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Laziomania: umiliati pure da questa piccola Juve, Inzaghi ad un passo dalla resa?
COSA STA SUCCEDENDO DAVVERO - Vorrei passare qualche giorno nello spogliatoio della Lazio. Come quei fotografi che - in Alaska, inseguono per giorni un qualche animale raro, sfuggente e complicato. Sfuggente, questa Lazio non si capisce molto. Dà l'idea di non sapere bene cosa fare, e come supplire a errori tecnici e un impianto di gioco oramai arcinoto agli avversari. Non solo, stanno continuando ad annaspare i big. La stagione - faticosa e complessa - ci ha portato ad un Milinkovic (che mi è piaciuto perfino) esausto che chiede il cambio e non viene accontentato, ad un Luis Alberto annebbiato che fa poco ed un Immobile che fa ancora meno. Correa fa una cosa difficilissima sul gol, ma continua a sconcertare perché sbaglia tantissime volte la scelta quando ne ha a disposizione diverse. Inzaghi ha deciso scientemente che: Muriqi non vale più di 10 minuti, ma anche che Caicedo, che pure qualche medaglietta se l'è guadagnata, anche contro la Juve, da gennaio in poi non si è meritato niente, se non scampoli e resti smangiucchiati di partite (a pensare male sulla sua mancata partenza si fa peccato ma). Il tutto condito da gol preso in contropiede travolgente col risultato in bilico, e un ciabattare stanco verso la fine della partita. Cambi appetibili? Forse c'erano (Pereira prima?), ma Inzaghi ne fa subito due per rottamare Leiva (grande partita, ma pochi minuti) e Lulic (che è tornato, ma comprensibilmente fa poco, e piuttosto male). Poi aspetta, aspetta, aspetta. E la Lazio l'ha persa, nel frattempo, prima che lui faccia entrare le punte. Siamo alla damnatio memoriae, per i 3 entrati nel finale.
COSA SERVE ALLA LAZIO - Ora la stagione può farsi davvero amara se non si inverte subito la tendenza. Probabilmente possiamo ancora attendere qualcosina per fare il requiem della lotta al quarto posto, ma se non è l'ultima spiaggia ci siamo quasi. Quello che preoccupa davvero è la sconcertante mancanza di reazione. La Lazio nelle ultime partite incassa, subisce, prende gol uno dopo l'altro come se fosse una punizione meritata, una gabella dovuta, una qualche sentenza carica di giustizia per espiare peccati passati. E forse un peccato per ognuno c'è: Inzaghi si sta arrampicando sugli specchi e non sa cosa inventare, la società quando doveva aiutare è sparita, presentandosi a bussare coi piedi con un Musacchio riciclato tra le dita. E infine loro, i giocatori: gli eroi che ci hanno riportato in Champions devono seriamente guardarsi negli occhi. Basta con questa sorta di incredulità, del tipo non sappiamo cosa sta succedendo ma sta succedendo qualcosa che non possiamo o sappiamo evitare. Non è il momento dei tacchetti, di entrare in porta col pallone o altro. Chi ora non se la sente perché pensa che oramai la stagione sia andata, si facesse da parte, ma davvero, da uomo: di peccati da espiare noi laziali già ne abbiamo tanti, non ci servono pure le loro sempre più irritanti zavorre domenicali.
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