Le critiche feroci e l'ombra del falso 9, ma per la Spagna è sempre Morata l'uomo del destino
GUARDIOLA, IL FALSO 9 E LA SPAGNA - Pep Guardiola diceva: "Il mio centravanti è lo spazio", ma al City ha voluto Haaland. Lo stesso pensa Luis Enrique quando schiera Ferran Torres e Asensio, ma poi la partita contro la Germania la sblocca lui, il subentrato ex Juve. Quello dell'attaccante è un ruolo spesso vituperato e criticato, ma che nel calcio moderno è ancora spesso decisivo: anche in Spagna, il primo paese a decidere che se ne poteva pure fare a meno, nonostante i trionfi siano arrivati nell'epoca dei Fernando Torres e dei David Villa.
LE CRITICHE, LUIS ENRIQUE E UN PAESE CONTRO - Miglior giocatore di Spagna-Germania, in rete 8 minuti dopo l'ingresso in campo. Complessivamente per lui due gol in 69 minuti, dopo quello con la Costa Rica: "Non mi interessa giocare di più o di meno degli altri. Sono al Mondiale: non importa se non devo giocare di più, mi interessa vincerlo. Luis Enrique mi ha aiutato molto. È difficile da spiegare. Si è fidato di me nel momento più difficile, non solo della mia carriera, perché ho avuto altri momenti difficili, ma anche della mia vita personale. Sentivo di avere un intero Paese contro di me, era una situazione molto difficile e lui si è messo lì e mi ha difeso contro tutti. Cerco solo di restituirgli la fiducia e tutto ciò che ha fatto per me".
L'UOMO DELLE COPERTINE - Queste parole testimoniano il tipo di legame che c'è tra l'attaccante dell'Atletico Madrid e il suo commissario tecnico, che lo ha sostenuto anche dopo la cocente eliminazione dall'ultimo Europeo e lo ha protetto dalle furenti critiche dei tifosi delle Furie Rosse. L'ombra delle accuse, l'ombra del falso 9, ma alla fine l'uomo del destino è sempre lui, col Giappone e gli ottavi nel mirino, per prendersi di nuovo le copertine.
@AleDigio89