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    Laziomania: perché a Sarri piace questa Lazio ordinata, ma veramente brutta?

    Laziomania: perché a Sarri piace questa Lazio ordinata, ma veramente brutta?

    • Luca Capriotti
    Brutta, ma ordinata. Sarri si accontenta di una Lazio così contro il Galatasaray, in una fredda notte di dicembre. Brutta, ma ordinata. L'ordine come prima conquista: cosa deve aver visto di scenario, di orrenda possibilità lo sa solo lui nell'accozzaglia di certe figuracce di questa stagione. Per questo anche l'ordine diventa un valore. Sarri ha visto un baratro che noi abbiamo solo intuito. Ha visto alcuni universi possibili in cui ci ficcavamo in questo baratro e non ne uscivamo. E la Lazio non ci si è ficcata. Per questo perfino questo ordine brutto è un valore. Ora però dobbiamo trovare tutto il resto.

    SOPOTERIM - Terim fa scendere in campo il suo Galatasaray col chiaro intento di addormentare gli 11mila eroici presenti. Ancora Sarri lo dice: loro non volevano giocare a calcio. E hanno impegnato la Lazio in una delle partite più brutte e sporche dell'anno, con un mezzo tiro in porta e tante belle speranze svanite. Va detto, loro avevano in testa le barricate, ma sono bastati due zainetti in mezzo a fermare una Lazio lenta, ferma, sulle gambe, niente di che, senza idee. Una gara che doveva essere decisiva per evitare sedicesimi di ferro contro squadre da Champions è evaporata nella nuvoletta di fatica a trovarsi di un Immobile a mezzo servizio, una Lazio a cui manca l'ultimo passaggio e pure il penultimo, con alcuni singoli sotto il 6, altri benino (ancora bene Zaccagni), altri big che non si prendono la squadra sotto braccio. Perché forse sono big a Roma, ma non lo sono ancora del tutto.


    I BIG CI SONO? -  O forse non lo sono proprio. O almeno, nella notte fredda di dicembre in cui la Lazio si è imbruttita contro un Galatasaray negazionista, i big non hanno fatto quello per cui abbiamo pensato e li abbiamo chiamati i pezzi grossi, i pezzi forti. Non hanno fatto la giocata decisiva, quella che ti manda in orbita, che risolve. Qualcuno è stato in campo tutta la partita a passarla all'indietro, altri sono entrati in campo per fare la stessa cosa (o ciabattare fuori una pseudo occasione). In una notte in cui a Roma tutte le luminarie natalizie si riflettono nelle pozzanghere di lunghe piogge, le luci di questa Lazio sono annegate nel fisico e nell'atteggiamento ostruzionistico dei turchi. Poteva essere una notte di calcio, è stata una lezione di noia.

    LA LEZIONE TURCA - Sembra il titolo di un romanzo di un autore da Premio Bancarella, ma la Lezione di noia turca è stata duplice: la Lazio deve trovare la capacità di disinnescare le squadre che si chiudono bene, che non ti vogliono fare giocare. E non basta l'ordine, che pure per questa Lazio può essere un valore. Serve di più, serve il tocco del genio, servono giocatori efficaci, serve dare a Sarri qualcosa di meglio perfino. Sarri ok, ma dategli materiale umano. Sarri ok l'ordine, ma trova il modo di tirare fuori qualcosa. Dategli gente che abbia voglia di andare oltre l'ordine. E lo stesso mister deve darci qualcosa di più di questo noioso brodino. Dategli un buco nero di disordine primordiale che faccia saltare il banco, che risucchi queste barricate stantie, ma anche certe nostre resistenze, certi borbottii, certi nostri nervosismi impazienti. E lui ci dia qualcosa da mangiare, qualcosa di sostanzioso, qualcosa di quella bellezza che siamo disposti ad aspettare, purché non ci sloghi la mascella a forza di sbadigli. 

    IL BARCELLONA - Aggiungo: la lezione turca è duplice. La regala, una bella lezione, di nuovo Sarri. Vuole incontrare il Barcellona, dice. Il calcio vero è questo: paura di nessuno, nella rogna di un turno in più contro big da Champions alcuni vedrebbero un fastidio o una iattura, Sarri vede un'opportunità e una notte da sogno. E mi sta bene. Io vedo invece una delle squadre in Europa che gioca peggio della Lazio di ieri sera. Una lezione vera di mentalità o una certa cinica voglia di ritrovarci ad annoiarci tutti insieme? Lo vedremo, in attesa di vedere qualcosa di più bello di zero tiri in porta.

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