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    Laziomania: Sarri ancora una volta ci rimette al mondo

    Laziomania: Sarri ancora una volta ci rimette al mondo

    • Luca Capriotti
    Quando ci diciamo che l'unica speranza di questa città, di questa società, di questa Lazio si chiama Maurizio Sarri saremo dei pazzi, dei confusi, degli illusi dei reietti degli ingrati dei visionari, ma abbiamo ragione.  Questo pezzo è un panegirico di Sarri e delle sue conferenze, quindi - nel nome del patto tra autore e lettore - se avete voglia di sputare bile e pensate sia un poro vecchio finito in un tritacarne, legittimo, ma potete chiudere l'articolo con la X in alto, o swippando, o come vi pare. Ma abbiamo ragione. Dopo un mercato strozzads, dopo le contestazioni e i veleni e i tweet che ci siamo lanciati addosso come sputo, ci pensa Sarri a rimetterci al mondo.

    IL NUOVO - In un mondo di conferenze fotocopiate, di risposte scritte da chi fa le domande, questo allenatore è una levatrice di una nuova mentalità, che però alla fine è antica come le montagne: nuova per Roma, antica per chi adora il calcio. Non ha bisogno di scimmiottare i gegenpressing o i tikitaka, non deve convincerci, blandirci, comprarci o corromperci con regalini da pezzenti: ci tratta da pari, ci guarda negli occhi, ci dice il vero. Non tutto, quello che può e deve, ma quello che ci serve per respirare. Maurizio Sarri lo ha fatto di nuovo: ha sparato addosso alla nostra rabbia una conferenza stampa azzeccata, protettiva, precisa.  E a noi non resta che imparare, perché mi sembra abbastanza chiaro che le nostre chiacchiere da bar siano parecchio rivedibili. Dobbiamo imparare. Anche a fare le domande in conferenza.

    CABRAL - Ovviamente resta valido tutto: l'inadeguato supporto societario, la mancanza di una spalla nel ds, il calciomercato mediocre e affrettato. Le parole su Cabral sono chiare, limpide, uno del suo staff l'ha visto in maniera superficiale, è indietro. Scusate, se vi sembra poco. Il mercato è cascato addosso come un vaso da un balcone, ora bisogna sperare che dentro ci sia un qualche bel fiore. Lui per noi è stato chiaro, che manca sta benedetta punta se Immobile vuole tirare il fiato, ma soprattutto ha tirato una linea. E la linea la tira intorno alla squadra, per la squadra, ma anche per motivare la squadra. La squadra ha avuto protezione da alibi e influssi nefasti, ma è lo stesso gruppo di uomini che dovrà fare qualcosa di molto meglio. Queste stesse persone, con quei punti là, dovranno tirare fuori ben altro. 

    CONFERENZA MANIFESTO - Non è una conferenza, è una lezione di vita pratica, di quotidianità di spogliatoio. Non lo sto santificando: alla fine nel calcio parla sempre il campo, e il campo per ora non sta dicendo sempre quello che vorremmo sentire. La speranza deve passare dal campo, lui stesso lo dice. Ma, dopo questo calciomercato funesto e obliquo, e sospetto, questo Maurizio Sarri non si leva sassolino, non dà retta agli scemi delle dimissioni, ha un gruppo e lo mantiene. Quando ci diciamo che una sola è la speranza, una sola, la dobbiamo chiamare per nome. Se non Sarri, chi altro? 

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