Calciomercato.com

  • Getty Images
    Laziomania: sembra tutto così facile

    Laziomania: sembra tutto così facile

    • Luca Capriotti
    Credo che la cifra della Lazio post figuraccia europea – giusto ricordarvela, pur dopo una domenica così bella – sia la semplicità. Sembra tutto molto semplice. La Lazio guadagna e sbaglia un rigore – per la disperazione dei fantacalcisti – continua a giocare, segna con un semplice stop a seguire veramente molto bello di Zaccagni. E via discorrendo. Sembra tutto molto facile. E lo sembra, perché questa Lazio lo fa sembrare così. Delle due l’una: o Cremonese e Spezia, due squadre organizzate e messe bene in campo, si sono fatte sostituire dagli alieni di Space Jam versione minimalista e vacua tecnicamente, o è l’incantesimo di questa Lazio. 

    LAZIO SEMPLICE -  Semplice: gioca bene, fa bene, segna, crea. La Lazio di Sarri post botta in testa fa le cose fatte bene, senza lasciarsi troppo intiepidire dagli avversari meno intriganti, o con poco appeal. Segnano i big, perché i big giocano a livelli alti. Il passo è buono, la voglia è giusta, e guardatevi i movimenti. Perché là si gioca tutto il calcio simmetrico, mnemonico e artistico di Maurizio Sarri. I movimenti che fanno i giocatori sono armonici, precisi, teleguidati. 

    Il calcio di Sarri è anche questo: una specie di pista dove corrono biglie incanalate, addestrate a fare quel tracciato, in quel modo, e a farlo con una precisione millimetrica, un sincronismo maniacale. Coordinazione assoluta, un altro modo per dire Sarri. 

    Siccome parliamo per assoluti, non possiamo certo ritenere che questa sia l’unica Lazio che vedremo. Ma dobbiamo renderci conto che queste partite si possono perdere, pareggiare, e vincere in tanti modi. Stravincerle è un bel modo, non è l’unico ma è un segnale di maturità.

    Il problema era ed è la testa, ma la botta alla medesima sembra aver funzionato. Qui non si tratta di due partite vinte, ma di due partite tenute in mano, demolite pezzo a pezzo, in una costante esaltazione di un’idea precisa e ben radicata. Ci saranno altre cadute? Forse sì. Ma nel frattempo, i tifosi si sono goduti una domenica di calcio vero, bello, sotto un bel sole. 

    Anche questo farà tanto, in questa strana stagione, frantumata a metà da un Mondiale invernale. Bisognerà trovarsi, ritrovarsi, spesso in quello stadio, in quel quartiere. Roma non è solo quella stitica squadra muscolare dell’altra parte. Ci può essere un modo diverso di andare allo stadio, per fare lo spettatore, non solo per tifare. Per guardarsi una bella partita di calcio. Urlando, applaudendo, tifando, ma soprattutto guardando. 

    IL TIFOSO - Non illudiamoci: quella che molti chiamano cornice non lo è. Giocare in questo stadio Olimpico è alchimia. Si crea un’atmosfera frizzantina, propositiva. Un qualcosa di primordiale, lo senti che brilla sugli spalti e lo senti che squilla nei cori. Lo abbiamo già sentito, se ricorderete. E forse lo sentiremo ancora. Lo chiamano entusiasmo, è qualcosa di magico che si riesce a creare solo se c’è gente allo stadio che ha voglia di divertirsi, che si fa sentire. Pensavamo che la vera skill di Inzaghi fosse questa: creare alchimia col gruppo e con l’ambiente. Sarri è diverso, dicevamo: c’è però un entusiasmo di fondo, un mormorio di felicitazioni che è bello. Ed è molto merito di questo gruppo, ed è molto merito di questo allenatore e dell’atmosfera di cambiamento che ha portato. 

    Perfino disallinearsi – almeno – da certe figure sentite come oramai poco di famiglia, perfino estranee, di certo discusse e divisive – come il ds Tare negli ultimi tempi – ha contribuito a creare una specie di clima. E questo clima poteva essere spazzato via da una sconfitta disastrosa. O poteva permanere, radicarsi, trovare rigoglio e una nuova fase spumante. Poteva, e mi sembra lo stia facendo. In questo campionato atipico, dobbiamo pensare in grande perché nessuno sembra davvero prevedere come potrebbe finire. Ed avere questo stadio, questi tifosi, autorizza pensieri semplici ma belli.

    Altre Notizie