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Laziomania: sotto gli scudi di Marsiglia brilla la leggenda di Ciro Immobile
LEGGENDA IMMOBILE - L'ho detto varie volte, ma stiamo vivendo l'era di uno dei più grandi attaccanti italiani di sempre. Criticato, messo in mezzo, citato a sproposito e minimizzato: Ciro Immobile ha superato Silvio Piola ed è diventato l'attaccante biancoceleste che ha segnato di più nella storia. L'attaccante più prolifico di sempre. Di sempre. Non di oggi, di un mese, di un anno, di un decennio. Non c'è nessuno più come lui nella storia della Lazio. Davanti a lui non c'è più nessuno. E Ciro Immobile scrive questa immensa e colossale pagina di leggenda in una partita pazzesca per sacrificio, voglia, costanza, resistenza, abnegazione. Fa tutto quello che i tifosi vorrebbero vedere da un giocatore: corre all'inverosimile, non si risparmia mai, la maglietta si può strizzare, fino all'ultimo in perenne pressione, sacrificio. E poi segna, segna, alla prima buca di Saliba la butta dentro semplicemente con un movimento perfetto del corpo, oliato in tanti gol a ripetizioni lungo gli anni, una storia costruita con mattoni di sudore e sacrificio. Una storia tra tante che diventa la Storia, quella grossa, quella dei grandi uomini, dei grandi bomber, dei più grandi tutti. Ci chiederanno di lui, tra qualche anno, ci chiederanno come è stato vivere nell'era di Ciro Immobile.
UN ALTRO PASSO AVANTI - La partita di Marsiglia è un altro piccolo passo avanti per questo gruppo nel percorso con Sarri. La bella notizia di questi giorni, prima della leggenda, riguardava proprio il mister: che segnale forte, fortissimo quello di prolungargli il contratto, di questo nuovo incontro tra le parti. Un segnale formidabile, il sigillo di un feeling che qualche difficoltà non ha scalfito, anzi, ha addirittura aumentato, reso più forte. La tifoseria è tutta dalla sua parte, la squadra si applica e si cominciano a vedere i risultati.
A Marsiglia va in onda una partita totalmente diversa rispetto all'andata. In casa la squadra di Sampaoli va più forte, con più tecnica, il pareggio col Psg è la dimostrazione che il ritmo è molto diverso. La Lazio fa una gara di sacrificio, applicazione, attenzione. L'episodio del rigore - probabilmente c'era, con Acerbi che quest'anno temo sia in letargo da qualche parte sugli Appennini, forse tra Montereale e Pizzoli - non scoraggia, la Lazio non si disunisce. In uno stadio bollente e rigurgitante oggetti, la Lazio pesca il pareggio con tenacia, vola sull'esperienza pratica e raffinata di Pedro, si appoggia su Immobile. Un po' in ombra Felipe Anderson - un po' in debito di ossigeno - ma segna. E poi Immobile. Alla prima fa il gol della leggenda.
COSA MANCA - Cosa manca per i 3 punti, che sarebbero stati decisivi? Un po' di furbizia, come contro l'Atalanta. In certi frangenti serve un po' di malizia, non andare nel panico, gestire, non far saltare nervi e schemi. Entrano male Akpa Akpro ma soprattutto Milinkovic Savic, che sbaglia troppo, davvero troppo per la sua caratura. Atteggiamento deficitario il suo, ed è un peccato: alla lunga il Marsiglia pareggia, potrebbe pure vincerla con il tiro assurdo di Payet (giocatore per cui stravedo di più, nonostante i capelli), ma anche qui. Manca un po' di malizia, la Lazio con un contropiede sfruttato bene poteva addirittura ripassare in vantaggio. La notte del Velodrome è andata, c'è ancora da fare. Gli scudi possono proteggerci dalle piogge di stupidità, ma non possono oscurare la luce che arriva da quel gol di Ciro Immobile, che gli spalanca la leggenda davanti.