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Laziomania: Voglio vivere senza voce come Inzaghi
Le radio avrebbero tambureggiato sul momento nero, i giornali avrebbero analizzato al millimetro visi, prestazioni, inclinazioni della voce, noi sui siti a ruota. Non tanto per problemi di classifica magari, quanto perché davanti a tutti noi si agita la Lazio bella dello scorso anno, come un ricordo che vediamo sempre più lontano nel tempo. Serviva una risposta da uomini veri (detesto citare Di Francesco e la sua retorica machista, ma è così). La risposta c'è stata, la Lazio è terza: i ragazzi di Inzaghi mi hanno pure risposto, indirettamente. Loro stanno col mister. Lo vogliono, lo difendono con una prova gagliarda. E non è sempre scontato, soprattutto a Roma, soprattutto dopo 2 sconfitte. Inzaghi ha chiamato, e a fine partite ha disertato le interviste. Non aveva più voce. Anche io. Anche io così. Voglio vivere così.
Inzaghi ha chiamato, la Lazio ha risposto. E la risposta è stata gagliarda, nonostante un secondo tempo un po' in apnea, sia morale sia fisica. Quello che serviva era una vittoria, 3 punti che lanciano la Lazio al terzo posto. Inzaghi non ha voce e al suo posto va il vice in conferenza. Non ha voce a forza di chiamare, è riuscito nel suo intento. Il sacrificio della voce è il minimo, in un momento così delicato. Mi è sembrato, uscendo dallo stadio, che la Lazio, al bivio, avesse scelto la strada magari più complicata, tosta. Quella in salita. Quella del mister, quella che deve andare a ripescare in fondo i connotati di bellezza e gioco sopraffino, quella che deve scavare dentro le motivazioni per capire come far rendere al meglio i big, ma in generale come far rendere al meglio tutta la squadra. Questa è una strada tosta, ma si sceglie con partite così, toste. Nessuno ha detto che la via per la Champions sia facile. Nessuno ha detto che si raggiunge giocando sempre come il Chelsea di Sarri. Vero, Inter di Spalletti? - però si può fare meglio, sia chiaro, anzi si deve -
La Lazio fa quello che deve, crea le giuste situazioni. Voglio dirlo chiaramente: lo striscione contro Luis Alberto e Milinkovic non li aiuta, lo dico a costo di essere banale, ma in questo momento a livello psicologico potrebbe affossarli. Forse il tentativo è opposto, svegliarli. Sarà giusto, sarà anche doveroso, ma in questo momento delicato getta benzina sul fuoco. O forse getta ulteriore acqua su un fuoco già spento, o sulle poche scintille che i due hanno tirato fuori fino ad ora. Ora li può aiutare solo Inzaghi. E si possono aiutare da soli: Milinkovic ha già iniziato, secondo me. Ha cominciato a correre di più, che è sempre un buon punto di partenza. Non quello che ci aspettiamo da lui, ma io intanto me lo prendo. Inzaghi urla, la Lazio soffre. Soffre da morire.
Nel secondo tempo si attappa in area, si chiude. Nel secondo tempo finiscono le energie e la ragione. Soffre il giusto, nemmeno troppo, e questa Fiorentina, ci dicevano, gioca benissimo a calcio. Non così bene, se aggredita in malo modo. Non così bene, se davanti ha una squadra tosta. Pioli in conferenza stampa ha chiesto dove fossero i giornalisti di Firenze. Anche lui forse, in quel clima piovoso e accaldato di Roma d'ottobre, si è sentito un po' solo. Quello che non deve capitare ai big della Lazio. Siamo d'accordo che siano l'unico capitale tecnico serio che abbiamo?
La Lazio risponde, ci regala e mi regala una sosta più serena. Il derby sanguina, la trasferta tedesca pure, ma la Lazio stanca e stressata ha inanellato 6 vittorie su 8 partite. Se non vi basta, a me sembra una risposta, questa. E a volte rispondere non è solo cortesia, è incredibilmente importante per il resto della stagione. A volte rispondere non è cortesia, se Inzaghi chiama così tanto da perdere la voce. Sarebbe bello se la perdessero sempre tanti tifosi allo stadio. L'Olimpico contro la Fiorentina era bello. Sulla buona strada anche lui. Sulla strada per la Champions si va senza voce, a furia di chiamarci, di chiamarli, di rispondere ad Inzaghi. Voglio vivere così, voglio una vita così, senza voce come Inzaghi, se questa è la risposta.