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Laziomania: Sarri ritrova la sua Lazio, ma dove sono Scamacca e Raspadori?
LA STRADA - La strada, quella strada di Sarri, la squadra non l'ha persa di vista. Contro un Sassuolo annichilito, che pur veniva da 6 risultati utili consecutivi - comprese due di prestigio, le vittorie contro Inter e Fiorentina - i biancocelesti fanno una gara da Sarri. E questo è già un punto di partenza importante. Attaccano altissimi i neroverdi, li costringono all'errore, interrompono e sporcano il loro palleggio - spesso pregevole - con un ritmo folle di contrasti e forza sulle seconde palle. E mietono azioni, una dopo l'altra, perlopiù, va detto, sprecandole. La Lazio gioca a calcio, se avesse concluso il primo tempo sopra di 3 gol nessuno avrebbe detto niente, tranne quelli che ce l'hanno sempre con Immobile, che tanto di spazio tra cervello e bocca ne hanno tantissimo, mancando il punto di partenza.
GLI EPIGONI DI IMMOBILE - Tra i temi della gara contro il Sassuolo c'era ovviamente l'orda di Proci, gli epigoni di Immobile: gli Scamacca e i Raspadori che, secondo i nostri milioni benemeriti intellettuali da salotto, ci avrebbero portato ai Mondiali in carrozza, scampanellando l'inno col clacson. Mio inciso personale: la porcheria di andare a giocare i Mondiali in uno stato insanguinato che soffoca i diritti ci leva l'impaccio di vedere la pochezza ideologica dei nostri calciatori. Fidatevi, nessuno avrebbe preso posizioni come quelle che sta indagando e su cui sta riflettendo la Nazionale inglese. Al circolo canottieri dei nostri dirigenti del calcio non si parla di queste cose volgari, figurarsi tra i calciatori. Almeno questo ce lo siamo evitati, di dover assistere a questa pochezza. Ritorniamo ai nostri Flonaldo, l'ex Roma Scamacca - turpe, non c'è che dire, e cupo per tutto il match, forse perché non vede luce, perso nel taschino dove l'ha posto Patric per i 90' - e Raspadori non si vedono mai, se non in generose inquadrature della regia, tanto per rassicurare i loro cari sulla loro effettiva presenza in campo. Un peccato, per i menscevichi del futuro e gli anti-Immobile c'è ancora tempo per ricaricare le loro trombette e ripittarsi il viso, in attesa di un altro che vinca la Scarpa d'Oro.
COSA FA IMMOBILE - Immobile non fa meglio, va detto. Pensate, comunque in una giornata estremamente negativa, riesce a creare di più, lottare di più, giocare di più di tutti e due i suoi discendenti. Dimostra di nuovo che il gol non è tutto: lavora duro per la squadra, e incide lo stesso. Poi, a onor del vero, visto che non siamo il suo ufficio stampa, dobbiamo dire che siamo in una di quelle domeniche - rarissime come queste botte improvvise di grandine - in cui il nostro non la metterebbe dentro nemmeno se - in deroga straordinaria - potesse segnare con le mani. Andata così, ma l'Olimpico lo sostiene, e questo basta. Unico piccolo inciso, ulteriore: il termine Lazionale è forse uno dei prodotti giornalisti più orridi, abusati e pietosi che la fervida stampa romana abbia mai partorito. Vederlo su uno striscione mi ha provocato una fitta al pancreas, benché di sostegno ad Immobile.
MILINKOVIC E LAZZARI SHOW - Su Milinkovic poco da dire: con Luis Alberto ha ritrovato feeling e scherzi, ma in generale si tratta di un giocatore di statura mondiale, chi lo nega fa parte di una schiera di persone con cui non dovreste parlare di calcio, ma forse di serie tv, sperando che abbiano un gusto diverso. Una menzione speciale la merita Lazzari. Ero convinto che non potesse fare il terzino, specialmente contro una squadra che va forte, fortissimo sulle fasce. Sulla sua c'è Traoré, uno dei migliori degli ospiti, ma Lazzari si prende lo sfizio e forse anche il gusto di costruirsi recuperando palla altissima - Sarri sorride - il gol del vantaggio, e in generale è un punto di riferimento costante e insidiose delle manovre offensive. Forse dobbiamo rivedere i nostri canoni: non esistono giocatori poco adatti a Sarri, se Sarri li può addestrare al suo calcio. Forse dobbiamo rivedere i nostri parametri: a Sarri serviranno giocatori che hanno voglia di sporcarsi le mani, rilanciarsi, lanciarsi, confermarsi e poi esaltarsi. Sono questi i giocatori che serviranno alla Lazio.