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    Le mancate dimissioni di Rubiales e il danno all'idea dei calciatori al potere

    Le mancate dimissioni di Rubiales e il danno all'idea dei calciatori al potere

    • Pippo Russo
      Pippo Russo
    Ha spiazzato tutti. Luis Rubiales, presidente della Real Federación Española de Fútbol (RFEF), ha smentito i pronostici che lo volevano dimissionario e ha annunciato che rimarrà al suo posto. E già che c'era ha aggiunto l'uso di un aggettivo che giusto in questi giorni, dalle nostre parti, è stato reso molto controverso a causa di episodi di cronaca nera: “consensuale”.

    Il presidente della RFEF faceva riferimento al bacio a Jenni Hermoso, episodio avvenuto sul palco della premiazione dopo la finale dei Mondiali vinta dalle spagnole contro le inglesi. Un bacio “inflitto” (non troviamo altro verbo per definirlo), dal quale Rubiales non ha mai preso seriamente le distanze mentre intorno a lui montava la bufera, sia in Spagna che all'estero. Succedeva soltanto cinque giorni fa, domenica 20 agosto. Nel frattempo è successo di tutto, con apertura di un'indagine da parte della Fifa e una richiesta generalizzata di dimissioni. Da ieri sera i media davano per scontato che Rubiales si dimettesse nel corso dell'assemblea generale straordinaria di stamattina, tanto che sono stati pubblicati articoli sui passaggi necessari per giungere all'elezione di un nuovo presidente.

    FALSO FEMMINISMO  – Non ci si aspettava che Rubiales annunciasse di rimanere. E ancor meno ci si aspettava che contrattaccasse, sminuendo l'episodio del bacio dato a Jenni Hermoso (che invece ha pubblicamente dichiarato di non avere affatto apprezzato il gesto e di aspettarsi provvedimenti nei confronti del presidente RFEF) e addirittura scagliandosi contro il ”falso femminismo” di cui ritiene di essere vittima. Un atteggiamento chiaro: Rubiales è pronto allo scontro a tutto campo, sia col mondo del calcio che con la società civile. Conoscendo il suo curriculum, non ce ne stupiamo. Piuttosto eravamo rimasti sorpresi dalla prospettiva (che poi infatti è stata confutata) che egli accettasse di farsi da parte. L'uomo è di lotta e di governo, un ex sindacalista duro che non ha mai disdegnato il potere. Ha saputo coltivarsi le giuste inimicizie, fra cui spicca quella col presidente della Liga, Javier Tebas Medrano. E adesso che per mantenere la propria posizione gli tocca resistere a pressioni che vengono anche dall'esterno del mondo del calcio, si adegua e rilancia. Dovranno rimuoverlo da dove si trova, lui non se ne andrà.

    UN PRESIDENTE EX CALCIATORE CHE STA FALLENDO LA PROVA - Non è la prima volta che Rubiales finisce al centro delle polemiche. Eletto presidente della RFEF il 17 maggio 2018, carica alla quale è arrivato da presidente dell'associazione nazionale calciatori, l'ex difensore del Levante ha subito mostrato uno spigoloso stile di governo dell'istituzione. Succedeva all'eterno Ángel Maria Villar, travolto da uno scandalo di corruzione, e una volta giunto a capo del calcio spagnolo si è presentato come il realizzatore di un progetto che da più parti viene invocato: portare nelle stanze del potere la voce dei calciatori. Una missione carica di buoni auspici che però si è scontrata presto con una passione per il potere che ha fatto velo. Rubiales è stato il primo a aprire le porte ai sauditi, accettando non soltanto di portare in Arabia la finale di Supercoppa di Spagna, ma anche di trasformarne la formula in Final Four. Con l'effetto di snaturarla. E proprio al caso della Supercoppa in terra saudita è legato uno scandalo del quale molto si è chiacchierato in Spagna nella primavera 2022. Il sito d'informazione El Confidencial ha pubblicato diversi articoli in cui venivano messi in luce i rapporti fra Rubiales e Gerard Piquè, difensore del Barcellona trasformato in imprenditore sportivo. Al centro della vicenda c'era lo sfruttamento dei diritti sulla Supercoppa, di cui la Kosmos (società di Piqué) doveva in parte beneficiare nel ruolo di intermediaria. Ma emergeva anche uno stile discutibile nella gestione delle finanze della RFEF. Nell'occasione vennero pubblicati messaggi di testo e vocali Whatsapp, acquisiti chissà come e messi a disposizione della stampa da chissà chi. E questo aspetto ha in parte deviato l'attenzione rispetto ai contenuti, che illustravano un modo molto spregiudicato di esercitare il potere da parte del presidente federale. Dopo il clamore iniziale quella vicenda è stata sommersa dal rumore mediatico di altre storie. Ma ha lasciato in eredità un'immagine offuscata di Rubiales. L'ex calciatore che, una volta al potere, si dimostra non tanto diverso dai burocrati federali. La scelta odierna di rimanere in sella nonostante tutto, accompagnata dal tono fermo e arrogante del discorso (quel “no voy a demitir!” scandito cinque volte), peggiora la situazione. E comunque vada a finire, questa è la conseguenza più sconfortante della vicenda: che sia uno spot in negativo contro la prospettiva che gli ex calciatori assumano il governo del calcio. Facciamo in modo che si tratti di un (pessimo) caso personale senza trasformarlo in un caso dalla portata generale.

    @pippoevai

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