prossimo congresso Fifa, che si terrà il 5 giugno a Parigi e sarà chiamato a confermare l'avvocato svizzero alla presidenza del calcio mondiale (è candidato unico), approvare questo impegnativo disegno di riforma delle competizioni. E nei tre mesi scarsi che passeranno nel frattempo potrebbero essere riviste molte cose, dato che rispetto alle mosse architettate dal presidente Fifa esistono sensibilità molto diverse.

    Ma l'incertezza sull'esito e sulla fattibilità di queste riforme non deve far passare in secondo piano l'elemento politico della questione, e gli aspetti tattici e strategici delle mosse di Infantino. Che ha affinato una tecnica di gestione del potere fondata sulla capacità di dire sì a tutti. Per poi lasciare che i singoli portatori d'interesse si scontrino fra loro, e gli permettano di intervenire in seconda battuta nel ruolo di mediatore che decide sbloccando l'impasse. E poiché la litigiosità fra soggetti portatori d'interesse nel mondo del calcio è destinata a aumentare, ecco che questo modo furbesco di governare il calcio mondiale si rivela vincente.

    MONDIALE A 48 – L'allargamento del numero delle partecipanti alla fase finale dei Mondiali è una delle misure privilegiate da Infantino sin dall'inizio della sua esperienza da presidente Fifa. L'enfasi su tale riforma è stata talmente alta da spingere il neo-presidente, nel giro di pochi mesi, a parlare dapprima di un ampliamento a 40 squadre e poi di un ampliamento a 48 squadre. Cioè un torneo XXL, sulla cui credibilità tecnica molto vi sarebbe da obiettare.

    Ma al di là delle considerazioni sul valore della competizione, ciò che merita d'essere rimarcato è l'ansia del presidente Fifa di adottare prima possibile l'allargamento a 48. Era stata prospettata la possibilità di adottare per la prima volta questa formula in occasione dei Mondiali 2026. Che saranno ospitati dai tre grandi paesi nord-americani (Canada, Usa e Messico), ciò che consentirebbe di assorbire l'impatto di una manifestazione in cui il numero delle rappresentative partecipanti cresce del 50% (da 32 a 48) in un colpo solo. E invece Infantino pressa perché l'allargamento parta già dal mondiale qatariota che si svolgerà fra tre anni. Il presidente Fifa lascia intravedere un enorme aumento dei proventi economici in caso di ampliamento immediato, ma ciò è tutto da dimostrare. Resta il fatto che per favorire l'anticipo della riforma della competizione la Fifa abbia commissionato uno studio di fattibilità, dal quale emerge che l'allargamento a 48 sarebbe possibile già da Qatar 2022.

    Sui contenuti di questo documento ci soffermeremo in un prossimi articolo. Ciò che però è subito evidente è la difficoltà di un piccolo paese come il Qatar a ospitare una manifestazione cresciuta del 50%. In questo senso, la soluzione prospettata da Infantino è quella di far partecipare all'organizzazione altri paesi dell'area del Golfo: Bahrein, Kuwait, Oman, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti. Una soluzione che per il momento pare non soddisfare nessuno. A partire dagli stessi organizzatori del Qatar, che nel 2010 si sono aggiudicati il Mondiale (sia pur in quel modo opaco che abbiamo conosciuto) per realizzarlo da sé, e che invece in corso d'opera si troverebbero a doverlo condividere con altri paesi dell'area. Ma nemmeno fra i governi di questi paesi c'è grande entusiasmo su tale prospettiva. Tanto più che i rapporti col Qatar sono tesi, e l'idea che l'emirato possa mettere a segno una figuraccia organizzativa non dispiace affatto.
    Tenuto conto di ciò, è forse il caso di dare un'altra lettura al disegno di Infantino riguardo a un mondiale che coinvolga i paesi dell'area. Si ha l'impressione che il presidente Fifa voglia giocare un ruolo da fine diplomatico, pronto a usare il calcio per far valere un peso nei giochi grandi della politica internazionale. Era, questa, una visione del ruolo di presidente Fifa su cui aveva puntato molto Blatter, nella fase in cui il delirio di onnipotenza lo portava a pensare di poter aspirare al Premio Nobel per la Pace. Molto più modestamente, Infantino mira a accrescere il proprio potere presso le cancellerie internazionali perché sa che il rapporto con gli attori interni al mondo del calcio è sempre a rischio. E l'atto di proporsi come un soggetto che contribuisce alla stabilizzazione delle relazioni in un'area così delicata dello scacchiere globale obbedirebbe a una logica del genere.

    MONDIALE PER CLUB A 24 – Ecco la nuova manifestazione, che andrebbe a sostituire sia l'attuale competizione nata in sostituzione dell'ex Coppa Intercontinentale, sia la superflua Confederations Cup. Il nuovo Mondiale per Club dovrebbe coinvolgere 24 squadre di diversi continenti e prendere il via nel 2021, durante il periodo 17 giugno-4 luglio. Cioè una fase della stagione che per i club dei principali tornei europei è di vacanza, o che al massimo coincide con l'avvio dei ritiri pre-campionato.

    Già questo dato è sufficiente a fare intendere quanto scombussolante sarebbe l'impatto della nuova manifestazione. Ma sono altri gli aspetti che portano molti attori di rilievo del calcio europeo a giudicarla negativamente.

    C'è soprattutto che il nuovo Mondiale per Club nascerebbe fuori dal controllo dell'European Club Association, l'associazione presieduta da Andrea Agnelli che formalmente si batte per gli interessi dei club europei ma di fatto è una lobby delle società più ricche. Figlia dell'ex G-14, l'ECA continua a tenere nel cassetto il progetto della Superlega per club, una manifestazione auto-organizzata e sganciata dalla struttura istituzionale del calcio internazionale. La Superlega viene usata come un'arma di pressione nei confronti dell'Uefa. Arma che fin qui ha funzionato, come dimostrano i successivi mutamenti di format della Champions League che sono andati sempre nella direzione di soddisfare gli appetiti dei club europei più ricchi. Un Mondiale per Club organizzato dalla Fifa sterilizzerebbe la minaccia della Superlega. Perciò si capisce il nervosismo di Agnelli e dei suoi soci, che fanno trapelare la minaccia di disertare il Mondiale per Club. Ma sono davvero sicuri che tutti i club dell'ex G-14 manterrebbero la fedeltà alla linea?

    Ecco la vera posta in gioco. Infantino sa di poter usare lo strumento del “divide et impera”, anche perché è cosciente che la solidarietà e l'unità d'intenti fra i grandi club europei sono molto meno salde di quanto si voglia far credere. In questo senso, il trasferimento-scippo di Neymar dal Barcellona al Paris Saint Germain, avvenuto nell'estate del 2017, è stato un passaggio molto critico, che ha lasciato una ferita mai sanata nei rapporti fra i club dell'elite europea. Perché fra squali si può andare d'accordo finché c'è un mare di pesci medio-piccoli da divorare. Ma se poi si rimane fra squali dentro una vasca, le cose cambiano. E il Mondiale per club a 24 è una bomba a orologeria piazzata nella vasca degli squali.

    Da ieri Agnelli e i suoi soci dell'ECA ne sono consapevoli e preoccupati. E si sono resi conto persino loro che Infantino sarà anche un pessimo presidente Fifa, se si guarda alla sua capacità di migliorare la salute del calcio mondiale. Ma se si tratta di agire per difendere e accrescere il proprio potere, beh, quello lo sa fare benissimo.

    @pippoevai

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