Calciomercato.com

  • Getty Images
    Laziomania: perché abbiamo fischiato la vittoria della Lazio?

    Laziomania: perché abbiamo fischiato la vittoria della Lazio?

    • Luca Capriotti
    Ci ho messo tanto a metabolizzare la fragile vittoria di Lazio-Cagliari, rischi e fischi. Ci ho messo un po’, e mi sono chiesto: perché abbiamo fischiato 3 punti? Si tratta del rischio finale, la paratona di Provedel, o lo sciagurato passaggio arretrato di Lazzari, che stava restituendo quel che gli era stato donato nel primo tempo, col gol del vantaggio di Pedro? No, non credo sia solo quel brivido finale, molto da Lazio, molto da Laziali. C’è di più dietro, qualcosa di più profondo legato alla Lazio della stagione 23/24. Ed è qualcosa di più importante dei 3 punti, che ci danno ossigeno in classifica. 

    PERCHE' FISCHIARE UNA VITTORIA? - Quello che dobbiamo chiederci: siamo allo stadio, fa freddo, la Lazio fa un discreto primo tempo, di buona intensità, va sopra, ha qualche altra buona occasione. Isaksen, col suo ciuffo biondo raro, fa ben sperare, è intenso, è forte, va con tutti e due i piedi, salta l’uomo, fa tutto quello che Zaccagni e specialmente Felipe Anderson sembrano aver dimenticato. In effetti, è spaccone e ha tantissima voglia: è questo, per chi ha talento, è letteralmente l’unica cosa che conta. 

    Il problema è il secondo tempo, secondo me. Il problema è il rosso rivisto al VAR. Quel cartellino fa scattare qualcosa in quel buco nero di mentalità che ha questa squadra, ma non da oggi. E fa scattare qualcosa di conservativo, noioso, grigio. Una mentalità impiegatizia anni ‘60, che oggi sarebbe impensabile in qualsiasi posto di lavoro che non sia blindato politicamente. Il treno della Lazio si ferma dove vuole la Lazio, come succederebbe per un ministro qualsiasi: e stavolta dopo il rosso si è fermato, di nuovo. E non importa che ci sia un pubblico infreddolito ma vivo di voce e anima, non importa che gli avversari siano di bassa lega, con buona pace di Ranieri e la sua pipa, non importa nulla. Il treno è fermo, la mentalità è scesa, è tutto più importante di chi sta lì, a soffrire per loro. Non importa: si può regalare, Marusic, Lazzari, il pallone, adagiandosi su un trend di mollezza, di accontentarsi. L’unico che questa squadra non può reggere: non è nata per il corto muso, e quando deve snaturarsi nella maniera più terribile lo fa in maniera orrenda, svogliata, del tutto inadatta a questo contesto. 

    IL VERO MOTIVO DEI FISCHI - Il vero motivo dei fischi dei tifosi presenti, ma pure da casa, credo sia proprio questo: la sensazione profonda che questo gruppo non stia onorando la maglia. La cosa più grave, impensabile, orrenda per un tifoso credo sia questa: vedere un giocatore con la maglia della squadra adorata, per cui si fanno sacrifici, si spendono soldi, si canta, si sopporta il traffico di Roma e la perversa assenza mefistofelica di parcheggi, vedere quel giocatore che non dà tutto. Nemmeno a livello fisico: a livello mentale. La realtà è che per onorare del tutto la maglia la Lazio avrebbe dovuto vincere bene contro il Cagliari, far esultare ancora i tifosi. Ha avuto paura, ha avuto pigrizia, ha avuto rigidità e contrazione di nervi. 

    Questa è una squadra fragile sì, ma è pure una squadra di impiegati in una parte dello spogliatoio storica. Chi ha fatto più Serie A, e ieri avrebbe dovuto capire che il Cagliari è quel tipo di squadra che alla fine ti fa male, sempre stata, anche in B, ed è squadra viva, con un allenatore che, pur romanista, è bravo, chi ha fatto Serie A dicevo avrebbe dovuto sapere. Non avrebbe dovuto tradire, avrebbe dovuto raddoppiare gli sforzi, alzare i giri del motore. E invece niente. Non è Kamada che deve darmi di più, in certi momenti. Non è l’ottimo Isaksen, veramente l’ennesima prova importante: qui è il cuore dello spogliatoio che se la fa sotto ogni volta. 

    QUIET QUITTING EMOZIONALE - E, ancora peggio, non si appoggia ai tifosi, ma si ritrae in un atteggiamento minimo, un quiet quitting emozionale che è a tutti gli effetti un tradimento della maglia. Chi non capisce questo, chi leggendo queste righe, a Formello, si irrigidirà, si sentirà accusato, probabilmente è parte del problema. Che è un problema di destini, di anima, di cuore. Molti di questi giocatori forse sono in un posto che non si meritano. E Sarri farebbe bene a ricordarlo: di qualcuno si può fidare, di altri no. Loro, e questa anima ballerina, si meritano tutti i fischi di questo mondo, che li devono seguire ovunque, li devono ossessionare. Devono capire che qui questo è non è accettabile, mai. E non è il risultato, non è la vittoria. Tradire questa gente, è questo il peccato più grave.

    Altre Notizie