Le colpe di Mancini e i limiti di Suning: 'Fozza Inda', è ora di decidere
Certo, il Financial Fair Play. Certo, le plusvalenze. Certo, la linea verde.
C’è però qualcosa che non torna. Ausilio negli ultimi anni ha fatto prima i miracoli con i fichi secchi e poi è quasi sempre riuscito a spendere bene e in anticipo i budget a disposizione. Tra maggio e giugno sono arrivati due ottimi giocatori, Banega e Ansaldi, e uno che potrebbe esserlo come Erkin. La china sembrava quella di un’ottima sessione di mercato. Poi più niente. Anzi peggio, una serie di annunci frettolosi e di trattative date per chiuse prima del tempo.
Berardi è rimasto al Sassuolo. Pjaca ha fatto sì le visite mediche, ma per la Juventus e Gabriel Jesus pare lontano (oltre che un investimento azzardato), Candreva sta invecchiando nell’attesa.
In compenso è stato ceduto Juan Jesus, uno dei pochi leader morali dello spogliatoio, mentre Ranocchia e Nagatomo se la passano molto bene e si godono il paesaggio. Zhang Jindong è entrato nei nostri cuori con il suo grido di battaglia che però al momento resta l’unico passaggio entusiasmante della nuova gestione, al netto della copertura del debito (sempre sia lodata Suning). Quel “Fozza Inda!”, che un po’ tremare il mondo fa e che l’altro po’ lo fa sganasciare dalle risate. Investire sui giovani è un’ottima idea, un piano da perseguire con decisione. Visti e considerati gli ultimi passaggi resta però il dubbio che i nuovi padroni del vapore non conoscano l’età di Mauro Icardi, che è molto giovane ed enormemente importante per l’Inter. Se è vero che la fastidiosa e poco competente Wanda continua a violare ogni regolamento possibile e immaginabile trattando il cartellino di Maurito con il Napoli, con l’Arsenal, con il Dopolavoro Ferroviario di Rosario e con il Deportivo Tonno Insuperabile, è altrettanto solare è il danno che il silenzio di una proprietà che delega ad Ausilio le uniche uscite ufficiali, sta creando seri danni all’immagine dell’Inter e all’armonia di una squadra che con tutta probabilità dovrà cercarsi un nuovo allenatore nel giro di pochi giorni.
Diciamoci la verità: se Wanda mostra senza maschera tutta la sua avidità e il desiderio di occupare il centro dell’attenzione, un fondo (anche consistente), di legittimità le sue richieste ce l’hanno. Icardi ha rinnovato l’anno scorso con il patto tra galantuomini di rivedere le cifre al più presto, al momento il suo stipendio è lontano da quello di Kondogbia e la cosa ha poco senso. Molto poco. Detto che non si tratta si una responsabilità specifica dei cinesi ma che il principale indiziato di essere l’autore del pasticcio è il parsimonioso Thohir, la cosa va risolta alla svelta. Che il presidente del Napoli prenda un aereo e si presenti agli agenti di Icardi (abbiamo appreso con sollievo che il multiforme ingegno di Wanda è sostenuto da qualche professionista), senza che il signor Jindong lo incenerisca a suon di Fozza Inda! è davvero una cosa sconveniente che può significarne altre due:
a) La proprietà è stufa di una trattativa condotta in questo modo ed è più che disposta a lasciar partire Mauro, il che sarebbe anche un terribile errore dal punto di vista della comunicazione perché equivarrebbe a una dichiarazione di non belligeranza nei confronti del campionato, una specie di rinuncia a competere
b) La proprietà non ha idea alcuna di come si comunichi nel mondo del calcio ma cedere Icardi non è nemmeno nei pensieri e salvo un piccolo fastidio ora tratterà l’ingaggio del giocatore.
La situazione in cui si sono trovati Jindong e i suoi non è per nulla facile e questo siamo più che disposti ad ammetterlo. Mercato quasi bloccato, la Uefa che non vuole rivedere i paletti e rinegoziare le condizioni e la quasi impossibilità di arrivare con tanto di roboante regalo ai tifosi a meno di non aggirare le regole con la triangolazione Italia-Cina-Italia. Ci hanno provato con Joao Mario ma si sono scontrati con le richieste folli dello Sporting Lisbona e hanno gettato la spugna. Il pericolo è che l’attendismo eccessivo, la mancanza di una linea di comunicazione chiara e una presenza che se possibile è ancora più discreta di quella di Thohir rovinino l’ottima sensazione di un mese qua, quella di aver trovato finalmente qualcuno disposto a coprire di denaro i nostri sogni.
Poi c’è Mancini.
Quello dell’allenatore è un caso delicato e spinoso. Il sospetto è che ci si voglia liberare di lui ma senza prendere la decisione di esonerarlo. Si tira la corda sperando che perda definitivamente la pazienza e questo è un errore se possibile anche più grande dei precedenti. In primo luogo perché restare senza allenatore a fine agosto è una follia, in secondo perché questa serie di malumori e liti in pubblico fanno male all’immagine (di nuovo), quanto e più del caso Cardi. Mancini di suo dopo tanto tuonar farebbe bene a essere conseguente e a parlare chiaro. La guerra di nervi lo logora e logora anche noi, che da mesi (dall’episodio Sarri in poi), vediamo un allenatore cupo, nervoso e insoddisfatto e davvero non può dipendere solo dal mancato acquisto di Yaya Tourè. Se l’Inter è una squadra inadeguata, se Roberto Mancini considera la rosa insufficiente allora c’è qualcosa che non va in Roberto Mancini stesso, perché questa è la squadra che Ausilio ha costruito seguendo le sue indicazioni passo dopo passo, spendendo moltissimo e senza (quasi), mai vendere.
Il mercato è simpatico quanto una martellata sui piedi e purtroppo molto più necessario. Nessuno chiede miracoli dopo due mesi, nessuno è così ingenuo da pensare che si possa competere al volo, tutti però ci aspettiamo che la comunicazione diventi più chiara, solida e adeguata alla storia della società e alla sua volontà di crescere alla svelta.
da http://www.ilneroelazzurro.com