Laziomania: lezione al Diavolo, ecco come Inzaghi ha asfaltato il Milan
Luca Capriotti
C'è chi dice che alla fine, col Diavolo non si possa vincere. C'è chi gli dà scacco matto, senza attenuanti. Ecco come Inzaghi dà il benservito al Milan, asfalta Montella e confezione, et voilà, un altro piccolo miracolo ad uso e consumo dei tifosi della Lazio. La partita che non si doveva giocare diventa la lavagna su cui Inzaghi dipinge la sua vittoria su Montella. A fine partita abbraccia la famiglia, scherza con l'addetto stampa. Tutti a lezione da Inzaghi: la sua Lazio umilia il Milan a suon di automatismi e dettagli. Preparazione, testa, l'ennesima vittoria di un gruppo di granito. L'ennesima vittoria di Inzaghi: meticoloso, ode a Inzaghi. Se non ci fosse lui, Lotito dovrebbe inventarlo: conduce un'orchestra cinica, incisiva, affamata. A centrocampo, prima del match, durante il riscaldamento: sono le 15.20, mancano 40 minuti alla gara. Inzaghi è teso, corpo proteso in avanti. A cerchio, intorno a lui, tutta la squadra. Fa gesti Inzaghi. Parla veemente Inzaghi. Sta caricando con tutti il suo sogno. Lo sta condividendo. Condividi. Share. Like. Tutti termini noti ai giocatori della Lazio. Che hanno un sogno in comune. E l'ha sognato, maledettamente in grande, Simone Inzaghi. L'uomo delle porte scorrevoli. Doveva essere a Salerno, va in Europa League. La sua Lazio è un coro di sirene, sugli scogli finiscono Allegri e Montella. Biglia rimane imbrigliato da Luis Alberto e Milinkovic. Ah, piacere, li ha inventati Inzaghi. Luis Alberto è una sua creatura: lo ha toccato Inzaghi, ora sembra da Nazionale, una furia anti-rossonera. Una furia preziosa nei tocchi, deliziosa nelle aperture, carismatica nonostante una zazzera bionda anni '80. Sembra avere una visuale diversa dagli altri: un orizzonte fatto di corridoi che gli altr non vedono. Inzaghi voleva giocare: ha visto negli occhi dei suoi che le partite smorte contro Spal e Chievo non erano che piccole deviazioni. Luis Alberto è intuizione di Tare, dice Inzaghi. Qualità e quantità dice Inzaghi. Non lo dice, ma l'ha inventato lui, non lo dice, ma lo ha portato lui a schiacciare i corridoi di passaggio del Milan per crearne di nuovi. Milinkovic contro il Milan non sarà stato solista, ma aggredisce, porta palla, lotta. Anche lui deve tutto ad Inzaghi. Che ha un pregio: regala fiducia. A piene mani, sconto del 50% su fiducia illimitata. In regalo un gruppo duro e puro, una squadra attenta e motivata. 4 reti, a cancellare forse il ricordo, in Nesta, un altro incrocio di destini tra Lazio e Milan, di 4 gol subiti da Montella, forse la più grossa umiliazione per uno dei migliori. Ma non parliamo di singoli. Una squadra: contro il Milan dei milioni scartati da Montella e dei singoli ancora troppo soli, ancora poco squadra. Si arrabbia Bonucci a fine partita, anche con il suo compagno di Nazionale Immobile: un altro miracolato da Inzaghi, tarantolato e animato da sacro furore, forse troppo. Troppo per chi voleva vincere per forza, per giustificare esborsi economici, tanghi all'ultima nota con il fair play finanziario e le fideiussioni. Nessuno ha regalato niente ad Inzaghi, neppure tutto quello che voleva dal mercato: dopo la rete di Luis Alberto, Nani in tribuna si è alzato in piedi, con un applauso lento. Come una specie di antico imperatore, che ha gradito lo spettacolo offerto dal suo artista preferito. Inzaghi canta parole di miele per Biglia, che pure lo ha lasciato. Parole non comode, non facili: la piazza lo ha fischiato, deriso. Per Inzaghi l'uomo conta di più. Roma brucia, sotto una pioggia che non c'è, ma doveva sommergere la capitale: Roma brucia d'amore per Inzaghi, il suo mezzo sorriso, c'è chi dice che alla fine, col Diavolo non si possa mai vincere. Che "sempre", e "mai", siano parole sue, parole del Diavolo. Eppure la Lazio ha dimostrato che Inzaghi fa sempre miracoli, che Inzaghi sogna sempre. E sempre più in grande, sempre più contro le grandi: dopo la Juventus, il Milan, avanti il prossimo. E "mai"? La Lazio è all'inizio, calmi tutti. Si prega la gentile tifoseria di non smettere mai di sognare in grande. E in caso di controindicazioni o 4 gol consultare Fassone e Mirabelli. Se non sono già passati alle cose formali. C'è chi dice che col Diavolo non si possa mai vincere. Inzaghi no. Inzaghi può.