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  • Laziomania: perdere contro questo Toro fa rodere, ma ora uniti contro +15, arbitracci e bulletti

    Laziomania: perdere contro questo Toro fa rodere, ma ora uniti contro +15, arbitracci e bulletti

    • Luca Capriotti
    Cerchiamo qualcosa che ci dia una mano. Viene poco da dire quando si perde per una mezza/tutta quaglia del portiere, il buon Provedel che tante volte ci ha clean-sheetato in questa stagione. Non mi arrabbio per questa sconfitta, ci sta. Anzi mi arrabbio, bisogna arrabbiarsi per tutte le sconfitte, ma capisco, con un briciolo di razionalità, che da qui alla fine del campionato la Lazio può perdere. Mi arrabbio quasi di più per quello che ho letto questa settimana, per quello che avete detto, per quella tabella comparativa. Perdere fa schifo ma può capitare, forse è mancato un po' di atteggiamento, lucidità. Forse a volte le partite vanno così, e bisogna saperle leggere, e non perderle.

    QUALCOSA DI MENO - Viene poco da dire quando nel primo tempo ci siamo ritrovati in folle, innervositi da un signore in giallo intrappolato in una direzione di gara all’inglese che è rapidamente diventata allo schifo, senza troppe pretese di azzeccare qualcosa, in un loop negativo di sviste, giocatori (perlopiù nostri)  molto irritati. Ok, esaurito questo capitolo (va detto, prestazione indecorosa la sua, ma col Torino non ci ha perso lui) la Lazio che abbiamo visto puntava un po' al 6 politico, non ha assaltato con furore la vita, la partita, non si è spremuta. Ci ha provato, ci ha provato sia chiaro, ci ha messo qualità, ma non l’alta tensione. Pareva un po' una cosa anfibia non troppo viva la Lazio, attraversata da un po' di elettricità, nemmeno lontanamente il tornado di idee, prestanza, fisicità e attacco del pallone che abbiamo visto, e che serve da qui alla fine del campionato. Altre volte abbiamo portato punti in partite così, stavolta abbiamo incontrato un Torino che ha fatto più o meno la stessa partita fatta contro la Roma, e invece di buttarla in rissa, in fisicità, in palloni alti e difficili (come fa la Roma, noi non siamo l’inseguito ed insultato Slot, pace all’anima sua, e meno per chi insegue gli ospiti), abbiamo perso nella solita maniera in cui perdiamo quando perdiamo senza Immobile, con qualche sfiga, e un po' di rabbia mal indirizzata.

    NON PERDERE - Non perdere a volte va bene, è una delle lezioni di questa stagione. Va letta meglio la partita: sin da subito si era capito che i fraseggi nello stretto erano complessi da fare, forse si poteva indirizzare qualcosa verso Milinkovic Savic, provare a variare coi palloni sporchi. E tenersi questa cavolo di palla: il Torino, che di cose da fare a parte giocare sui quinti non ne aveva, ha tenuto troppo palla nel primo tempo, che è stato il migliore per la Lazio. Figurarsi il secondo.

    La cosa che un po' mi fa rodere, a parte perdere, che mi fa rodere tantissimo sempre, è farlo in una giornata che vede questa classifica reale ma farlocca, contaminata. Veniamo dalla solita vergogna nostrana, che incimurrisce l’intero campionato, e una vittoria mi avrebbe fatto dimenticare le zozzate, i report, gli incidenti, i resoconti delle serate guardoneschi e loro che vanno in semifinale con il loro solito fare rissoso, da bulletti di quarta categoria, spaccone e piccolo. Invece niente, ci dobbiamo tutti un po' rodere il fegato ripensandoci su, ma soprattutto travasare di bile ripensando a quello che i tifosi come noi della Lazio hanno scritto, pensato, arrivando fino all’elaborazione di quella tabella comparativa Lazio-Napoli che veramente Dio vi perdoni. Ma voglio dire una cosa: quello stadio di sabato era bello, questo non è il momento di additarci o dividerci: i grandi spieghino ai più piccoli che, quando la Lazio si avvicina al suo obiettivo, tutte le forze esterne, cabalesche, estranee e altro da noi si scatenano, in maniera metaforica e concreta. L’unica risposta che ci lascia il destino è stringersi di più, essere di più alla prossima in casa e in trasferta. Una sola squadra, un solo sogno, un solo popolo. Il resto fuori, per sempre fuori. Cerchiamoci, stiamo tra di noi, uniti. Specialmente in questi giorni, uniti.

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