Laziomania: Non siamo una grande squadra
Non siamo una grande squadra, ma leggete fino in fondo. Potete farmi rimbombare per ore nelle orecchie che Veloso andava buttato fuori, parlarmi di Sarri-Luis Alberto, delle squadre che corrono e ci soffocando e del Verona che sembra il Bologna e ci asfalta male. Ma dovete capirmi, per questa sconfitta io ho i colpevoli. Li dico, ma non li condanno. Ne ho uno morale, uno teorico, un branco pratico che non si comporta da grande squadra.
TARE - Igli Tare, dovete capirmi bene adesso, è il reale colpevole ombra di questa incresciosa domenica. Ci siamo sgolati, affannati a chiedere un altro difensore centrale, abbiamo fatto le novene, pregato, fatto processioni per chiedere aiuto, facci un miracolo, prendi un difensore centrale. Niente. Ci ritroviamo con due espulsi per manifesta stupidità (alla fine bisogna pure dircelo) e la coppia di centrali più improbabile della gestione Lotito. Patric, un ex terzino, ex difensore a tre, rimediato al centro, e Radu alla sua prima presenza, e si capisce perché, ovviamente. Il vero colpevole morale dobbiamo averlo in testa chiaro, sennò non ci capiamo. Ma in campo non va lui, ma quelli che ha comprato lui.
SARRI - Qui andiamo sul colpevole morale. Maurizio Sarri ha il mio e il nostro appoggio, ma francamente schierarsi alcuni in questo stato psico fisico, armare la polemica con Luis Alberto per mettere un Akpa da sotto marca, lo rende colpevole di questa roba orrenda. Per me Leiva ad oggi deve partire dalla panca ad oggi, Akpa non ci sta, Lazzari dobbiamo pensarci a farlo giocare sempre. Ma la prestazione totale va messa sotto accusa, non i singoli. È la totalità della squadra che è sfilacciata, poco serena, lenta, stancante e stanca. Se succede una volta ok, ma due indizi fanno una colpa. La scintilla deve scattare, e una buona parte dell'alchimia deve crearla Maurizio Sarri. Questo branco di giocatori non può essere lo stesso che ha battuto l'Inter o ha vinto contro la Roma nel derby. Non è qualcosa di accettabile, non è qualcosa di dignitoso, non è qualcosa che possiamo pacificamente ritenere un normale anno di transizione. Si può perdere, ma non farsi umiliare.
UNA GRANDE SQUADRA - Perché tra sconfitta e umiliazione devono esserci degli uomini di mezzi. Vanno lenti, giocano male, sbagliano passaggi facili, non si aiutano. Gli errori tecnici, di posizione, le azioni fallite, una certa dose di sfortuna (e su Veloso per me quello è rosso, stop), ma soprattutto la reazione limitata a 20 minuti non possono essere la reale fotografia di un gruppo di uomini. Questa era una mandria in balia dell'aggressività altrui, e bisogna aspettarsi molto di più. Per questo Sarri dice: mettiamoci in dubbio. Siamo o no una grande squadra? I difetti caratteriali di questi ragazzi sono veramente allenabili? Questi shock che da sempre appartengono a questo gruppo - queste sconfitte le facciamo ogni anno, non nascondiamoci - si possono davvero eliminare? Queste sono le partite da vincere, da giocare bene almeno, da perdere con dignità nel caso. Questa roba non ha scuse. Sposare questo progetto tecnico significa anche proteggerlo, aiutarlo, aiutarsi. Questo sarà un anno non di transizione, ma di lotta. E chi non lotta, può andare via, anzi deve.
I COLPEVOLI NON CONDANNATI - Ho i colpevoli, perché è giusto dirceli, è giusto che lo sappiamo, tra di noi. A questo deve servire questo ritiro: a mettere insieme le colpe, guardarle per bene, senza condanna alcuna. Solo per capire da dove ricominciare, dove mettere mano, quali sono le leve che servono a questi ragazzi in trasferta, quali sono le leve per fare bene non solo nei big match ma anche quando gli altri corrono tanto, si impegnano tanto, e magari hanno meno blasone. Serve una schicchera alla testa e alle motivazioni e all'orgoglio di molti di loro. Dove c'è da ricomporre (vero Luis) c'è da ricomporre, dove c'è da sanare bisogna sanare, dove c'è da guardarsi in faccia con molta onestà bisogna farlo. Il campionato è lungo, ma non sarà un anno di transizione, ma di lotta per l'identità, per conservarci la faccia e la dignità addosso, per tirare fuori qualcosa di nuovo.
COSA SERVE DAVVERO - Serve uno sforzo serio, da parte di quelli che ho chiamato i colpevoli, che si avvicinano ad una settimana molto importante. Sono colpevoli, certo, uno per me più degli altri, ma gli altri lo sono perché ci tengono attaccati alle tv, alle radio, perché hanno fatto prendere il treno a centinaia di noi per Verona per 4 pappine, colpevoli di sfasciarci la domenica e di riannodare con noi subito dopo quel legame sacro. Colpevoli, come noi, di far parte della Lazio dal primo all'ultimo. E avranno le loro colpe reali, dobbiamo metterle insieme, dobbiamo parlarne, criticarli e magari dargli una scossa. Ma poi si riparte, perché è il calcio stesso che è una colpa, colpa nostra, una bella colpa da espiare sin dalla prossima partita. La prossima già può far ripartire tutto, è questo il segreto di questo scempio che ci somministriamo ogni domenica, e che ci fa impazzire. Non siamo una grande squadra se non ci motiviamo con persone che hanno stravolto la loro domenica per seguirci a centinaia di chilometri di distanza. Non siamo una grande squadra se non ci stravolgiamo per aiutare un nuovo allenatore. Non siamo una grande squadra se non difendiamo i più deboli. Non siamo una grande squadra se non diamo massima priorità a fare punti, contro tutti. Non siamo una grande squadra se smettiamo di correre, di lottare. Non siamo una grande squadra se non capiamo questa cosa: ci dobbiamo divertire. Sarri, loro, noi. E se non succede, abbiamo un'altra partita.