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    Laziomania: Sarri forse ha capito noi, ma non capisce Marusic

    Laziomania: Sarri forse ha capito noi, ma non capisce Marusic

    • Luca Capriotti

    Il piedino di Marusic sul primo gol dell’Atletico Madrid contro la Lazio e le parole dure ma probabilmente nemmeno ingiuste di Sarri sono i chiodi su cui nemmeno i più fachiri tra i tifosi biancocelesti possono glissare. La Lazio perde a Madrid pur proponendo qualche bella palla-gol, giochicchiando anche benino, pur senza grossa rabbia agonistica. Cosa pure comprensibile, guardando al girone già chiuso, meno pensando che una notte così, molti di questi giocatori non la vedranno mai più. E non sembrano dare grande peso a questa cosa, forse schiacciati dalla loro stessa inadeguatezza su questo palcoscenico.

    LE PAROLE DI SARRI - Vorrei dire a Sarri che non abbiamo convinto noi, L’AMBIENTE, Lotito a preservare questi terzini terzopolisti, che tra destra e sinistra preferiscono il partito della bassa caratura non solo tecnica. In una notte così, la Lazio fa i primi 5 minuti a basso cabotaggio psicofisico, Marusic entra lemme lemme su un pallone da aggredire a duemila, dopo un lancio orrido dall’altra parte. Questi rimasugli bellici dell’era Tare sono ancora titolari nella notte di Madrid: un chiaro gap che l’ultimo mercato non ha colmato, e Sarri si ostina a perpetrare negandoci Luca Pellegrini. Che è comunque poco.

    LA CORNICE MARCIA - Sarri ha squarciato la vigilia agitando per l’ennesima volta lo spettro di un ambiente insaziabile, mai contento, un po’ cupo, tendente alla disperazione: forse ci ha capito. E pure a fondo. Capisco che dia fastidio, che ora da lui non ci si aspetta una disamina della nostra psiche contorta da laziali, ma questo mister raramente caccia fuori sfondoni. Non è questo il caso. Solo che, e questo va detto, in un anno in cui la Lazio gioca così male sentire parlare Sarri delle nostre fobie fa un po’ ridere. Certo, stiamo giocando così male per una miriade di motivi infrastrutturali, di contratti negati, di pensionamenti inevitabili ma frenati, gestioni strane e bislacche e casi di spogliatoio di vario genere, oltre che con un mercato in forte ritardo. Certo, magari non sarà manco il primo colpevole Sarri, però per l’ennesima volta sembra uno che non abbia veramente capito la sua squadra. Forse ha capito i laziali, e non sembriamo piacergli (questione di feeling, cantavano), ma non ha capito i Marusic che, in una notte indimenticabili, vanno col piedono morbido in un contrasto di inizio partita, senza metterci l’anima. 

    CONTRO L’INTER - L’anima non è solo quella roba che va tirata tra un sacramento e una relazione maleducata con gli astri, è pure il fondamento di questo sport. Questa squadra ha un evidente abisso al posto del gioco, e un altro al posto dell’anima. Ogni tanto scintilla, qualcosa si vede, ma viene il dubbio che sia il riflesso malevolo di una cornice marcia di solito molto presente negli occhi di chi guarda, e vuole per forza vederla. Che l’ambiente sia così è indubbio, che questo mister, non siate ingenui, cerca di proteggere la squadra è un altro. Il problema è che, a furia di proteggere i Felipe Anderson (ingresso nemmeno male), gli Zaccagni, gli Immobile, di gol non ne facciamo, le partite le perdiamo. Questa Champions ci regala sentimenti ambivalenti: gli ottavi per la Lazio sono quasi storia, ma pure un mezzo dovere, visto il girone e la caratura degli avversari. Ora i tifosi possono sognare l’ennesima trasferta europea: quella organizzata, beninteso, spendendo soldi, tempo, fatica e cuore. Mentre in campo qualcuno mette il piedino mollo, tenue, vacuo.  Se una squadra è fatta forgiando in una sola tante anime, questa qui, di quel piedino moscio, no grazie. E cominciamo a dircelo: tutto si può tollerare, pure i borbottii sulla cornice marcia: ma quel piede là, no. Specialmente contro l’Inter, in questo campionato, in questo preciso momento storico.

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