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Laziomania: salviamo l'abbracciabile
IL BUONO - Il buono, il salvabile. Chiaro, contro il Cagliari in brutte acque ma ben sistemato c'era da vincere, non nascondiamoci. Ma in questo preciso momento storico, qualcosa è arrivato: la Lazio va sotto in maniera semi-criminale, ma esce fuori, attacca a testa bassa. La parola, un po' inflazionata, reazione, stavolta è concreta, visibile, è rabbia ed è Olimpico che trascina ed è voglia. Mi prendo alcune cose molto buone: i due esterni Pedro e Felipe Anderson - che talentuosi, che classe, che idee raffinate - che funzionano bene, i big in mediana che girano, Immobile che trafigge ed è pure parecchio sfortunato (Cragno ne ha levata una veramente bella). Mi prendo il minutaggio che sale di Raul Moro e l'ingresso di Cataldi che si vede subito che ha voglia, lucidità, idee. E tira fuori dal cilindro il fondamentale gol del pareggio. E ritorniamo a quell'immagine, il gruppo che abbraccia Strakosha, in un momento delicato per tutti. Da qui si riparte. Da qui. Difendi il nostro, sempre.
IL BRUTTO - Chiaro, errori se ne vedono, a volte brutti. È capitato ad Hysaj nel primo tempo, è capitato a Luiz Felipe, capita nel trovare soluzioni, idee, l'uomo libero che consente di creare tutti quei triangoli sul terreno di gioco che sono la base dell'idea di Sarri. I due gol sono stati le ennesime ingenuità di un reparto che ha due problemi: manca un altro centrale di livello e sta vivendo una complicata fase di transizione a 4. Lo sapevamo, e sappiamo pure che Sarri dovrà sistemare, rimettere mano, rivedere. Ma che ha una base solida: un gruppo che si è ritrovato, che non sta solo a pensare alla lezioncina ma butta dentro anima, cuore, voglia, idee. Se questo è un cantiere aperto, oggi sono state messe fondamenta solide, quell'abbraccio è un cemento che non trema.