Laziomania: nove anni dopo, scava sotto una montagna di sciarpe
Scaviamo con le mani per sotto sciarpe a centinaia, centinaia. Può un pensiero o un momento di silenzio scavare dentro 9 anni di assenza? No, e non deve. Anzi. Al massimo può poggiare una sciarpa (e tanti tifosi lo fanno, lo hanno fatto, per anni, in piedi, in silenzio). Però anche il silenzio ha le sue parole strazianti, quelle del padre di Gabriele Sandri.
Il profumo della vita è sparito. E poggia un altro tifoso una sciarpa. Una montagna di sciarpe, una dopo l'altra, figlie di vittorie e di immeritate sconfitte, di litigi e silenzi ostinati in lunghe trasferte, di risate e. Siamo pochi, andiamo lo stesso? Ovvio. E poggia un altro tifoso una sciarpa. Cosa spinge un tifoso nel 2016 a mettersi in macchina, partire. Ancora. E ancora. E di sottofondo, canzoni. E al collo, le sciarpe.
Inspiegabile e meraviglioso, potente e terribile, l'amore per la squadra, la Lazio. Nove anni dopo. Scaviamo sotto una montagna di sciarpe, frammenti di anni che passano, per tutti, modificano qualche ricordo, addolciscono qualche asprezza. E un tifoso poggia un'altra sciarpa. Anche un silenzio lungo nove anni può vivere di parole spezzate. Di cori, urlati allo stadio, una cantilena dolce per chi vorrebbe addormentarsi e scoprire che non è mai successo.
Il dolore lungo nove anni può vivere di quotidianità spezzate, gesti che non si sanno più fare, sorrisi che non si possono più aprire, spianare di fronte a tutti. Ma scaviamo ancora, sotto una montagna di sciarpe da tutta Italia, fino ad arrivare al cemento dell'autogrill, la terra spogliata, una scritta, sopra una pietra viva. In ricordo di Gabriele Sandri, cittadino italiano. Mai più 11 novembre. Smettiamo di scavare. Non c'è profumo, non c'è rumore. Solo un silenzio di cori e sciarpe, sciarpe che forse un giorno arriveranno a toccare il cielo, oggi così dannatamente lontano. E poggia un altro tifoso una sciarpa.