Laziomania: Volevo parlare di Garcia, Strootman, ma Mario Facco...
Un weekend strano, irreale, si potrebbe parlare di tante cose: Moreno Longo che lo ricordo ancora guidare un ostico Torino in una semifinale di Campionato Primavera, squadra tosta, compatta, con tanti talenti (credo ci fosse perfino Barreca, ma vado a memoria). Un allenatore giovane, che guida una squadra complicata da leggere, un Frosinone che forse, memore dell'ultima avventura in A, avrebbe potuto rinforzarsi in maniera diversa.
Un weekend strano, irreale avrei voluto ricordare l'ultima volta che abbiamo affrontato il Limassol, con una Lazio così così, o il poker di Inzaghi al Marsiglia, che lui ricorda iper bene, e ne abbiamo parlato qualche volta di come potevano essere 5. Vorrei parlare un po' di come, dopo 2 sconfitte, ho letto un sacco di cavolate sui social. Sono abituato, badate, bene, alle cavolate sui social, ma non esageriamo, dai.
Vorrei parlare del nuovo comunicato della Nord, che si è arrabbiata parecchio.
Volevo parlare di tante cose, perfino del tempo qui a Roma, che sembra tornato il caldo (ma occhio alle piogge improvvise) e di come alla fine per fortuna le persone che ci indignano sui social nella realtà le incontriamo poco, o si mimetizzano benissimo. Ma poi è arrivata la notizia di Mario Facco. Una notizia improvvisa, la scomparsa di questo classe '46, generazione di uomini come oramai scarseggiano. Ha vinto lo Scudetto 73-74, più di 100 partite per la Lazio forse più forte di sempre, che lo prese con Mazzola II dall'Inter forse tra le più forti di sempre.
In molti, nel mondo Lazio, lo ricordano per le sue chiacchierate da opinionista sulle frequenze di Radiosei. Sempre schietto, sempre attento, senza troppi peli sulla lingua: non ha mai avuto grossi problemi a schierarsi, con la propria opinione ben ferma, anche polemica. I tifosi della Lazio lo ascoltano da anni: si erano abituati a sentire la sua, come se fosse una conseguenza necessaria e vitale di tutto quello che riguarda la Lazio, dai risultati al mercato, fino alla famosa telefonata tra Lotito e Inzaghi (era rincuorato per via delle richieste pressanti del mister). Come se fosse uno di casa, da sentire con rispetto.
In questo momento, francamente, non sentire cosa pensa del girone, o del match contro il Frosinone, è una specie di vuoto strano, irreale. Cadenza e pronuncia inconfondibili, Mario Facco mancherà pure a quelli che non lo conoscevano. Ammesso che qualcuno, nel mondo Lazio, possa in tutta sincerità dire di non conoscerlo: un fatto era degno di commento, esisteva, anche per via del commento, immancabile, serio, con punte di ironia, di Mario Facco. Una specie di vuoto strano, irreale, quello che lascia: "Prima chiediamo al capitano, poi parola a Mario Facco". Sarà il silenzio, forse, ad onorarlo un po', a sciacquare via di dosso questa brutta sensazione, il silenzio e il rispetto. Intanto resta addosso, come quel: "Parola a Mario Facco", sospeso nell'aria. Come se a casa, ora, ci fosse solo silenzio.