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    Laziomania: non è la fine di un sogno, ma Lecce è uno spartiacque. Scudetto, tutta la pressione è su Inzaghi

    Laziomania: non è la fine di un sogno, ma Lecce è uno spartiacque. Scudetto, tutta la pressione è su Inzaghi

    • Alessandro De Felice
    Una di quelle notti da cancellare completamente. Un cassetto dei ricordi da eliminare per sempre. Una sconfitta che può lasciare strascichi. Sarà il campo, come sempre giudice supremo, a dirlo già a partire dalla sfida di Lecce. Una gara che sarà una vera e propria finale per questa Lazio e che potrà fare da spartiacque per il prosieguo della stagione della squadra di Baroni. Dopo una notte gelida di dicembre, una di quelle da dimenticare. Una serata in cui l’Olimpico è stato testimone di un temporale nerazzurro che si è abbattuto con violenza e ha lasciato il segno. Ora la Lazio ha assolutamente bisogno di fornire risposte e soprattutto rialzare immediatamente la testa per non rischiare di incappare in un vortice negativo che può rovinare quanto di più che buono ha fatto finora. 

    È stata una di quelle partite in cui il destino si diverte a voltarti le spalle proprio quando pensi di potertela giocare fino alla fine. Un 6-0 pesante, impietoso. Una valanga che ha travolto i biancocelesti e ha reso il ritorno di Simone Inzaghi un trionfo amaro per chi ancora lo ricorda con affetto. Eppure, per lunghi tratti del primo tempo, il copione sembrava proprio quello già recitato a più riprese in questa stagione, con un epilogo che appariva già scritto, seguendo la traccia del recente passato e delle vittorie all’Olimpico, con il tripudio dei tifosi al triplice fischio dopo un’altra vittoria della squadra Baroni. La Lazio ha approcciato la gara con coraggio, fiducia e un’anima che sembrava capace di tenere testa ai campioni d’Italia. Ma poi, come in una sceneggiatura crudele, gli episodi hanno cambiato tutto. L’errore di Noslin sotto porta, quel pallone che sarebbe potuto essere un gol liberatorio e l’infortunio di Gila che ha squilibrato la retroguardia biancoceleste hanno cambiato tutto, ma proprio tutto. A completare il quadro il calcio di rigore assegnato all'Inter, che ha spezzato l’equilibrio come un fulmine a ciel sereno. Il VAR conferma, Calhanoglu segna, e il mondo crolla.

    Il primo gol ha aperto una crepa. Poi è arrivato il raddoppio di Dimarco, un colpo secco che ha fatto tremare la terra sotto i piedi dei ragazzi di Baroni. Al rientro dagli spogliatoi, l’Inter non ha fatto sconti. Barella ha dipinto un eurogol al 51’, Dumfries ha sfruttato un assist perfetto di Bastoni e, come un martello, ha inchiodato il quarto gol. I volti dei giocatori della Lazio - emblematico quello di Nuno Tavares dopo la dormita in occasione della rete di Dumfries - riflettevano impotenza, smarrimento e l’orgoglio ferito di chi sa di star affondando senza riuscire a reagire. Carlos Augusto e Thuram hanno completato l'opera.

    La Lazio naufraga tra l’emergenza difensiva e la forza schiacciante dei campioni d’Italia. Ma questa non è una squadra da buttare via. Quattordici vittorie e tre pareggi in casa e un'imbattibilità che durava da marzo prima di questa batosta parlano chiaro: i biancocelesti ha fatto vedere tanto, di più di quanto ci si aspettasse, e non si cancella tutto per una serata no. Nonostante le dimensioni di una sconfitta che entra negli annali segnando record negativi. Non si può sempre vincere, e questo sogno scudetto che a tratti sembra sfiorare l’immaginazione, in fondo, non è mai stato un obiettivo concreto e reale. 

    Ma nonostante il naufragio, l’Olimpico ha continuato a cantare. Il ricordo commovente di Sinisa Mihajlovic, l’omaggio a Flavio e Francesco, gemelli volati via troppo presto, e il sostegno incessante della Curva Nord hanno scaldato il clima e sostenuto la squadra, indipendentemente dal risultato. I giocatori, a fine gara, si sono avvicinati ai tifosi per chiedere scusa, ma hanno trovato solo applausi e cori di incoraggiamento. "Siamo sempre con voi", ha urlato lo stadio, con una passione incrollabile.

    Non è la fine di un sogno, è solo una notte da dimenticare, un incidente che non cancella il percorso di una squadra che ha lottato, sofferto e meritato ogni punto conquistato in questa stagione. Ora, però, è il momento di dimostrare che questa non è una squadra che crolla alla prima difficoltà. E che la debacle contro l'Inter è solo frutto di una serata storta, da cancellare immediatamente.

    Nello 0-6 dell'Olimpico, non si possono nascondere gli evidenti meriti di una Inter che manda in gol sei giocatori diversi e dimostra una qualità straripante. Inzaghi non si ferma, e fa bene, rispettando lo spirito di questo sport, ma sbaglia -sapendo di farlo - quando continua a nascondersi. La sua Inter ha “due squadre e trequarti”, come ha detto Conte. E la pressione per la vittoria dello Scudetto è tutta sui nerazzurri. Il campo parla chiaro: la sua squadra è la favorita numero uno per la vittoria finale, senza se e senza ma.

    La Lazio, invece, non deve inseguire illusioni, ma deve restare con i piedi per terra. Baroni lo sa, è un uomo di calcio e da tale non si è nascosto dietro ad un dito, addossandosi colpe che vanno ben oltre i suoi reali errori: “Mi assumo io la responsabilità della sconfitta”, ha dichiarato, dimostrando quella leadership che serve nei momenti bui. La difesa era un’emergenza totale, senza Romagnoli, Gila e con Gigot in difficoltà e in campo poco più di 20 minuti prima di uscire all'intervallo, anche lui per problemi fisici. Con la sua umiltà e il coraggio di prendersi le responsabilità, Marco Baroni sa che il vero lavoro comincia ora: reset, stop, ripartire. Testa bassa, umiltà e pensare al Lecce, senza drammi, perché questo gruppo ha dimostrato di meritare ogni applauso ricevuto finora. Perché nella sconfitta si vede il carattere, e questa squadra ha già dimostrato di averne tanto. 

    L’Olimpico è ferito, ma non piegato. E la Curva Nord che canta nonostante la pesantissima sconfitta è un segnale forte dell'ambiente di apprezzamento e gratitudine nei confronti di questa squadra. "Siamo sempre con voi", gridano i tifosi mentre applaudono i giocatori sotto la curva provano a chiudere scusa. Ma non c'è tempo per le chiacchiere. L'Inter deve essere già in archivio. Ora umiltà e lavoro. Al Via del Mare di Lecce, sabato sera, c'è una finale per la Lazio. Una gara in cui Zaccagni e compagni devono dimostrare di aver eliminato tutte le scorie, di aver dimenticato la terribile notte con l'Inter e di ripartire immediatamente. 
     

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