Redazione Calciomercato
Laziomania: non è Lecce bis, ma ora Lotito faccia mercato, non caz*iatoni
DIFFERENZE CON LECCE - Siccome faccio editoriali per voi, e non posso lasciarmi trascinare dalle recriminazioni, dalla bile, dalla rabbia, considero questo punticino micragnoso, ma differente per due motivi. Il primo è che viene da un difetto diverso. Non è il blackout di cui si è parlato – ma è un problema di gruppo, o di assenze nel gruppo di giocatori con gli attributi? – ma di gestione di situazioni. L’altro problema endemico della Lazio di Sarri: in alcuni situazioni gestisce male, malissimo. Analizziamo i due gol: prende un contropiede in maniera goffa, senza riuscire mai ad intervenire sul pallone. Ok, contropiede perfetto, ma le cose perfette le altri le fanno per talento e per negligenza. Sul pareggio è la classica palla al limite dell’area che è proprio un limite mentale, di schiacciamento di qualche zona del cervello che evidentemente ci spinge a tornare indietro verso la porta, ci fa dimenticare le basi del calcio. Nella stessa azione prendiamo una “busta”, una deviazione e un tiro bellissimo da fuori. Roba da manuale dell’autolesionismo, con qualche punta di negatività.
REAZIONE MINIMA - La seconda macro-differenza vi devo: a livello di atteggiamento la Lazio stavolta c'è stata, è stata presente e in controllo per larga parte del match. Se lo negate, siete in malafede. Ha attaccato, ha lottato, ci ha provato. Qualche singolo non è adeguato, Marusic a sinistra non ti permette un giro palla decoroso per problemi evidente destro-sinistro, ma una reazione nervosa c’è stata. L’ambiente non riesce a vederla, e ci mancherebbe: prendere quel gol allo scadere è una specie di coltellata dietro alle scapole, un tradimento. Oggettivamente, ci siamo risvegliati dal torpore dei Mondiali, del panettone e dei torroni, del fuocherello che arde nei nostri televisori con due secchiate di acqua gelida – piscio mi sembrava troppo, ma siamo là – niente male. Se la Lazio rovina, i tifosi non possono che incavolarsi male, dall’altra parte di Roma si gode, nella chat del fantacalcio mi chiedono commenti biliosi e tutto procede per il peggio. Ma una minima voglia, la partita in totale controllo, oggettivamente due tiri e due gol: non siamo a Lecce, non ci hanno messo sotto. Ma siamo finiti comunque sotto ad un treno.
DOPO IL GOL DI CAPUTO - E’ innegabile che ci sia il solito abisso tra interpreti. Basic è sciagurato da quando è arrivato a Roma, vediamo timidi segnali di giocatore che poi non si concretizzano. Non è la mezzala che ci serve per andare a concludere a rete, per coprire, per fare qualcosa con quella roba rotonda. Prendiamone atto, non può il solo Vecino occuparsi di darci una mano. Francamente la roba del terzino sinistro sta diventando imbarazzante, ma quello che preoccupa di più è che il gol di Caputo ha fatto proprio fisicamente scricchiolare la Lazio. Certe certezze, certe sicurezze, sembrano essersi un po’ spente. Manca del sacro furore? Ok, certo. Mancano giocatori che ti prendono sulle spalle (anche se quel palo di Milinkovic Savic…)? Certo. Ci sono lacune di rosa? Ok. Però va anche detto che la soluzione si trova dentro lo spogliatoio. E servono risultati per ritrovare sorrisi, altrimenti il rischio è di avvilirsi. La spirale negativa post-Caputo non è stata abissale, ma si è avvertita la paura che sarebbe finita male, che la Lazio non poteva più essere pericolosa ma sarebbe stata colpita, è una questione di strappi, di nervosismi, di prove di forza muscolari. Non sappiamo del tutto veramente cosa si siano detti negli spogliatoi, quello che sappiamo è che la cura, per ora, non ha funzionato. Salviamo pure la prestazione, ma qualcosa non va, e quel qualcosa va ricercato fuori dal campo.
IL RUOLO DELLA SOCIETA’ - Ok, Sarri in questo momento è quello a cui dobbiamo guardare. La sua gestione del gruppo deve tirarci fuori, e se lo spacca, se prova a tirare fuori qualcosa da queste pietre, deve farlo sapendo che da qui si capirà una parte importante della sua avventura. Quella tattica mi sembra sia stata digerita, ma l’impressione è che il gruppo non ci creda, o che non ci siano quelle possibili opzioni di riserva, di seconda o terza mano che possono aiutare a gestire certe partite. O le cose vanno così, o niente. O ci consentono una lezioncina di stile, di tecnica, o ci va storta la giornata. Siamo dei viziati dell'esterno, mentre il calcio è pura ferocia, per tantissimi minuti, non solo belle azioni e bel gioco. Il calcio, e la vita, è fatto però di ingiustizie, di luci, tenebre, palloni smorzati e gol clamorosi. La certezza va custodita però nel nostro cuore: tutti i discorsi fatti sono giusti, ma la società non può limitarsi ai cazziatoni. Siamo nel momento, ed è questo, che le persone preposte se ci sono problemi devono risolverli. E non tecnici, ma di persone, di caratteri che implodono, di disaccordi. Vendere, anche perdendoci qualcosa. Compra, anche con uno sforzo. Lanciare un segnale ora può fare tutta la differenza del mondo tra una stagione da buttare e una da incorniciare.